QUELL'ULTIMO GRIDO di Cesare Martinetti

QUELL'ULTIMO GRIDO QUELL'ULTIMO GRIDO A GINEVRA PPESO con lo scotch ai monitor degli arrivi resta un foglietto: «SRI 11 de New York contacter Swissport desk». Chi vuole notizie del volo da New York contatti il bancone... Il resto è silenzio. Le telecamere delle tv ora cercano inutilmente nelle facce dei passeggeri un riflesso della tragedia. Ci si muove lentamente, si parla sottovoce dentro questo aeroporto che sembra un acquario avvolto nell'ovatta. Gli uomini di Swissair hanno blindato i parenti delle vittime, li curano, li assistono, li nascondono. La Svizzera intera si nega dietro le transenne pattugliate dai poliziotti: là, dietro quelle ve- trate, c'è il peso e il dolore della morte. Arriva l'imam di Ginevra, Omar Diri, e racconta che in quelle salette a cui non ci si può nemmeno avvicinare c'è «dignità e silenzio. Nessuno dà la colpa a nessuno di ciò che è accaduto». Ma ci sono colpe? «No, è la volontà di Dio e bisogna accettarla». C'è il rabbino, Mendel Pevzner: «E' gente disperata: a mezzogiorno c'è stata rabbia e collera». Arriva il dottor Pierre Froidevaux, il medico capo dell'equipe che assiste i parenti. Che succede là dentro? «Accade tutto quello che riuscite ad immaginare». Cesare Martinetti CONTINUA A PAG. 3 SECONDA COLONNA

Persone citate: Mendel Pevzner

Luoghi citati: Ginevra, New York, Svizzera