L'Europa «anticipata nei Giochi senza frontiere e senza tempo di Alessandra Comazzi

L'Europa «anticipata nei Giochi senza frontiere e senza tempo TIVÙ'& TIVÙ' L'Europa «anticipata nei Giochi senza frontiere e senza tempo ERAVAMO bambini o giovanotti, oppure non eravamo neppure nati, e già i protagonisti di «Giochi senza frontiere» schiumazzavano dentro enormi vasche, vestiti da bruchi, coccinelle o topoioni, sventolando bandiere, presentando il jolly e restando fermi un giro a turno, per sostenere poi la prova del «fil rouge». Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi erano gli arbitri internazionali, rigorosamente svizzeri. Il primo anno di messa in onda fu il 1965, i primi Paesi partecipanti furono Francia, Germania Federale, Belgio e Italia, il primo conduttore Giulio Marchetti. Le nazioni sono cambiate in questi tre decenni abbondanti, ne sono arrivate, ne sono uscite, sono state sconvolte dalla storia che avanza, dai Muri che cadono, dalle guerre che dividono (tra i partecipanti c'era anche la Jugoslavia). L'Italia, niente. Tutta d'un pezzo, sui «Giochi senza frontiere» non arretra, non transige, non ha paura di prendere posizione, non teme U dissenso e neppure la perdita di I consenso. Sui «Giochi senza I frontiere», l'Italia sa decidere. E la decisione è una sola: partecipare. Direi che non abbiamo mai saltato un'edizione, oltre aU'insopprimibile spirito ludico, ci saranno interessi, turistici, economici. Non solo non abbiamo mai saltato una edizione, ma ultimamente tutte le gare si svolgono in casa nostra. Quest'anno, dal Parco delle Albere di Trento. La tecnologia avanza e i giochi si fanno sempre più spettacolari, ma la filosofia estiva dell'acqua e della spuma resta inalterata. Anche se, dice la Garzantina di Aldo Grasso, «lo spirito che ha animato l'ideazione del programma e la passione con cui è stato accolto e seguito si sono persi nel "Blob" televisivo senza più riti». E lo spirito era quello di offrire, oltre che un'occasione di amicizia e di divertimento, un modo gradevole per far conoscere l'Europa agli europei, «una sorta di primo e circoscritto villaggio globale, un esperimento televisivo di unità europea, affidato alla capacità di aggregazione del mezzo». In certo senso, dunque, il programma ha effettivamente anticipato quello che sarebbe sta¬ to il successivo, faticoso e tormentato percorso della vecchia Europa verso l'unità. E di questa unità il programma di oggi fa tesoro, ricordando ad esempio che dal 2002 l'Euro sarà la nostra moneta. E la spiegazione la danno i presentatori, Flavia Fortunato e Mauro Serio, che arriva, come tanti suoi colleghi, da Fazio a Frizzi, dalla tv dei ragazzi, dove presenta «Solletico». Ogni nuova edizione di «Giochi senza frontiere» cerca di trovare qualche idea. L'altr'anno, a esempio, l'idea era rappresentata da Antonello Dose e Marco Presta, i due autori-presentatori del radiofonico «Ruggito del coniglio», che però in televisione perdevano buona parte del loro fascino. La coppia di quest'anno è molto corretta, lui è un grande esperto nella conduzione dei giochi, e questi adulti qui hanno voglia di fare i bambini. Quattro milioni 321 mila spettatori martedì su Raiuno: la puntata non va in onda sabato per via della partita della Nazionale, quella in cui esordisce Zoff. Alessandra Comazzi

Persone citate: Aldo Grasso, Antonello Dose, Flavia Fortunato, Gennaro Olivieri, Giulio Marchetti, Guido Pancaldi, Marco Presta, Mauro Serio, Zoff