Clinton parte: «Mettetevi d'accordo»

Clinton parte: «Mettetevi d'accordo» Senza risultati il vertice di Mosca con Eltsin. Il presidente americano si e; Clinton parte: «Mettetevi d'accordo» E la Duma chiede a Cernomyrdin di rinunciare MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «La situazione è peggio che alla vigilia del 1917». Al generale Lebed si può non credere, perché nel '17 lui non c'era. Ma gli si può dare credito quando emette una raffica di previsioni inquietanti e di paralleli con il 1991: se Eltsin scioglierà la Duma «è possibile una rivolta popolare»; «si può ripetere lo scenario del '91, quando migliaia di persone scesero in piazza a difesa della Casa Bianca»; «l'esercito potrebbe divenire aggressivo». L'ha detto anche a Clinton, incontrandolo alla Spaso House. E tutti hanno notato che il Presidente americano, dopo un breve discorso di fronte alla dozzina di leader russi, ha preso Lebed sottobraccio e si è intrattenuto con lui cinque minuti filati. Più che con tutti gli altri, incluso Ziuganov. Ma tutti hanno anche notato che all'invito di Clinton almeno tre grossi nomi della politica russa non hanno risposto: il sindaco di Mosca Jurij Luzhkov, e i capi dei due rami del Parlamento, Egor Stroev e Ghennadij Selezniov. I primi due entrano in molte rose di possibili candidati presidenziali. Qualcuno insomma ha ritenuto ultile non «compromettersi», ed è un segnale non secondario. Clinton comunque ha dato l'impressione di avere ormai capito che «la Russia deve scegliere la propria strada». «Purché - ha aggiunto non si violino le regole del gioco dell'economia mondiale». Ma in sostanza ha fatto capire che, questa volta, a differenza che nel 1993, gli preme di più un accordo tra le forze politiche russe. Per cui li ha invitati a «decidere assieme». Poi, «quale che sia la vostra decisione, noi vi aiuteremo e troveremo un modo di lavorare insieme». Ziuganov ha detto di essere stato soddisfatto dell'incontro a quattr'occhi Venerdì voto sulche invBoris udi miZhirincambi«Lo appa quauroccm con Clinton, e l'entourage del Presidente ha fatto sapere discretamente che Clinton è stato contento di non avere ascoltato una sola voce che perorava un ritorno all'indietro, cioè contro il mercato. Ma la giornata di ieri è stata assai meno pacifica dei colloqui alla Spaso House. La Duma ha sparato un calibro da novanta approvando a larghissima maggioranza (255 voti contro 40) una risoluzione che chiede a Cernomyrdin di ritirare la sua candidatura. Essa - vi è scritto - «è votata alla sconfitta e aggraverebbe la situazione». «Solo il vostro ritiro - continua il documento consentirebbe di ridurre la tensione e cominciare la ricerca di un compromesso». In effetti un ritiro di Cernomyrdin costringerebbe Eltsin a ricominciare daccapo con un altro candidato. Ma non c'è stato l nuovo premier a a zar na lista nistri ovski a idea: oggerò» segno di reazione da parte del premier facente funzioni. Il quale ha anzi inviato a Eltsin la lista di sei ministri (tra cui Primakov, Esteri, e Sergheev, Difesa) da confermare cosa che Eltsin ha fatto in un batter d'occhio - chiedendo nel contempo al Presidente di poter introdurre «nuovi nominativi». Quali non è stato detto, ma tutti hanno capito che potrebbero esserci uomini del partito di ZMrinovskij. Il quale ieri ha fatto più d'una dichiarazione di disponibilità a votare Cernomyrdin, pur di ricevere in cambio qualcosa. Lo scambio è ormai considerato probabile, ma non salverebbe comunque Cernomyrdin. La Duma ha risposto alla mossa di Eltsin con una seconda lettera. Questa volta chiedendo che Eltsin le chieda di licenziare il presidente della Banca Centrale, Serghej Dubinin. Alla Duma spetta infatti il compito di licenziarlo, ma può farlo soltanto su proposta del Presidente: di qui l'apparente stranezza della richiesta. Cui non è venuta risposta. La confusione domina il quadro, sembra anzi aumentare via via che ci si avvicina alla seconda votazione, ora decisa per venerdì, e che secondo le previsioni dovrebbe nuovamente bocciare Cernomyrdin. Nel coro si è levata sonora, ieri sera, la voce del banchiere Berezovskij. Per dire,,,a sorpresa - poiché tutti sanno che è lui uno dei manovratori deDa famiglia Eltsin - che «Eltsin dovrebbe dimettersi, per sgombrare il campo politico». Per chi? «Per un potere forte!», ha esclamato il banchiere dagli schermi della rete privata NTV, senza fare mistero di pensare a una soluzione extraparlamentare e extracostituzionale. A chi pensi non l'ha rivelato, ma molti sospettano che abbia in mente il generale Lebed. E non perché gli piaccia, ma perché lo ritiene controllabile. Intanto, tra i brividi dei risparmiatori, la Banca Centrale annuncia di mettere sotto amministrazione controllata ben cinque tra le maggiori banche del Paese: Inkombank (n. 2 in Russia), Menatep (n. 7), Most-Bank (n. 17), Mosbusinessbank (n. 11), Promstrojbank (n. 18). Tutte sull'orlo del fallimento, piene come sono di cartaccia delle obbligazioni di Stato. C'è poco da scherzare. Ma il governatore di Saratov, Dmitrij Ajazkov, uno degli invitati da Clinton e uno degli ultimi delfini di Eltsin, appariva ieri di ottimo umore. Tanto che, davanti alle telecamere, ha esclamato ilare: «Adesso capisco quella Monica Lewmskij. Un gran fusto!». Si spera che Hillary non stesse guardando quel canale. Giuliette Chiesa Venerdì il nuovo voto sul premier che invia a zar Boris una lista di ministri Zhirinovski cambia idea: «Lo appoggerò»

Luoghi citati: Mosca, Russia