«Accordo anti-disoccupazione»

«Accordo anti-disoccupazione» «Accordo anti-disoccupazione» Da Parigi una conferma: faremo il contraltare della Banca centrale PARIGI DAL NOSTRO INVIATO «Sì, quello che scrive La Stampa di ieri è esatto. L'Spd tedesca e il partito socialista francese hanno formato un gruppo di lavoro, allargato ai socialdemocratici austriaci, che hanno la presidenza dell'Unione europea. Il gruppo si è riunito quattro volte in un anno. All'ultimo vertice c'erano i leader dei due partiti, il presidente socialdemocratico Oskar Lafontaine e il primo segretario del ps Frangois Hollande. Ne è uscita una piattaforma che prevede l'istituzionalizzazione del Gruppo degli 11 Paesi dell'Euro, che diventerà il contraltare politico della Banca centrale europea - un obiettivo su cui Kohl non è d'accordo - e l'introduzione di criteri per la riduzione della disoccupazione, sul modello di quelli previsti dal trattato di Maastricht per il deficit pubblico». Jacques-Pierre Goujeon, lei insegna all'Institut d'études européens dell'università di Parigi vm ed è responsabile del ps per le relazioni franco-tedesche. Che cosa state preparando con l'Spd? «I fondamenti di una nuova Europa sociale, il rafforzamento del polo politico dell'Ue. Molto dipenderà dall'esito delle elezioni tedesche del 27 settembre. Ma abbiamo già allargato il progetto. Nel luglio scorso siamo stati in Austria, e il nostro modello ha convinto il ministro socialdemocratico delle Finanze Rudolf Edlinger, che è molto vicino al cancelliere Klima. La proposta uscita dal gruppo di lavoro franco-tedesco è di uniformare le politiche europee in tema di lavoro e fiscalità. L'obiettivo finale è coordinare le politiche macroeconomiche degli 11 Paesi dell'euro. Ci arriveremo per passi successivi». Quale sarà il primo? «Armonizzare la tassa sui capitali finanziari. Oggi i Paesi europei si fanno concorrenza. Con norme comuni diventerà mutile spostare capitali da un Paese all'altro. Ne verrà un incentivo agli investimenti produttivi. E già al vertice di Vienna di ottobre potremmo proporre ai partner di adottare parametri di riduzione della disoccupazione. Su questo punto, già incluso nel nostro programma elettorale della primavera '97, la linea dell'Spd è molto avanzata. Possiamo dire di averli convinti. Così come il ps ha rinunciato all'idea di porre sotto control¬ li premier france se Jospin lo politico la Banca centrale, pur auspicando un'ulteriore dirrùnuzione dei tassi e un sostegno alla crescita e ai consumi. Forse noi francesi abbiamo una mentalità più avanzata, ma il fatto importante è che i tedeschi sostengano l'apertura all'esterno, l'avanzata dell'idea socialdemocratica in Europa. Anche se restano fermi su alcuni punti. Ad esempio Schroeder insiste nel chiedere una dirninuzione del contributo finanziario di Bonn all'Ue». Quali sono gli altri membri del gruppo di lavoro, e i vostri contatti italiani? «Da parte francese ha dato un grande contributo l'attuale ministro degli Affari europei, Pierre Moscoviti. Da parte tedesca il mio omologo, Gerhard Verheugen, responsabile dell'Spd per le questioni internazionali. Ovviamente Jospin è al corrente di tutto, ed è favorevole a coinvolgere l'Italia nel progetto. Da tempo siamo in contatto con Massimo D'Alema, che è stato a Parigi dal nostro primo ministro. Certo, siamo consapevoli che l'adesione di Roma può comportare un cambio di linea del governo Prodi». Una volta formalizzato il Gruppo degli 11, chiederete che un suo rappresentante sieda nel G7 e nel Fondo monetario? «E' un'idea, non ancora una decisione». Un altro scoglio sono le 35 ore. Schroeder è contrario alla riduzione dell'orario per legge. «Dopo averla introdotta alla Volkswagen, però. Qui si confrontano le diverse mentalità. In Francia abbiamo una tradizione di intervento dello Stato nell'economia, in Germania il dossier della riduzione dei tempi di lavoro è affidato alla contrattazione tra le parti sociali». Con il rischio però che la competitività delle imprese italiane e francesi ne risenta. «Ma, con gli orari, noi vogliamo tagliare gli oneri fiscali a carico degli industriali. Così il costo del lavoro non aumenterebbe». Non crede che su questo e altri punti Jospin si sarebbe inteso meglio con Lafontaine? «Lafontaine lo conosciamo da tempo. Parla francese, ha dei parenti da noi. Schroeder è una scoperta. Contiamo su di lui per il rilancio delle relazioni franco-tedesche, per tornare a essere il motore dell'Europa». Aldo Cazzullo li premier francese Jospin