Bossi: insieme a Cossiga per picconare il sistema
Bossi: insieme a Cossiga per picconare il sistema IL LEADER DEL CARROCCIO A pochi giorni dagli stati generali di Ponte di Legno, il Senatùr anticipa la strategia del partito Bossi: insieme a Cossiga per picconare il sistema AMILANO DESSO dobbiamo recuperare un nostro ruolo politico a Roma, e sono convinto che di amici ne troviamo...». Umberto Bossi ha passato un agosto tranquillo, più tranquillo del solito. Non aveva da far saltare un governo, da minacciare rivolte fiscali, non aveva da scomunicare il Papa. «C'era da lavorare al processo di identità, perché Padania non vuol dire necessariamente secessione. C'era da far capire che il nemico è il meridionalismo. C'era da spiegare che noi ce l'avevamo messa tutta, avevamo individuato le scorciatoie: federalismo prima e secessione poi. Le riforme, urlando, le chiediamo da quindici anni. Ne è arrivata una? Mai. Tutto bloccato, tutta una palude. E la verità, amara fin che si vuole, è che il meridionalismo è un'ideologia dura da abbattere. Più dura del Muro di Berlino. E noi siamo qui, con la testa appena fuori dalla melma, a combattere contro i soliti noti, i soliti trafficoni che non vogliono cambiare niente e in questi giorni si preparano il loro futuro. La Finanziaria, il governo, Bertinotti dentro o fuori, la corsa al Quirinale e Ciampi che apre il portafoglio all'assistenzialismo...». Onorevole Bossi, non è che in questi mesi se n'è stato troppo nella sua Padania e sente una qualche nostalgia per la Polìtica? «Padania, per me, vuol dire l'unità del Nord di questo Paese. In questi due anni ho dovuto disegnare l'identità, la nostra identità: il Nord deve essere unito». Passati i due anni, tra discese del Po e giuramenti, cosa è cambiato? «Che il Nord sa di esistere, il Nord sa che noi esistiamo». Per fare che? «Per fare quello che facciamo. Tornare a Roma e recuperare, più forti di prima, il nostro ruolo politico». Che vorrebbe dire, per la Lega dei duri e puri, soli contro Roma, camicia verde per tutti, trovare alleanze. O no? «Io batto le piazze del Nord, della Padania, da quindici anni almeno. Me lo riconoscono anche i nemici, ho un certo naso per capire gli umori. Mai come in questa estate ho visto tanta gente, facce nuove, partecipazione, attenzione. Oh?! Vuol dire voti in cabina elettorale. Meridionalismo, è la parola chiave. Far capire che il Sud è sempre fmito nel magna magna, nella convinzione fideistica che tanto è il Nord a pagare. Perché il Nord? Perché è disunito, non ha rappresentanza, si lascia sempre fregare». E dunque? «Dunque? Basta. Torniamo a Roma anche per questo. A rappresentare un Nord unito, una Padania unita. La novità è che nel Parlamento di Roma avremo, oltre alla Lega Nord, i gruppi dei Pensionati Padani, degli Allevatori Padani, dei Produttori Padani e dei Cattolici Padani». A Roma, lei dice, per trovare alleanze. «Quando si è forti, e noi lo siamo, gli alleati si trovano». L'Udr di Cossiga? «E perché no?». E perché sì? «Perché Cossiga era un picconatore, era per le riforme vere, per l'Assem- blea costituente e contro lo strapotere dei partiti e dei magistrati. Come noi». Da quando lei e Roberto Maroni avete cominciato queste manovre di avvicinamento Cossiga non ha detto una parola.. «Ma parlano i suoi, no?». Prudentissimi. «Va bene, va bene così. Non dobbiamo legarci troppo le mani, le intese si trovano per strada. La Costituente? Benone! L'elezione diretta dei pubblici ministeri? Benissimo! Gli obiettivi sono la partitocrazia, la giudicocrazia e il falso bipolarismo». E il meridionalismo «A quello ci pensa la Costituente, una vera riforma dello Stato. Altrimenti...». Altrimenti cosa? «Nessuno conosce il futuro. In questo Paese basta un pistola qualsiasi, che so?, un Papalia che incnimina a cavolo, e si possono innescare reazioni imprevedibili». Sembra che lei in Cossiga abbia più di una speranza «Vedremo. Vedremo se si è rimesso in gioco solo per aiutare l'Ulivo o per riprendere il Piccone. Nel primo caso, addio. Un altro che, come D'Alema quando rifiutò la mìa proposta di Assemblea costituente, perde il treno della storia e del cambiamento». Cossiga le regalerebbe la possibilità di rientrare nella Politica «Dietro Cossiga ci potrebbe essere il grande capitale privato del Nord, il potere laico che si sta lasciando scippare il Paese dalla finanza cattolica e dalle mafie». Con il suo vecchio amico Massimo D'Alema è tutto finito? «Purtroppo sì, e l'ha voluto lui. Al cambiamento ha preferito l'alleanza con i pretoni. E ad andare con i preti ci s'impreta. Poveretto, è finito in un gran casino, è passato dal ribaltone al ribaltino». Sarebbe? «Sostituire Bertinotti con Cossiga, ma la vedo dura». Perché Cossiga l'ha già prenotato lei? «No. Perché D'Alema ha bisogno di Bertinotti, è la sua maschera di sinistra. Togli Bertinotti e resta un governo di pretoni. Però è vero che con il semestre bianco Bertinotti si può divertire, può farli ballare come dei tarantolati». Anche a lei arrivano segnali per la prossima corsa al Colle del Quirinale? «Non ancora, ma vedo che c'è chi sta lavorando per quella meta». Chi? «La solita logica del meridionalismo. Da quel che vedo Ciampi è pronto a sacrificare le pensioni del Nord per dare soldi e assistenzialismo al Sud. Il meridionalismo, si sa, non dimentica gli amici...». Giovanni Cerniti «La corsa per il Quirinale è già cominciata: vedo Ciampi che apre il portafoglio all'assistenzialismo per il Sud» «Ho girato le piazze del Nord per far capire alla nostra gente che il nemico è il meridionalismo» «La corsa per il Quirinale è già cominciata: vedo Ciampi che apre il portafoglio all'assistenzialismo per il Sud» «Ho girato le piazze per far capire alla noche il nemico è il me L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga
Luoghi citati: Berlino, Ponte Di Legno, Roma
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