Il piano: ricelta argentina in salsa russa

Il piano: ricelta argentina in salsa russa Il piano: ricelta argentina in salsa russa Gli esperti perplessi per le contraddizioni «sovietiche» ANALISI UNA CURA RADICALE MOSCA NOSTRO SERVIZIO «E' la nostra ultima chance di costruire un'economia normale». Viktor Cernomyrdin non ha lasciato scelta: o U suo programma di «dittatura economica», oppure il caos. Ma se il nuovo programma del premier designato ha spaventato i russi e dato nuovo fiato alle trattative politiche, gli economisti sono estremamente perplessi dalla «ricetta argentina» che Cernomyrdin vuole prescrivere alla Russia. Le nuove misure del governo infatti, prendono ispirazione dalle consulenze di Domingo Cavallo, ex ministro dell'Economia argentino, chiamato a Mosca insieme ad altri esperti stranieri. Per salvare il rublo, che in due settimane ha ridotto di quasi tre volte il suo valore, verrà usato lo schema che ha salvato l'Argentina da un'inflazione del 5000 per cento: il currency board, il consiglio monetario. La sostanza di questo sistema è il vincolo stretto della moneta nazionale con le riserve di oro e valuta forte di cui dispone il Paese: potranno circolare rubli solo per una somma corrispondente ai valori contenuti nei forzieri della Banca Centrale. E per stampare anche un solo rublo in più bisognerà avere l'autorizzazione di un consiglio speciale, del quale a quanto pare dovranno far parte anche consulenti internazionali. Dunque, nessun aiuto alle imprese, nessun perdono alle società indebitate: la «dittatura economica» di Cernomyrdin promette bancarotte spietate per tutti quelli che non rispettano i pagamenti ai propri partner o non pagano le tasse. Una misura che nelle condizioni reali dell'economia russa significa fallimenti a catena, a cominciare dalle ferrovie e dall'ente dell'energia: la Russia è stretta in un groviglio di indebitamenti, stimato attorno ai 60 miliardi di dollari. Un colpo che verrà probabilmente parato solo in parte da un'altra proposta di Cernomyrdin: la riduzione del fardello fiscale. Ci sarà un'unica tassa sul reddito del 20 per cento, privilegi fiscali per le imprese in espansione e una totale abolizione delle tasse per quelle nuove. Questa però è solo la «seconda tappa» del piano governativo, che comincerà il 1° gennaio 1999. Come prima tappa il rublo verrà lasciato «fluttuare» liberamente. La moneta nazionale continuerà la sua caduta libera: ieri è scesa da 13 a 16,9 rubli per dollaro e per lunedì è previsto il crollo di un altro 25 per cento. Il problema è che il governo propone un'emissione di rubli «controllata» per saldare i debiti dello Stato: una cosa che è in totale contraddizione con il rigore finanziario «argentino». In pochi mesi Cer¬ nomyrdin ha intenzione di stampare almeno 38 miliardi di rubli (circa 4 mila miliardi di lire) per pagare finalmente milioni di persone che non ricevono i loro soldi da mesi: pensionati, dipendenti statali, militari, medici. Le «due tappe» della riforma di Cernomyrdin hanno lasciato completamente spiazzati commentatori economici russi e non. L'inflazione e il rigore finanziario «sono due politiche incompatibili», ha dichiarato Peter Westin, del Centro economico russo-europeo. E per Aleksej Melnikov, economista e deputato della Usta di Javlinskij, il programma del premier è l'incrocio «tra un serpente e un riccio». Dal quale, secondo un vecchio detto russo, non possono uscire che tre metri di filo spinato. Saltano all'occhio infatti le cla- morose contraddizioni del discorso del premier, un ibrido tra monetarismo estremo e statalismo alla sovietica. Da im lato si faranno le bancarotte, chieste da tempo dal Fondo monetario internazionale, dall'altro viene proclamato un «sostegno assoluto» ai produttori nazionali. Le imprese fallite, stando alle parole del premier, non andranno all'asta, ma verranno nazionalizzate, quindi, lo Stato tornerà a svolgere un ruolo predominante nell'ecomomia. Tutto lascia supporre che Cernomyrdin abbia accettato solo una parte delle «ricetta argentina», mischiandola a idee più consone alla sua esperienza di vecchio apparatchik di formazione comunista. Per esempio, ieri non ha fatto menzione delle privatizzazioni, che Cavallo invece aveva trasformato in una formidabile fonte di entrate per lo Stato. E ha smentito l'ipotesi di uno smantellamento dei monopoli come il gigantesco «Gazprom», considerata dal Fondo monetario internazionale una condizione obbligatoria per un'economia libera. Ci sono infatti parecchie perplessità sulle capacità di Cernomyrdin di applicare un programma di rigore. Secondo il quotidiano d'affari Russkij Telegraf, il «modello argentino» è possibile solo a due condizioni: il rispetto ferreo della parità tra rublo e riserve di oro e dollari, e un drastico taglio delle spese statali. Qualsiasi deroga porta inevitabilmente al disastro. Difficile però costringere il premier - che ha costruito il suo potere elargendo crediti, finanziamenti, privilegi - a rispettare queste regole. Governatori, lobbies industriali, banche: tutti «grandi elettori» decisivi che in cambio chiederanno soldi, soldi e ancora soldi. E poi rimane un problema fondamentale: dove trovare i mezzi per la «ricetta argentina». Le riserve russe di oro e valuta ammontano ad appena 13 miliardi di dollari, mentre gli esperti ripetono che, per lanciare l'operazione, ce ne vogliono almeno altri 10. Secondo l'ex consigliere di Cernomyrdin, Andrej Illarionov, «il modello argentino non è una bacchetta magica»: impone drammatiche conseguenze sociali e non può essere realizzato senza un largo consenso nazionale. Impensabile oggi per un premier che sei mesi fa prometteva il paradiso agli stessi russi che oggi stanno facendo incetta di pasta, riso e sale per sopravvivere all'inverno. Anna ZafMova La moneta, libera di fluttuare Nessun aiuto alle imprese sarà garantita dalle riserve indebitate ma quelle auree e valutarie, ma intanto in bancarotta verranno il governo stamperà denaro «incamerate» dallo Stato A sinistra il leader comunista Ziuganov attorniato dai reporter A destra il Presidente Boris Eltsin

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