Divide l'Ulivo l'apertura all'Udr

Divide l'Ulivo l'apertura all'Udr Il Ppi vorrebbe quei 29 voti per rafforzare il centro, il Pds non vuole scaricare Rifondazione Divide l'Ulivo l'apertura all'Udr Marini la sollecita, ma D'Alema adesso frena ROMA. E' polemica, e polemica aperta sui 29 voti che l'udr, la formazione di Francesco Cossiga, potrebbe mettere a disposizione dell'Ulivo alla Camera, per far passare la prossima Finanziaria, «scavalcando» il niet di Rifondazione. E' polemica, soprattutto, tra Franco Marini e Massimo D'Alema. Il segretario dei popolari infatti, nell'esprimere il suo appoggio a un'apertura verso l'udr che l'altro giorno lo stesso D'Alema aveva fatto, l'avrebbe motivata sostenendo che quella con Rifondazione è stata un'alleanza squisitamente elettorale, e che non ha dato vita finora a una maggioranza organica. Anche perché il programma dell'Ulivo è sempre stato diverso da quello di Bertinotti. Mentre, lascia intendere Marini, se Cossiga rinuncia al Grande Centro, e si aggiunge al centrosinistra, si potrebbe dar vita a una coalizione più compatta. Il proprio pensiero Marini l'ha espresso al coordinamento nazionale dell'Ulivo. Così D'Alema gli ha risposto subito, sia pure dopo una premessa distensiva nella quale ha espresso piena condivisione alla posizione del segretario dei popolari, «le differenze sono sfumature», ha detto. Ma 0 leader della Quercia avrebbe poi fermamente preso posizione contro maggioranze diverse dalle esistenti, variabili o intercambiabili che siano. Tuttavia, e qui si cela il richiamo alle «sfumature», D'Alema si sarebbe detto nuovamente non contrario ai voti dell'udr, se essi concorressero a rafforzare l'Ulivo. E tuttavia, D'Alema avrebbe anche ricordato a tutti i partecipanti alla riunione «che la maggioranza è questa, e che i voti di Rifondazione comunista, tre milioni di voti, hanno permesso di eleggere me, Marini e tutti noi». E ha auspicato un incontro tra l'Ulivo e Rifondazione per sciogliere in tempi brevi il nodo-Finanziaria. Il duello Marini-D'Alema mostra le preoccupazioni con cui la maggioranza guarda alla Finanziaria, con Rifondazione ancora incerta tra «svolta o rottura». Era stato Bertinotti, nei giorni scorsi, a ricordare che se l'Ulivo dovesse accettare i voti di Cossiga la coalizione ne verrebbe snaturata, e «il governo diventerebbe liberista, non più di centro-sinistra». Ma all'interno dell'Ulivo la posizione di Marini, propenso ad «aprire» politicamente a Cossiga, evidenzia un nuovo nodo: i popolari, eredi di un troncone della disciolta Democrazia Cristiana, sentono un'attrazione «naturale» verso un ex de come Francesco Cossiga. La cui presenza potrebbe, naturalmente, rafforzare l'identità di centro della coalizione progressista. Ma resta da vedere se il progetto di Marini avrà il consenso di Cossiga. D'Alema, del resto, avendo egli stesso proposto all'Ulivo la discussione sull'eventuale accoglimento dei voti in sostegno della finanziaria, mostra di non sentirsi minacciato da Cossiga. Ma non può non ricordare, contemporaneamente, in questa delicata fase dei rapporti con Rifondazione, la diversa natura della coalizione che ha vinto le elezioni. E in questa chiave si possono leggere anche le parole del presidente del Consiglio. Ieri da parte del leader della Quercia è poi venuta disponibihtà alla commissione d'inchiesta parlamentare su Tangentopoli. A condizione però che essa non sia «alternativa» alla sessione speciale del Parlamento sulla giustizia, ipotesi che avrebbe invece il favore del vicepremier Veltroni. Poi, a sera, alla Festa dell'Amicizia, tocca alla popolare Rosy Bindi mettere i puntini sulle «i»: «C'è una cosa dell'Udr che mi inquieta - spiega il ministro della Sanità -: ha una classe dirigente che si mostra e un'altra nascosta dietro le quinte che rilascia interviste a Panorama dicendo che Tangentopoli non è mai esistita. Questa parte dell'Udr, quella che vuole riciclare una vecchia classe dirigente, non ci interessa». [r.r.] Il segretario del Ppi Franco Marini

Luoghi citati: Roma