«Devono ancora succedere parecchie cose»

«Devono ancora succedere parecchie cose» «Devono ancora succedere parecchie cose» Eltsin sibillino sullo scioglimento della CameraBassM MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Alla conferenza stampa nel grandioso Salone di Caterina un cronista chiede a Boris Eltsin: «Dissolverà la Duma se la nomina a premier di Viktor Cernomyrdin sarà respinta?». Segue un lungo silenzio sotto la vasta cupola di stucchi bianchi, azzurri e dorati. Poi il presidente russo dice, lapidario ed enigmatico allo stesso tempo: «Dovranno succedere parecchie cose prima di arrivare a quei risultati». Nuovo, imbarazzante silenzio. «Non ho altro da dire», aggiunge Eltsin, questa volta sornione. E la platea di dignitari e giornalisti si lascia andare a una risatina di cortesia. E' stato il momento più vivace di una conferenza stampa altrimenti opaca, alla fine di un vertice decisamente scarso di risultati. Era del resto nelle previsioni: nessuno si aspettava di più da parte di due leader che sono l'ombra di quello che erano fino a poco tempo fa. Il brio, la tensione costruttiva tra Clinton e Eltsin non ci sono più. E il rapporto tra gli Stati Uniti e la Russia si spersonalizza, torna a essere più concreto, burocratico. «Boris Eltsin e Bill Clinton sono ancora amici?», ha chiesto un cronista russo con tono solenne. Un tempo, quando il «Bill&Boris Show» andava per la maggiore, i due avrebbero risposto con una grande risata e magari un abbraccio. Ieri la loro reazione così seria, meccanica - «la risposta è sì, siamo ancora amici» - ha finito per rafforzare l'impressione di un'amicizia decisamente trasformata. La crisi finanziaria russa era ovviamente al centro delle preoccupazioni americane, ma in assenza di una squadra economica dall'altra parte del tavolo, di un programma russo specifico, non si è potuto andare oltre mere dichiarazioni d'intenti. Clinton ha offerto ancora una volta (d'aiuto dell'America» se la Russia proseguirà lungo il cammino delle riforme. Eltsin gli ha assicurato che non tornerà indietro, che la Russia ha imboccato in maniera irrevocabile la via del capitalismo. Più tardi, nella conferenza stampa, ha aggiunto che i russi dovranno patire «molto sangue, sudore e lacrime» prima di poter sop portare «la volatilità» dei mercati internazionali. E ha bacchettato i giornalisti presenti in sala per aver contribuito a diffondere l'immagi ne di una Russia che spera di salvarsi esclusivamente con il sostegno finanziario dell'Occidente Non sono tanto i soldi americani che ci interessano, ha detto Eltsin, «quanto il sostegno politico Usa a favore delle riforme in Russia». L'agenda dei vertici Usa-Russia è generalmente imperniata sulle questioni di sicurezza, tanto che questo summit avrebbe dovuto tenersi solo dopo l'approvazione dello Start H da parte della Duma. In assenza di tale ratifica, non è stato possibile fare alcun passo avanti in materia di riduzione degli arsenali strategici. H tema dello Start ni, che pure era stato tratteggiato in notevole dettaglio a Helsinki l'anno scorso, non è stato nemmeno abbozzato questa volta, In compenso Russia e Stati Uniti firmano un'intesa per la riduzione dello stock di plutonio arricchito (50 tonnellate per parte) nei prossimi anni (ma ancora non è chiaro chi aiuterà i russi a pagare un programma di conversione che costerà centinaia di milioni di dollari). In più, gettano le basi, per un sistema di pre-allarme missilistico teso a ridurre la possibilità di «incidenti» nucleari. L'accordo prevede lo scambio in tempo reale dei dati forniti dalle rispettive reti radar su lanci di missili balistici intercontinentali. Ma sui dossier politici più urgenti, Clinton e Eltsin rimangono divisi. Anzi, le divergenze sembrano addirittura accentuarsi. «Noi siamo contrari per principio all'uso della forza», ha insistito Eltsin. «I conflitti di oggi - che si tratti di Kosovo, di Iraq o di Afghanistan non hanno soluzioni nùlitari». Più tardi anche gli americani hanno riconosciuto, per bocca del vicese¬ gretario di Stato Strobe Talbot, che su questo punto le differenze sono nette. «I russi soffrono di una nevralgia diffusa quando si parla di usare la forza, specie quando si tratta della Nato». E proprio parlando della Nato il Presidente russo ha tirato fuori gli artigli ricordando che la sua opposizione all'espansione dell'Alleanza atlantica rimane inalterata. «Non accettiamo il concetto di un'architettura di sicurezza europea Nato-centrica». In assenza di grosse novità l'attenzione dei media, soprattutto quelli americani, è tornata inevitabilmente a concentrarsi sull'affaire Lewinsky - tema che ha finito per dominare la conferenza stampa. Quando è stata sciolta, il deputato democratico Steny Hoyer si è scagliato contro il cronista della Reuter che aveva chiesto a Clinton se non pensava fosse opportuno fare delle scuse formali al Paese. «Sono indignato. Avete cercato di imbarazzare il Presidente. La dovete smettere con questa vostra ossessione sulla Lewinsky. Gli americani se ne fregano». Andrea di Robilant Alla conferenza stampa con il leader Usa preannuncia ai russi «molto sangue, sudore e lacrime» Clinton con il generale Lebed: tutti hanno notato che ha parlato con lui più a lungo che con gli altri esponenti dell'opposizione A lato, Eltsin lotta con gli auricolari per la traduzione simultanea