Prodi: non cambio maggioranza

Prodi: non cambio maggioranza Affollato vertice del centrosinistra: il leader del Pds chiede un vertice con Rifondazione Prodi: non cambio maggioranza Giustizia, l'Ulivo cerca una posizione unica ROMA. «Non esiste e non può esistere il problema di un mutamento di maggioranza». Pur senza nominare mai l'Udr, Romano Prodi lascia capire che per la Finanziaria i voti del partito di Cossiga potranno forse aggiungersi, ma certo non sostituire quelli di Rifondazione comunista. Quanto al tema caldissimo della giustizia, il governo si riserva di presentare in tempi brevi «proposte per garantire una giustizia "normale" e il rispetto della legalità». Ma non lascia cadere la questione Tangentopoli e, sponsorizzando la proposta Veltroni di una speciale sessione «a tema» del Parlamento, pone esplicitamente «il problema di trovare il modo per dare una soluzione corretta, trasparente e accettabile». E' un Romano Prodi molto soddisfatto quello che esce dalla riunione del coordinamento dell'Ulivo che ha presieduto. La quarta, ma forse la più importante, per la quantità dei temi trattati, per l'urgenza delle questioni sul tappeto e per il momento politico in cui cade, a ridosso di una Finanziaria che apre una nuova fase dell'azione del governo ulivista, ma su cui incombe il nodo dei rapporti con Prc e Udr. Un incontro affollato, non a caso, cui partecipavano tutti i segretari di partito e i coordinatori dei vari raggruppamenti di centrosinistra, i sindaci ulivisti, i capigruppo di Camera e Senato e molti altri parlamentari in rappresentanza di ogni componente. Prodi è, come sempre, ottimista. «E' stata finalmente l'occasione per una discussione politica a tutto tondo e con una forte intesa fra noi», si compiace. «Abbiamo parlato di tutto il programma che ci resta per la seconda parte della legislatura», sintetizza poi, preferendo questa formula alla «fase 2» usata dalla sinistra. Subito aggiunge che è stato affrontato anche u discorso del modello organizzativo, a lui caro, col quale l'Ulivo si presenterà alle prossime elezioni locali ed europee e in prospettiva a quelle politiche. E precisa che «sono state create delle commissioni che lavoreranno sui vari dettagli». Commissioni e gruppi di lavoro su riforme, giustizia, europee, carta organizzativa (mentre Fabio Mussi e Leopoldo Elia coordineranno la maggioranza in Parlamento sulla giustizia) nascondono in realtà divergenze non da poco. Per Prodi si tratta solo di dettagli. U premier tira dritto. «Dobbiamo andare avanti tenendo ben fermo il nostro timone e ben dritta la rotta», dice nella sua lunga relazione che fa un bilancio dell'azione del governo. E rilancia fiducioso. MAGGIORANZA. E' Prodi stesso, con D'Alema, a frenare Marini, che appare più disponibile ad «aprire» al partito di Cossiga. Prodi è convinto che Prc finirà per rientrare nei ran- ghi: «Alla prova dei fatti, nel confronto sul programma e sulle cose che man mano abbiamo fatto, il rapporto con Rifondazione è cambiato. E lo stesso dibattito che impegna in questi giorni gli amici di Prc ne è la prova». GIUSTIZIA. Il coordinamento registra le posizioni divergenti sulla com- missione di inchiesta su Tangentopoli. Veltroni non la vuole in ogni caso: «Creerebbe solo polemiche e ricatti». D'Alema non è d'acccordo: «Si possono fare le due cose» dice, alludendo alla proposta di sessione speciale del Parlamento del vicepremier. Veltroni insiste, e ribadisce che sull'uscita da Tangentoopoli il governo potrebbe fare presto una sua proposta. «Sappiate però che non siamo disponibili ad essere di nuovo messi in minoranza», ribatte D'Alema, consapevole del fatto che lo Sdì di Enrico Boselli e Rinnovamento voterebbero a favore. E minaccia: «Se accadesse, ci sarebbero gravi conseguenze politiche». Il dialogo si allarga e diventa battibecco. Boselli: «Il Paese ha bisogno di giu¬ stizia sociale e di giustizia toutcourt». D'Alema, tagliente: «Sì, gli italiani protestano perché la giustizia non funziona, Berlusconi perché la giustizia funziona». Il gruppo di lavoro si vedrà martedì prossimo. RIFORME ISTITUZIONALI. Il referendum anti-proporzionale incombe, e spaventa molti. Così Podi le rilancia e propone di «avviare al più presto un confronto». «Si cominci subito a lavorare, tenendo conto dei tempi del referendum», propone Leopoldo Elia. Marini gli fa eco, parlando del rischio di una «situazione ingarbugliata». Al che Di Pietro, peraltro silenzioso, interviene: «Oltre al referendum, ho presentato anche una legge elettorale a doppio turno al Senato». D'Alema insiste sulla necessità di una posizione unitaria e rilancia l'elezione diretta del Capo dello Stato e il doppio turno. Alla fine si vara una commisione apposita, coordinata da Elia. ORGANIZZAZIONE. Salta la «carta organizzativa» per gli ostacoli creati sia dagli «ulivisti» della Quercia (Petruccioli in primis) sia dai sindaci, i quali chiedono un Ulivo a dimensione comunale e non regionale. Altra commisione. EUROPEE. «Alle prossime europpee l'Ulivo dovrà andare unito almeno da un programma comune», dice Prodi. Un terzo gruppo di lavoro dovrà presentare entro ottobre un documento programmatico comu- Maria Grazia Bruzzone Di Pietro defilato ma nella riunione ha difeso il «suo» referendum «Programmi comuni per le europee Parola d'ordine: restare uniti» Costituita una commissione di lavoro per mettere a punto la strategia comune sulla commissione per Tangentopoli Il presidente del Consiglio Romano Prodi arriva con il suo seguito al vertice dell'Ulivo

Luoghi citati: Roma