Gorbaciov: anche l'America dietro il disastro della Russia

Gorbaciov: anche l'America dietro il disastro della Russia PRIMA PAGINA Gorbaciov: anche l'America dietro il disastro della Russia PMOSCA OICHE' è a tutti evidente che entrambi portano non poche responsabilità per lo stato delle cose in Russia. All'Occidente e a Clinton piaceva un presidente che l'avrebbe fatta finita con il comunismo e con l'Urss. Eltsin si attendeva una pioggia d'oro in cambio delle sue riforme, oltre che un ferreo appoggio politico. L'Occidente, e Clinton, dicevano di appoggiare le riforme democratiche, verso il mercato. In realtà, come adesso vediamo, si trattava di riforme democratiche molto sospette e, quanto al mercato, si vede ora che era una piramide di carta. Dubito che non se ne siano accorti. Forse pensavano che ci avrebbero guadagnato comunque. Adesso si accorgono che le borse di tutto il mondo avvertono pesanti contraccolpi. Non solo dalla crisi russa, ma anche da essa. E c'è in Occidente chi pensa che sia giunto il momento di togliere le tende: chi ha guadagnato con i suoi guadagni, chi ha perduto con le sue pive nel sacco. Perché - pensano - non c'è da fidarsi della Russia. Dovrebbero invece guardarsi allo specchio e fare un esame di coscienza, perché hanno pensato di poterla trattare come una donna da marciapiede, in questo aiutati dai dirigenti russi che hanno varato la cosiddetta terapia-choc. Altri pensano - e tra questi mi pare ci sia anche Clinton - che la Russia non può essere abbandonata a se stessa. Saggio orientamento, anche se arriva tardi, dopo pressanti consigli perché la Russia s'imbarcasse su una strada che l'avrebbe portata al collasso. Si ha paura che la Russia precipiti nel caos, ed è una paura motivata. Ma non si è ancora ben capito che cosa è accaduto e perché siamo arrivati a questo punto. Comunque è da qui che bisogna ripartire. Capendo che è interesse dell'Occidente cooperare con la Russia. Prima o poi, probabilmente prima in Russia deve arrivare una nuova leadership, alla quale non sarà possibile imporre ricette, ma con la quale si dovrà discutere con rispetto, accettando che faccia scelte corrispondenti agl'interessi nazionali russi, senza necessariamente violare le «regole del gioco del mercato» e gl'impegni presi. Bisogna capire che i Gorbaciov, i Clinton, gh Eltsin vanno e vengono sulla scena del mondo, ma i popoli russo, americano, francese, italiano restano, con la loro storia, i loro costumi, i loro pregi e i loro difetti. Tutte cose insopprimibili. Mi rendo conto che oggi è difficile parlare di un rapporto paritario con una Russia flagellata dal disastro economico e morale, ma tutti questi sette anni dimostrano che gh Stati Uniti non possono fare errore peggiore che quello di approfittare della propria posizione di unica superpotenza. Il prossimo secolo non sarà un «secolo americano», per fortuna di tutti, americani compresi. Non è azzardato affermare che l'attuale disastro russo è anche un effetto di quel modo di pensare. Ma adesso la situazione è divenuta insostenibile. Per la seconda volta in sei anni i russi vedono dimezzare il loro reddito. Siamo di fronte a una crisi politica, di regime, siamo nel pieno di un'agonia. C'è un abisso ormai tra la gente e questo strato sottile di oligarchi che la governa. La sfiducia coinvolge tutti: in primo luogo il presidente, ma anche il suo candidato Viktor Cernomyrdin. Ma anche la Duma non gode di grande prestigio. In queste circostanze nessuna combinazione, nessun tentativo di aggiustare le cose con intrighi di corridoio potrà salvare la situazione. Il negoziato della settimana scorsa non è altro che un tentativo di rimescolare un mazzo di vecchie carte. E' chiaro che non ci salveranno né politici bancarottieri, né un Presidente stanco e lontano mille migha dal Paese. Io credo ormai che l'unica soluzione sia quella di elezioni anticipate contemporanee del Presidente e della Duma. Accompagnate, le une e le altre, da un referendum su una serie di cruciali emendamenti all' attuale Costituzione, che ridistribuiscano le competenze tra i poteri federali. Le dimissioni volontarie di Eltsin aprirebbero la strada a un compromesso che permetterebbe di dare vita a un governo di salvezza nazionale, capace di affrontare l'emergenza, e nello stesso tempo consentirebbero la formulazione delle linee basilari di una modifica costituzionale che liberi la Russia dalla trappola in cui si trova dal 1993. Chi ha paura di una tale solu- zione? Eltsin, che vuole rimanere al potere a tutti i costi; Cernomyrdin che vuole un anno e mezzo per conquistare una posizione di vantaggio in vista delle presidenziali; una parte dei deputati che sanno di non essere rieletti. Ma le soluzioni a questo punto sono solo due. Se non ci saranno elezioni anticipate, la crisi russa verrà risolta in piazza. Ora anche solo l'annuncio della data delle elezioni calmerebbe la società, la gente avrebbe di fronte a sé la prospettiva di esprimere la propria volontà in modo civile e regolare. L'alternativa è il caos. Spero che il presidente lo capisca e si renda conto del pericolo. La sua èra è finita e la sua grande chance di rimanere nella storia consiste oggi nell'indire al più presto nuove elezioni. Più lui e i suoi uomini si aggrappano al potere, più aumenta il pericolo di caos. Non è vero, infine, che non esistano uomini capaci in grado di rimettere ordine senza rovesciare la democrazia e senza abbandonare la linea riformatrice. Esiste già'un largo schieramento di bentro, un «nuovo centro» che respinge sia il liberismo radicale che il comunismo ortodosso. Ci sono le condizioni perché esso prenda forma politicamente. Esso ha già i suoi leaders: i Luzhkov, gh Stroev, gh Javlinskij, numerosi governatori. Ed è un movimento che ha una base sociale ampia e forte: non ancora un ceto medio come lo si concepisce in Occidente, ma una forza cospicua capace di attrarre importanti settori della società, capace di vincere le elezioni e formare organismi di potere che, basandosi sulla fiducia e sul sostegno del popolo, potranno fare uscire la Russia da questa grave crisi. Mikhail Gorbaciov «L'Occidente ha creduto di poter trattare il nostro Paese come una donna di strada» «L'unica soluzione è il voto anticipato per la presidenza e per la Duma: Eltsin deve capirlo» In una via di Mosca in vendita le tradizionali «matrioske» con Clinton e Monica e a sin. Clinton e Eltsin