L'estate del no alla violenza di Mario Ciriello

L'estate del no alla violenza ANALISI LA SFIDA DEL FUTURO L'estate del no alla violenza Una rivolta dopo il massacro di Ferragosto SLONDRA ONO poche le buone notizie in questa tormentata estate, ma, d'improvviso, ne giungono a iosa da una fonte imprevedibile, dall'Irlanda, da quella terra che fino a pochi giorni fa pareva condannata a perpetuare odi e violenze, a immortalare una sanguinosa e sanguinaria tradizione. In agosto una bomba devastava la cittadina di Omagh, nell'Ulster, uccideva 28 persone e ne feriva centinaia. Fra le vittime dell'attentato pareva esservi pure il «processo di pace» faticosamente avviato e che ancora non aveva messo radici. L'immenso dolore causato dalla strage soffoca tuttora l'Irlanda, ma non è più accompagnato da un cupo pessimismo. C'è nell'aria un irresistibile ottimismo. Un ottimismo rinfocolato non soltanto da speranze ma da freddi ragionamenti e da mille iniziative concrete. Tony Blair, il premier britannico ripete: «Il massacro di Omagh sarà forse l'ultimo orrido evento che chiuderà per sempre questo capitolo nella storia irlandese». Più cauto il collega irlandese Brian Aherm, il quale ammette la possibilità di nuove violenze da parte di qualche «piccola scheggia» ma che guarda con fiducia al futuro e al successo delle istituzioni create «dall'accordo di pace» di Venerdì Santo. Grande e palese è l'ottimismo in ambedue i servizi di sicurezza, l'inglese e l'irlandese, che per la prima volta agiscono contro i terroristi in stretta collaborazione, assistiti dalle nuove misure veramente «draconiane» - così le ha definite Ahern - che i Parlamenti dei due Paesi si apprestano ad approvare. Misure che già hanno ricevuto l'assenso di ben il 92 per cento degli irlandesi. Omagh è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La ferocia dell'attacco ad opera della «Real Ira», la vera Ira, una fazione di dissidenti dell'Ira, ha fatto prorompere verso tutti i terroristi esecrazione e disprezzo. La parola «nausea» ricorre nei commenti della stampa e del popolo. D'improvviso, i «men of violence» nell'Ulster e nella Repubblica Irlandese, hanno perso ogni autorità, ogni carisma, appaiono ignudi, creature miserabili, epigoni di lotte antiche e obsolete. Le scene più incredibili si sono viste a Dundalk, una cittadina dell'Eire con una lunga e robusta tradizione repubblicana, una culla dell'Ira. Migliaia di cittadini si sono adunati nelle piazze per protestare contro i terroristi e hanno applaudito un'iniziativa del sindaco che, con una mozione, ha proclamato che Dundalk «non tollererà mai la presenza di uomini pronti a praticare o predicare violenza per fini politici». I terroristi hanno ora paura. A Dundalk vive Michael McKevitt, ha un negozio in uno shopping centre. Considerato il fondatore della «Real Ira», uomo di ardente fede repubblicana, «ex-quartiermastro dell'Ira» con un controllo assoluto su tutti i depositi di armi e munizioni, McKevitt è adesso scom¬ parso. Spaventato dalle dimostrazioni dinanzi al negozio, e dinanzi alla sua casa, in un vicino villaggio, ha preso il largo. Ha lasciato dietro di sé, la compagna Bernadette Sands, sorella di Bobby Sands, morto nell'81, dopo uno sciopero della fame, nel carcere di Belfast, e i loro tre bambini. La «Real Ira», che ha cercato di giustificare la strage affermando che fu un «errore», ha adesso proclamato una tregua. Lo stesso ha fatto l'Inla (l'Irish National Liberation Army) un altro movimento assai attivo in passato. Ovviamente, nessuno può sostenere che la colomba della pace è finalmente discesa sul¬ l'Ulster. Vi sono ancora «piccoli gruppi» come li ha definiti Tony Blair, capaci di uccidere. I pessimisti ricordano che la speranza di una «svolta» fiorì anche dopo altre bombe, altri massacri, come quello ad Enniskillen nel '97: ma ogni volta la fragile pianticella appassì. Oggi però, le speranze poggiano su novità più solide. Anzitutto, la straordinaria reazione popolare, reazione che ha isolato totalmente i terroristi. Indi, la risolutezza con cui Londra e Dublino vogliono «schiacciare» («crush», è il termine ufficiale) i gruppi che non vogliono rinunciare all'uso delle armi. Infine, c'è adesso una chiara alternati¬ va politica alla violenza, c'è l'accordo del Venerdì Santo approvato con un referendum nell'Ulster come nella Repubblica. Quel «sì» pronunciato da grandi maggioranze ha distrutto ogni pretesa avanzata dagli estremisti durante gli ultimi anni. Queste realtà sono state accettate dall'Ira. Gerry Adams, leader del Sinn Fein, che dell'Ira è il braccio politico, ha dichiarato: «La violenza appartiene ormai al passato, è finita, per sempre. Il Sinn Fein s'impegna a seguire esclusivamente la via della pace e della democrazia». Mario Ciriello D'improvviso gli eroi del terrore appaiono creature miserabili

Luoghi citati: Belfast, Dublino, Eire, Irlanda, Londra, Ulster