D'Alema apre a Cossiga «Allarghiamo l'Ulivo»

D'Alema apre a Cossiga «Allarghiamo l'Ulivo» IL DIBATTITO FACCIA A FACCIA ATELESE D'Alema apre a Cossiga «Allarghiamo l'Ulivo» TELESE TERME DAL NOSTRO INVIATO In attesa che arrivino i big, dagli altoparlanti delle Terme suona l'inno nuovo nuovo dell'Udr: «La libertà è Ma...stella che brilla per te». Possibile mai? La libertà è Mastella? Ma no, è soltanto un effetto acustico che inganna tantissimi (l'inno in realtà dice che «la libertà è una stella»), ma quel bizzarro equivoco si consuma anche perché a questa festa di Telese tutti hanno nella testa e negli occhi l'onnipresente Clemente Mastella. Che proprio ieri ha vissuto una delle giornate più dolci della sua vita politica: Massimo D'Alema, seduto proprio al suo fianco, ha detto testualmente: «Mi interessa l'evoluzione dell'Udr», «penso che il suo approdo non sarà il Grande Centro», e considerato che questo partito «ha voglia di contare», il leader «ds» annuncia: «Sono interessato all'allargamento e al consolidamento del centro-sinistra», «non per operazioni trasformistiche», ma anche perché «sento il dovere di garantire la governabilità possibile». E allora, ecco la novità: Massimo D'Alema apre all'Udr di Cossiga e di Mastella. Certo, D'Alema non fa proclami plateali - non è nel suo stile - ma non lascia cadere la mano tante volte protesa dall'Udr. E la sorpresa è che a Cossiga apre D'Alema e non Prodi, che pure del Picconatore è amico e dei suoi voti si è giovato per salvare il governo sull'allargamento della Nato. Mastella ha incassato l'apertura senza sbilanciarsi («ne parlerò con Cossiga»), ma il clima della serata ha mandato in bestia Fini: «E' trasformismo l'atteggiamento di chi apre doppi forni, è trasformismo quello di Prodi che accetta voti ma anche quello di chi i voti li offre!». Nel ricco cartellone della prima festa nazionale dell'Udr ieri era in programma il dibattito clou: Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Mino Martinazzoli e il padrone di casa Clemente Mastella. Un dibattito quasi privo di punzecchiature ad uso della platea, ma che ha dimostrato come l'estate sia passata invano per le riforme istituzionali. Per ora, lo stallo è completo. Nel mese di agosto D'Alema e Fini avevano taciuto, ma soltanto il leader dei Ds sembra aver elaborato qualche proposta nuova per rilanciare il dialogo: stralciare e approvare «urgentemente l'elezione diretta del Presi- dente della Repubblica e un impianto federalista dello Stato». D'Alema non lo dice ma lo fa capire: pensa alla procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione, ma Gianfranco Fini gli ha detto papale papale: «Tendo ad escludere che con il 138 possa essere approvata una riforma di quel tipo» e in ogni caso «temo che in questa legislatura non si faranno riforme istituzionali». Semmai, l'unica riforma nella quale Fini sembra credere è quella che sarebbe «imposta dal referendum e dai cittadini» sul sistema proporzionale. E mentre i due leader di partito faticavano a dialogare, un Mino Martinazzoli in gran spolvero, meno barocco e più ironico del solito, li pizzicava continuamente: «La scelta delle Terme per questo dibattito è giusta: il discorso sulle riforme oramai è marcito...». La commissione su Tangentopoli? «Solo una metafora per dialogare, provate ad aprire quella cataratta e vedrete...». L'elezione diretta del Capo dello Stato? «Un testo bizzar¬ ro e casuale» frutto dell'incursione «dei cottimisti della Lega». Fini diceva che per la Costituente non c'era tempo? «Ma a questo Paese non serve una Costituzione svelta...». La Seconda Repubblica? «La Prima senza la de...». Curioso: gli applausi più caldi della platea Udr li ha presi proprio Martinazzoli, anche se i protagonisti più attesi erano D'Alema e Fini. Abbronzato, disteso, meno caustico del solito, il leader Ds ha ripreso la bandiera delle riforme, ripartendo dal fallimento della Bicamerale, provocato a suo avviso «dall'irrompere della questione giudiziaria di Berlusconi», evidenziata plasticamente «dalla contemporaneità della requisitoria del pm di Milano» e la decisione del Cavaliere di rompere l'intesa. Per D'Alema - che della questione parlò nella sua ultima chiacchierata privata con Cossiga oramai esiste un autentico «fattore-B» nella politica italiana. Fini punzecchia D'Alema: se Prodi e Veltroni continuano ad «irridere» l'opposizione sulle ri- forme, questo signfica che D'Alema non ha la leadership sul centro-sinistra. Il padrone di casa Mastella si è difeso con abilità dalle accuse di «trasformismo» di Fini, anche se ha avuto una uscita assai singolare quando si è parlato del prossimo Capo dello Stato: ((Attenzione alla tentazione di eleggere uno abbastanza anziano che si spenga prima del tempo...». D'Alema ha sbarrato gli occhi ed è sembrato toccare la sedia sotto di sé. Fabio Martini IL LEADER DELLA QUERCIA «Berlusconi è contro le riforme Ma si può ancora ricominciare e al Colle ci potrebbe andare un presidente di transizione» IL PRESIDENTE DI AN «Discutiamo della giustizia quanto alle riforme in questa legislatura forse non c'è più tempo» Gianfranco Fini, presidente di An, e Massimo D'Alema, leader dei Ds

Luoghi citati: Milano, Telese Terme