«Investiamo nella diplomazia»
«Investiamo nella diplomazia» FARNESINA HI Il premier chiude il conclave dei 125 ambasciatori italiani «Investiamo nella diplomazia» Prodi promette più fondi e la riforma ROMA. L'Italia si è guadagnata un suo posto negli equilibri geopolitici del dopo-guerra fredda e ora la nostra politica estera ha bisogno di nuovi strumenti e maggiori risorse per rendere più incisiva l'azione diplomatica. E' questo il significato dell'intervento pronunciato dal presidente del Consiglio Romano Prodi - a conclusione del conclave degli ambasciatori - durante il quale ha promesso «decisioni rapide» in tre direzioni: riforma organizzativa del ministero degli Esteri, rafforzamento degli organici e aumento dei fondi dello Stato. «Esamineremo la riforma al più presto possibile perché sento la priorità di investire in questa direzione», ha aggiunto Prodi, definendo «urgente» la riorganizzazione della diplomazia come anche lo stanziamento di «nuove risorse», perché lo 0,28% oggi previsto dal bilancio pubblico «è a mio avviso insufficiente». Prima di Prodi era stato il ministro della Funzione Pubblica, Franco Bassanini, a sposare la riforma presentata dal ministro degli Esteri, Lamberto Dini, proprio di fronte ai 125 ambasciatori: «E' giunto il momento di passare dalle proposte alle loro realizzazioni per valorizzare i meriti individuali», ha detto Bassanini, confermando che sarà la legge 59 sulla riforma dell'amministrazione lo strumento del riassetto del ministero e definendo «convincenti» le modifiche proposte da Dini. Ovvero: ampia articolazione della diplomazia con una riorganizzazione per aree geografiche integrata da strutture per temi ed organizzazioni internazionali; rafforzamento dell'ufficio del segretario generale «che non a caso fu Mussolini ad abolire»; creazione dell'unità ad hoc per la pianificazione della diplomazia; formazione attraverso l'Istituto Diplomatico. Per quanto riguarda la revisione delle carriere e delle retribuzioni, Bassanini si è detto favorevole a un «provvedimento di delega» da includere nella prossima Fi¬ nanziaria, chiedendo però a Dini di decidere se sia opportuno o meno una «contrattazione settoriale» per i diplo- matici. Bassanini ha infine proposto una stretta collaborazione fra Funzione Pubblica ed Esteri sullo snellimento delle procedure amministrative in Italia ed all'Estero. Insomma, dopo il «Libro Bianco» e la Conferenza degli ambasciatori (che si ripeterà nel 1999 a inizio settembre), la via per le riforme attese da 30 anni appare oramai aperta: la riorganizzazione entrerà in vigore 45 giorni dopo l'approvazione del regolamento ad hoc da parte del Consiglio dei ministri e la legge delega su carriere e retribuzioni sarà inclusa nella Finanziaria 1999, che prevedere anche maggiori risorse economiche per la politica estera. Durante l'intervento nella Sala delle Conferenze internazionali, Prodi ha indicato i «tre pilastri» della politica estera in «Europa, rapporto strategico con gli Usa e ruolo regionale nel Mediterraneo e nei Balcani». «L'integrazione europea ha sottolineato - è cruciale ma non facile e l'allargamento dell'Ue ci porterà gravi problemi di politica interna». «Con gli Usa - ha aggiunto - abbiamo un rapporto libero perché su alcuni punti, come il Medio Oriente, l'Iran e la Libia abbiamo portato la nostra originalità». Anche Dini in precedenza aveva fatto riferimento all'importanza dei rapporti atlantici, suggerendo una maggiore integrazione fra Nato e Onu e anche la convocazione di riunioni del G7 e G8 a livello di ministri degli Interni per affrontare la minaccia del terrorismo. Durante il lungo pomeriggio di incontri dei sei gruppi di lavoro coordinati dai tre sottosegretari agli Esteri Piero Fassino, Rino Serri e Patrizia Toia - erano stati invece affrontati i singoli dossier della politica estera. «Sono stati incontri ricchi di idee - riassume Patrizia Toia - che ci serviranno per aggiungere ora nuovi elementi di considerazione su singoli Paesi ed aree geografiche». Maurizio Molinari li ministro degli Esteri Dini
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