«Falso il sequestro Camozzi»
«Falso il sequestro Camozzi» «Falso il sequestro Camozzi» Brescia, il pm: processate l'ostaggio BRESCIA Sarebbe stato «ideato e promosso» dalla stessa vittima il sequestro «lampo» di Marco Camozzi, imprenditore di 28 anni di Lumezzane (Brescia), rapito il 30 gennaio del '96 e liberato 24 ore dopo. Ne è certo il Pm bresciano Alessandro Milita che, nei giorni scorsi, ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di tentata estorsione ai danni della sua famiglia e simulazione di reato per Camozzi e altre sette persone, inizialmente ritenute componenti della banda di sequestratori. Il sequestro del giovane, appartenente ad una famiglia di industriali leader nel settore dei macchinari oleodinamici e sponsor, tra l'altro, di piloti di «Formula 1», era stato subito ritenuto singolare dagli investigatori. Marco Camozzi era stato prelevato la sera del 30 gennaio di due anni fa a Lumezzane e le trattative con la famiglia erano state condotte in parte utilizzando il telefono cellulare dell'ostaggio, così come in alcune fasi del rapimento era stata utilizzata la sua auto. Inoltre era parsa esigua la cifra del riscatto: 900 milioni. Camozzi era stato liberato 24 ore dopo a Barghe, in Valle Sabbia, dopo essere stato tenuto per una notte in un cascinale di Fondi di Agnosine al confine con la Valtrompia. Nel giro di poche ore erano stati catturati tutti i presunti componenti della banda e i loro fiancheggiatori. Il Pm Alessandro Milita ha chiesto il rinvio a giudizio a vario titolo anche di Massimiliano Mehs, 34 anni, sua sorella Giovanna di 37, Davide Carta, 23, Claudio Mariotti, 30 anni, Massimiliano Castlunger, 23, Gregorio Trimboli, 22, Paola Arpaia, 26. Un contributo all'ideazione del falso sequestro, per il Pm, sarebbe stato dato dai fratelli Melis, mentre Castlunger e Trimboli avrebbero avuto una funzione logistica: il primo avrebbe procurato un fucile calibro 12 e Trimboli avrebbe mes¬ so a disposizione il cascinale in cui Camozzi venne tenuto. Ruolo determinante nelle indagini avrebbero avuto, oltre alle confessioni di alcuni imputati, le intercettazioni ambientali di colloqui del febbraio '96 tra i fratelli Melis e una parente. L'udienza preliminare si terrà il prossimo 28 gennaio davanti al Gip Carlo Bianchetti. Il padre di Marco Camozzi, Attilio, presidente del gruppo, si è detto «assolutamente tranquillo» di fronte alle accuse a carico del figlio. «La giustizia faccia il suo corso - ha detto - ma trovo assurdo che mio figlio si trovi ora accusato di un reato del quale è stato vittima e le responsabilità degli altri vengano invece cancellate». «Marco - ha spiegato ancora Attilio Camozzi - è proprietario del 20% del gruppo, tiene i rapporti con l'esterno. Se avesse avuto bisogno di soldi, certo non aveva bisogno di fare quello di cui è accusato». Attilio Camozzi ha anche ricordato che, nel luglio '95, vicino all'abitazione di Polpenazze, nell'entroterra gardesano, era stata individuata una piazzola che, secondo gli investigatori, costituiva un punto di osservazione per un sequestro. La famiglia era quindi in stato di allarme, tanto che aveva dotato la villa di sistemi di sicurezza. «Noi stessi - ha concluso - avevamo chiesto che Marco venisse interrogato perché i magistrati, dopo mesi, non l'avevano ancora chiamato. Mio figlio è ancora provato da quella esperienza, tanto da dover ricorrere a delle cure», [v. ci Marco Camozzi, il giovane imprenditore del Bresciano: fu rapito il 30 gennaio del '96 e liberato dopo 24 ore. Secondo l'accusa Camozzi avrebbe ideato e promosso il sequestro
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