«Una legge contro altri casi Giordano» di Marco Tosatti
«Una legge contro altri casi Giordano» Dopo il Concordato «Una legge contro altri casi Giordano» CITTA' DEL VATICANO. La Santa Sede accetterà la proposta italiana di una commissione mista con lo Stato per studiare i problemi nati con il caso Giordano, e non solo. Il problema principale ìjguarda come armonizzare il Patto fra Stato e Santa Sede e il nuovo codice di procedura penale, entrato in vigore cinque anni dopo il rinnovo del Concordato, nell'89. La commissione sarà di esperti, ma non di alto livello «politico». Né il governo italiano né la Santa Sede hanno intenzione, o interesse, ad adottare un profilo alto in questa vicenda, che ha suscitato già troppo clamore per entrambi. Una volta che la commissione avrà terminato il suo lavoro, si porrà il problema di come rendere operative le conclusioni. L'ipotesi più probabile è quella di un provvedimento di legge. E d'altronde - si fa notare oltre il Portone di Bronzo - nei quasi 15 anni che sono trascorsi dalla firma del nuovo Concordato ad oggi non è mai stata emanata dalla Repubblica una «legge applicativa» degli accordi, che potesse servire di guida alle varie amministrazioni pubbliche, magistratura compresa. Il nodo principale riguarda l'avviso di garanzia. Da parte italiana si sostiene che l'avviso in quanto tale non fa parte del procedimento penale. Di conseguenza si può inviare un avviso di garanzia a chiunque, all'interno della Chiesa, senza dover informare chicchessia. E perciò senza violare la regola del Concordato che prevede, nel caso vi sia un procedimento penale nei confronti di un ecclesiastico, l'obbligo di informare le autorità superiori competenti. La Santa Sede è di parere radicalmente differente. Lo stato della giustizia in Italia è tale - si obietta in Vaticano - che basta la notizia di un avviso di garanzia, non seguito da un rapido processo, per screditare totalmente una persona. In particolare, quando l'avviso di garanzia viene reso di pubblico dominio prima ancora che l'interessato ne sia informato, come è avvenuto nel caso del cardinale Giordano. Quindi - è la tesi vaticana - affermare che l'avviso di garanzia non fa parte del procedimento penale appare come un cavillo formalistico. Inoltre, è necessario considerare con attenzione il bersaglio dell'avviso. Esistono figure il cui principale valore risiede nella fiducia di cui godono; e i vescovi appartengono a questa categoria. Senza voler creare nessun tipo di privilegio, gli esperti dovrebbero studiare, e nei limiti del possibile indicare, una soluzione a questo problema: come conciliare indipendenza e serenità di indagine, evitando però di creare allarme e discredito, prima ancora del processo, in ambienti «sensibili», come può essere la Chiesa. Anche perché, vista la lentezza estrema della giustizia italiana, un'eventuale riabilitazione appare sempre tardiva, e spesso inutile agli effetti pratici. E tanto più nel caso di un ecclesiastico. Marco Tosatti
Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Italia
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