«Mantenete le promesse, fate le riforme» di Renato Rizzo
«Mantenete le promesse, fate le riforme» Il Capo dello Stato a Lipari rilancia il dialogo: troppa fretta nell'interrompere quel filo «Mantenete le promesse, fate le riforme» Appello di Scalfaro al Parlamento: servono al Paese LIPARI. Sembrava un argomento ormai bruscamente interrotto dopo l'eutanasia della Bicamerale, il capitolo mai scritto di quel libro che Massimo D'Alema, lasciandosi prendere da un'euforia giudicata da alcuni eccessiva, aveva dedicato alla «Grande occasione» di un'Italia avviata verso le riforme. Invece no: dalle meditazioni e dalle riflessioni della pausa estiva ecco nuovamente affiorare i discorsi sulla necessità di rimodellare la prima parte della Costituzione. E Scalfaro, che aveva indicato questa strada come unico modo per evitare «che un'intera classe politica venisse spazzata via*, coagula le proposte in un rinnovato appello: «Le riforme sono indispensabili» e i partiti, «tutti insieme», devono riannodare il filo interrotto. E' vero: viviamo un momento politicamente difficile, ma chiunque sieda in Parlamento ha il dovere di rispettare le promesse fatte al popolo italiano. E le riforme, appunto, erano parte cospicua di questa dote di assicurazioni. Parla a Lipari, il Presidente, nella sua prima uscita dopo le vacanze in una sciroccosa giornata di caldo africano che, il pomeriggio, lo porta anche a Salina. E il suo richiamo alla necessità «morale» d'adempiere agli impegni sembra riverberarsi anche su un argomento che il trascorrore dei mesi rende sempre più attuale: l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Anche se Scalfaro ha spesso detto (ma- gari con intenti scaramantici) che «non gli è gradita» l'idea d'un rinnovo del mandato, è evidente che una riapertura della strada delle riforme porterebbe con sé l'ipotesi d'una rielezione o, almeno, d'un prolungamento della sua presidenza. E forse non è casuale che, poche ore dopo il discorso delle Eolie, Mario Segni annunci: in caso di vittoria del referendum «la rielezione di Scalfaro potrebbe assumere una logica riformatrice. La forma di governo dovrà essere adeguata alla nuova legge: meglio allora mantenere l'attuale Presidente con l'impegno da parte sua di sciogliere le Camere e dimettersi appena fatte le riforme». A Lipari, comunque, il Capo dello Stato traduce in pubbliche affermazioni certi privati crucci: «Quanta fretta nell'interrompere il dialogo: non s'è neppure aspettato che Camera e Senato compissero il primo pas- saggio» confida agli amici. E dal palco afferma: «L'Itaba ha bisogno che si dialoghi, si lavori e si cammini insieme: è un appello amichevole che ho già rivolto ai parlamentari». E che, in estrema sintesi, è la traduzione del termine democrazia che «significa, poi, servire il popolo». Principi ecumenici che sembrano zoppicare a contatto con la realtà d'un Paese dove parte del Polo pare arroccata sulle proprie posizioni e dove le lace¬ razioni interne di Rifondazione trasmettono tribolazioni all'intera maggioranza. Oggi l'Italia, nota Scalfaro, sta sussultando per «una fase di turbativa e di sofferenza politica» che è diretta conseguenza di egoismi di bottega. E la staffilata colpisce duro: «Occorre che ognuno sia capace di un po' di sacrificio e di rinuncia al bene del singolo». Se, poi, gli sforzi non sono orientati verso questo traguardo comune, «allora significa che davvero qualcosa manca», E qual è questa caronzu? In sostanza «la volontà politica, il senso morale d'essere d'utilità e non di danno al popolo». Perché il politico deve trovare in sé la forza di andare avanti non preoccupandosi di sapere «se vincerà o perderà». Un lavoro, cioè, che favorisca il tanto invocato compromesso alto e nobile: all'Italia servono norme che ne aiutino l'ingresso in una nuova era di legalità. Ed ecco il secondo punto cruciale dell'intervento: «Il Paese ha bisogno di camminare sulla strada della liceità e della giuridicità. Riconoscendo che quanto è antigiuriciico è patologia. Ed è impensabile chiamare salute la malattia». Messaggi un po' criptici che chi sta vicino al Presidente aiuta a decifrare. Il significato è: nessuna concessione a colpi di spugna per i reati di Tangentopoli. E, magari, qualche sintonia con la recente proposta di Veltroni di dare il via all'approvazione di norme anticorruzione: per affrontare con trasparenza il problema del passato dopo aver messo al sicuro il futuro del Paese. «Con giuridicità» puntualizza il Presidente sintetizzando un pensiero a due facce già espresso al Csm: «La giustizia dev'essere vigile e rispettata ma sempre al di fuori della politica; non si possono emettere sentenze sulle sentenze d'un magistrato». Renato Rizzo «No alle sentenze sulle sentenze d'un magistrato» Il presidente Scalfaro a Lipari con la figlia Marianna
Persone citate: Mario Segni, Massimo D'alema, Salina, Scalfaro, Veltroni
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