«Ecco perché l'Italia non ha violato il Concordato»
«Ecco perché l'Italia non ha violato il Concordato» Usura, nell'inchiesta spuntano nuovi conti correnti che ricondurrebbero al cardinale Giordano «Ecco perché l'Italia non ha violato il Concordato» Il governo: l'avviso di garanzia non avvia il procedimento penale NAPOLI. La risposta è arrivata ieri mattina in Vaticano. L'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Alberto Leoncini Bartoli, l'ha consegnata al sottosegretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Celestino Migliore. La posizione del governo sul «caso Giordano» nessuna violazione del Concordato - è stata formalizzata dopo il passo ufficiale compiuto il 27 agosto scorso, quando con una nota verbale la Chiesa scese in campo in difesa dell'arcivescovo di Napoli. Nel documento viene anche affrontato il problema della natura dell'avviso di garanzia previsto dal nuovo codice: secondo il governo italiano, non rappresenta l'avvio di un procedimento penale per il quale è obbligatoria l'informazione preventiva al superiore gerarchico del cardinale, prevista nella revisione del corcordato dell'84. Il documento, ha spiegato il portavoce vaticano, Joaquin Navarro, è ora all'esame della Santa Sede. E al riserbo è improntata anche la reazione di monsignor Michele Giordano, impegnato a Montecalvo Irpino in un convegno pastorale. Nessun commento, per ora: il nuovo portavoce del presule, Maurizio Incerpi, si limita a dire che «il pensiero del cardinale non è diverso da quello della Santa Sede». Ma nell'istituto religioso dove si programmano le attività della diocesi napoletana arriva anche l'eco dell'udienza del tribunale del riesame di Potenza, che ieri ha vagliato i ricorsi dei legali del fratello del cardinale, Lucio Giordano, e dell'ex direttore dell'agenzia del Banco di Napoli di Sant'Arcangelo di Potenza, Filippo Lemma. E' sempre Incerpi a raccontare come il presule abbia vissuto l'attesa: «Con lo spirito con cui - taglia corto - qualsiasi fratello vivrebbe una situazione analoga». E l'attesa continuerà: i giudici del riesame si sono riservati la decisione sull'istanza degli avvocati che chiedono la scarcerazione di Lucio Giordano oppure la concessione degli arresti domiciliari. Stes¬ so discorso per Lemma. Entro lunedì prossimo (termine previsto dal codice di procedura penale) il tribunale dovrà comunque pronunciarsi dopo aver ascoltato le ragioni dell'accusa che considera Giordano al centro del giro di usura scoperto in Val d'Agri, e della difesa, per la quale ci si trova di fronte ad un professionista finito in difficoltà economiche. Una tesi sorretta dal consulente di parte, il professor Ermanno Bocchini, che ha depositato ieri il suo parere senza poter fornire tuttavia chiarimenti al collegio perché il procuratore di Lagonegro, Michelangelo Russo, e il pm Manuela Comodi, si sono opposti. Bocchini non ha dubbi: i tassi di interesse praticati dal fratello del cardinale «non sono usurari». «L'equivoco è nato - sostiene il consulente della difesa - perché non è stata disposta prima la perizia. In caso contrario tutto questo procedimento non sarebbe nato. Secondo me, si svolgevano alcune ipotesi di sconto bancario con tassi regolari, anche se certo non si trattava di una banca». E in una pausa dell'udienza del riesame, l'avvocato Enrico Tuccillo ribadisce che in questa storia «non è stato utilizzato alcun denaro che non fosse privato del cardinale». Lo scopo di monsignor Giordano? Uno soltanto, secondo il legale: «Aiutare - dice l'avvocato Tuccillo - e sottolineo aiutare, il fratello che si trovava in cattive acque». Il difensore dell'arcivescovo di Napoli e del fratello Lucio non prende in considerazione le voci di un aggravamento della posizione del cardinale: «Si è sollevato non un polverone, ma proprio una tempesta di sabbia. Bisognerà aspettare che si plachi e vedremo ciò che è vero». Quanto la risposta del governo al Vaticano, Tuccillo conferma che «la sostanza del Concordato, come ha detto la Santa Sede, è stata toccata». «Adesso - sottolinea il legale - che cosa sia necessario fare sono i soggetti sovrani che devono deciderlo». Ma da Potenza arriva intanto la notizia che la guardia di finanza ha individuato in alcuni istituti di credito napoletani nuovi conti correnti riconducibili al cardinale e attuali mente «sotto osservazione». I conti sono stati trovati in seguito a recenti deposizioni di uno dei testimoni chiave dell'inchiesta. Inchiesta che continua a ritmi serrati. Diventa sempre più concreta l'ipotesi che un filone dell'indagine, quello che riguarda il possibile ruolo della airninalità organizzata, possa passare alla direzione distrettuale antimafia di Potenza. I magistrati hanno raccolto numerose dichiarazioni di vittime dell'usura sulla proposta che sarebbe stata fatta loro dagli strozzini: viaggio in Calabria per incontrare persone legate all'ndrangheta disposte a cambiare titoli con danaro contante, seppure con una riduzione degli importi. Mariella Cirillo Le indagini potrebbero passare all'Antimafia La difesa: «Non sono tassi usurari» Il cardinale di Napoli Michele Giordano coinvolto nell'inchiesta sull'usura
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