Berlusconi: sulle riforme il dialogo resta impossibile

Berlusconi: sulle riforme il dialogo resta impossibile IL CAVALIERE LE SFIDE DEL POLO Berlusconi: sulle riforme il dialogo resta impossibile SARANNO 9 mesi durissimi». Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, è ancora in Sardegna. Nella sua giornata c'è molta attività fisica, tanta lettura, un po' di studio. Abbronzatissimo, il Cavabere ha perso peso. Si prepara per il futuro prossimo: «Saranno 9 mesi duri - ripete alla "Stampa" -. Devo essere preparato per affrontare tutti i problemi che la politica ci porrà». Ma resta pessimista sul dialogo per le riforme. E affida le perplessità a «Ideazione», il bimestrale di Domenico Mennitti. Temi portanti, le riforme; ma anche la necessità di una nuova legge elettorale, una presa di distanza dal referendum Di Pietro, le perplessità sull'Udr. LA QUESTIONE GIUSTIZIA. Pone il problema del fondamento stesso delle garanzie democratiche e della possibilità di un libero esercizio della democrazia, sostiene il Cavaliere. «Si tenta - aggiunge - di farne un problema personale, quasi fosse la mia persona l'ostacolo ad un accordo. E' vero il contrario. E' vero che se passa il principio che a scegliere chi governa (e, addirittura, chi può fare il capo dell'opposizione) è un pool di magistrati che si costituisce, costruendo accuse e processi mostruosi, l'Italia uscirà dal novero dei Paesi democratici». LE RIFORME. Berlusconi mantiene intatto tutto il suo pessimismo: «Mi sembra difficile che si possa pensare alla ripresa di un dialogo sulle riforme istituzionalb). D leader di Forza Italia ricorda il tentativo della Bicamerale e il suo fallimento che ha dimostrato l'assenza di una reale volontà di cambiamento: «Questa non c'è stata e ancora non c'è, perciò ogni ipotesi collegata all'eventualità che si riapra il dialogo sulle riforme mi sembra non valutabile, perché al momento è priva di fondamento». IL DOPO-BKAMERAU. «A determinare il fallimento della Bicamerale - afferma il leader di Forza Italia - è stata la prevalenza nello schieramento dell'Ulivo delle posizioni più conservatrici, rappresentate dai partiti o dal personale politico soprawis- suti alle vicende degli anni passati. Questi non hanno accettato che si mettesse in discussione il potere acquisito e si sono opposti a ogni riforma che allentasse la morsa delle oligarchie di partito sulle istituzioni a vantaggio dei cittadini». IL «VERO» INCIUCIO. Berlusconi ricorda come sin dall'inizio l'attuale maggioranza di governo sia stata contraria a realizzare le riforme: «L'al- ternativa era perciò superare quella coalizione e costruirne un'altra finalizzata alla riscrittura delle regole politiche. Poi, una volta consegnata al Paese la nuova Carta costituzionale, ognuno avrebbe ripreso la pro- pria strada e riassunto il proprio ruolo in un consolidato quadro di democrazia maggioritaria. Su quella proposta si sviluppò il lavoro dei dietrologi e non mancarono volgari tentativi di strumentalizzazione, evocando il fantasma dell'inciucio. Ma l'inciucio vero e paralizzante sostiene Berlusconi - si rivelò quello dei diessini, che pensavano di poter partecipare furbescamente a tutte le maggioranze: quella della Bicamerale che invocava le riforme e quella del governo che le negava. Si è salvato il governo claudicante di Prodi e si sono affossate le riforme». IL REFERENDUM DI PIETRO. Il leader di FI esprime la convinzione della necessità di una nuova legge elettorale: «Esiste il problema urgente di una nuova legge elettorale, ed è una delle materie nelle quali non si può procedere unilateralmente, a seconda degli interessi di questo o quel partito». Ma in relazione al referendum che propone l'abolizione della quota proporzionale spiega che «è difficile prescindere da Di Pietro che, come era prevedibile, è riuscito a strumentalizzare la richiesta delle firme per il referendum. Anche perché Di Pietro ha un progetto, che è quello di fare del referendum un momento di passaggio per il varo di una legge elettorale a doppio turno che, non a caso, è preferita dai Ds, poiché volgerebbe a loro favore un marchingegno come quello della "desistenza" da applicare nei singoli collegi, senza una scelta chiara fra due schieramenti contrapposti». NIENTE ELEZIONI ANTICIPATE. Berlusconi esclude il ricorso alle urne a breve periodo: «Le elezioni politiche non sono, anche per il sopraggiungere del "semestre bianco", fra gh eventi prevedibili nel futuro a noi più vicino». In questo quadro il suo obiettivo è quello di «unificare tutta l'area moderata. Ritengo - annuncia - di dover dedicare a questo impegno tutte le mie energie prima che si giunga alla scadenza elettorale». Il modello è quello dei grandi partiti moderati europei: «se è vero che nel panorama politico europeo tendono a crearsi blocchi politici omogenei, non c'è dubbio che il posto dei partiti moderati e che hanno nel loro seno una forte ispirazione cattolica è nel Ppe. I partiti che, come il Ppi, hanno scelto di stare al governo e in posizione di subordinazione ai partiti comunisti, si troveranno in sempre maggiori difficoltà, e qualcuno comincia già a dire che il posto più naturale è con i partiti socialisti. COSSIGA E BOSSI. Nel quadro delle alleanze per costruire l'area moderata del Polo, Berlusconi rileva le contraddizioni dell'Udr di Cossiga e prende le distanze da Bossi. «Non riesco a seguire Cossiga in queste dichiarazioni di dare voti a un governo che definisce incapace e tuttavia vuol contribuire a far sopravvivere, qualora Bertinotti dovesse privarlo del suo appoggio. E' come se si perpetuasse il principio del ribaltone». Infine, nessuna apertura mostra Berlusconi nei confronti dei dirigenti della Lega nord: «L'intesa con Forza Italia nel '94 li trasse fuori dall'emarginazione e li investì di responsabilità di governo. Ebbero ministri veri, dotati di poteri reali per favorire lo sviluppo delle categorie produttive. Avrebbero potuto operare concretamente e, invece, preferirono rinnegare l'impegno con gli elettori. Da allora, oltre a minacciare secessioni, si sono baloccati inventando parlamento, governo e ministri falsi, giocando come i bambini con i soldatini di cartapesta». [m. tor.J GIUSTIZIA «L'Italia non sarà più democratica se è un pool di giudici a decidere chi è il capo dell'opposizione» ALLEANZE «Non capisco Cossiga E' come se rinnovasse il ribaltone Niente intese con Bossi La Lega? E' un bimbo che gioca coi soldatini» REFERENDUM «C'è bisogno urgente di una nuova legge elettorale Il referendum? Strumentalizzato da Di Pietro» Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: in questi giorni in Sardegna ha preparato la «campagna d'autunno» del Polo

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