Russia e Cina, le due incognite

Russia e Cina, le due incognite Russia e Cina, le due incognite Dornbusch: «L'Europa non guarda avanti » CERNOBBIO DALL'INVIATO «C'è la tentazione di scordare la Russia, ma ci si dimentica che, se prevarrà quest'atteggiamento, il risveglio potrà essere molto spiacevole...». Anatoly Adamishin, ex ambasciatore russo in Italia, ammonisce così i vip radunati a Cernobbio per il seminario dello studio Ambrosetti. Per ora, per la verità, più che la voglia di dimenticare i problemi in arrivo da Est, sembra dominante il desiderio di esorcizzare il pericolo e di mantenere la calma perché, afferma schietto Steno Marcegaglia, uno che ha in corso grossi affari con Pechino, «se la Cina svaluta salterebbe tutto. E sarebbe un vero disastro...». Poi guarda, speranzoso, i cinesi che hanno partecipato al dibattito e aggiunge: «Anche oggi loro hanno ribadito che non svalute- ranno. Spero che sia così, anche se uno non lo dice prima...». Franco Bernabè, amministratore delegato dell'Eni, condivide la speranza: «La Cina ha riserve valutarie, è sana dal punto di vista macroeconomico, non ha alle spalle un passato di strappi come le Tigri asiatiche». Tutti sono d'accordo sul fatto che bisogna aiutare la Russia e i Paesi emergenti a uscire dalla voragine della crisi. Le divergenze cominciano quando si tratta di accollarsi le responsabilità. E Rudiger Dornbush, al solito battagliero, attacca a testa bassa l'Europa ripiegata su se stessa. «I go¬ verni dell'Europa - dice - sono concentrati sull'inflazione, non guardano avanti con politiche adeguate, e i freni dell'Unione monetaria per ora impediscono di mettere in atto adeguate politiche fiscali contro-cicliche». L'America, insomma, sembra pronta ad agire tagliando i tassi e iniettando liquidità nel sistema, l'Europa si nasconde dietro il fatto che la Bce è ai primi passi. «Non è necessario - dice l'economista Usa - tagliare oggi i tassi, ma è necessario invece che la Banca Centrale si dica disposta a farlo, invece di pensare troppo a se stessa». L'Europa, al contrario, si tiene ai mar¬ gini della scena economica e «questo - aggiunge Dornbush - è un rischio in un momento in cui occorre ridurre i rischi, a partire da Hong Kong e dalla Russia». Nel caso dell'ex colonia britannica, sentinella avanzata della grande Cina nel mondo della finanza globale, è necessario allestire al più presto un consistente prestito stand-by. Per la Russia, invece, occorre «un Comitato monetario che sottragga il rublo e la Banca Centrale dall'influenza di Eltsin, della Duma e della mafia locale». Basta, continua Dornbush con la consueta irruenza, pensare a Eltsin come all'unico uomo valido in Russia. «E' in fallimento, e in situazioni del genere ci vuole una collaborazione di larghe intese. Se è necessario, meglio avere un primo ministro comunista». Adamishin, per la verità, appare abbastanza scettico. «Eltsin spiega - non se ne andrà mai di sua volontà, ma credo che non sia necessario giungere a questo perché restare senza un presiden- te, anche con poteri ridotti o senza poteri, e trovarsi coinvolti in una dura lotta politica per la successione non è certo la prospettiva migliore. La mia impressione è che si stia andando verso la riduzione dei poteri di Eltsin per mantenerlo in carica fino al 2002». Opinione condivisa, tra l'altro, dall'ambasciatore Sergio Romano che commenta: «Non mi pare ci sia grande voglia di anticipare la competizione presidenziale». E mentre infuria la lotta politica tra il Cremlino e la Duma ci si interroga sulla terapia per l'Orso malato. «Le proposte deU'Fmi incalza Adamishin - sono insufficienti perché adatte ad un Paese in via di sviluppo mentre noi eravamo un Paese molto sviluppato con una serie di deformazioni e che andava trasformato in un Paese normale. Il problema è che la Russia è rimasto un Paese socialista, perché paga oneri sociali come se fosse socialista, che cerca di comportarsi da capitalista». [u.b.] Marcegaglia: «Se la Cina svalutasse, salterebbe tutto. E sarebbe un vero disastro» L'economista Rudiger Dornbusch