«Ma allo sciopero non rinuncio» di Guido Tiberga

«Ma allo sciopero non rinuncio» «Ma allo sciopero non rinuncio» D'Antoni attacca: questo governo manca di una linea strategica SAN POLO D'ENZA (RE) DAL NOSTRO INVIATO Sergio D'Antoni plana alla Festa delrAmicizia con un ritardo abissale, giustificato dal vertice con il rninistro del Lavoro, ma con una posizione che sembra arroccata al muro contro muro. D dialogo che - proprio dal palco di San Polo - Prodi aveva auspicato nel suo «comizio dell'ottimismo» è cominciato, eppure il leader della Cisl non arretra di un solo passo: «L'ipotesi dello sciopero resta in piedi - dice, dopo aver mancato un dibattito sull'occupazione con Beniamino Andreatta, Oliviero Diliberto e Luca di Montezemolo -. Anzi, l'incontro di oggi ha dimostrato la necessità della mobilitazione: è l'unica carta per rilanciare la politica della concertazione». Par di capire che, dal suo punto di vista, il ministro del Lavoro non ha passato l'esame. Posso scrivere che «D'Antoni ha bocciato Treu»? «Guardi che io non ce l'ho con Treu. Il testo di cui abbiamo discusso al ministero è discreta: lavorandoci sopra si potrebbe arrivare a una conclusione positiva. Il problema non è di Treu, ma del governo. Manca una linea strategica. Il Paese ha bisogno di un impegno stabile sulla concertazione, e invece qui c'è un balletto continuo, una perenne incertezza, un'infinita altalenanza di posizioni». Può fare un esempio? «Quanti ne vuole. Dalla proposta di Micheli di inserire le 35 ore nella finanziaria, che tra l'altro è un'ipotesi che la Costituzione renderebbe impossibile, alla nuova posizione su contribuzione e detassazione. Io sono d'accordo, per carità, ma fino a ieri il governo aveva detto di no. Per non dire delle contraddizioni interne». Allude a Rifondazione? «E a chi altri? In fondo il testo su cui stiamo discutendo è una buona base di partenza, eppure Bertinotti ha già avuto una reazione negativa fortissima. E' la prova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che le contraddizioni della maggioranza portano all'inconcludenza...». Anche lei è duro, però. Non tutto il sindacato è sulle sue posizioni. Ha sentito quel che ha detto Cofferati? «L'ho sentito sì. Cosa vuole che dica? Ho già detto che la bozza Treu è una buona base, ma dò una valutazione ampia dei problemi: io vedo le soluzioni e suggerisco le mobilitazioni necessarie per raggiungerle. Evidentemente il leader della Cgil non vuole trarre le conseguenze». Dal palco della festa dell'Amicizia, il capogruppo di Rifondazione ha usato parole piuttosto pesanti contro di lei... «Ah si? E che cosa ha detto?» Che le sue critiche al governo sono «ingenerose», che il suo progetto politico è «sbagliato», che lei è diventato «un estremista di centro». Se fosse arrivato in tempo, che cosa avrebbe risposto? «Diliberto fa della dietrologia. Attribuisce tutto a disegni politici che non esistono». Quindi lei rifiuta l'etichetta di «estremista di centro»? «Tutt'altro: la considero un complimento. In fondo le più innovative proposte politiche europee sono tutte degli estremisti di centro: Tony Blair, se proprio vuole un nome. Quanto alle critiche "ingenerose", è perlomeno strano che un'accusa del genere arrivi proprio da Rifondazione. Farebbero meglio a guardarsi allo specchio...». Guido Tiberga

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