Burlando non conquista Bruxelles

Burlando non conquista Bruxelles Il ministro ha visto i due commissari italiani e ha parlato per due ore con Neil Kinnock Burlando non conquista Bruxelles Ma per Malpensa 2000 si apre uno spiraglio BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'intesa su Malpensa non decolla. Alla ricerca di un difficile compromesso sul nuovo grande aeroporto italiano, dopo un muro contro muro che dura ormai da più di due mesi, il ministro dei Trasporti Claudio Burlando ha trascorso ieri una giornata di incontri a Bruxelles. Ma la missione per ora non sembra destinata a dare frutti nonostante un lungo incontro fuori programma due ore di faccia a faccia - tra Burlando e il Commissario ai Trasporti, il britannico Neil Kinnock, con cui il ministro italiano ha ottimi rapporti personali, ma con il quale si sono registrate nelle scorse settimane le tensioni maggiori. Al termine dei colloqui le posizioni sono rimaste le stesse e il compromesso non sembra più vicino. Del resto Burlando, seguendo la linea dura assunta dal presidente del Consiglio Romano Prodi e ribadita ancora la scorsa settimana dal vertice a Palazzo Chigi, non ha giocato nessuna nuova carta sul tavolo dei negoziati con la Commissione, limitandosi a riesporre le ragioni per cui l'Italia intende andare avanti con l'apertura di Malpensa 2000 e il contemporaneo smantellamento di Linate dal 25 ottobre prossimo. Così ieri sera il ministro italiano commentava che «non si può dire che sia iniziato un negoziato; a tutt'oggi non si intravedono soluzioni compatibili con la creazione di uno hub a Malpensa» e anche fonti del gabinetto Kinnock si limitavano a dire: «La situazione legale non cambia e la Commissione resta orientata ad approvare la bocciatura del decreto Burlando (quello cioè che avvia Malpensa 2000, ndr) il 9 settembre». Lo scopo ufficiale della missione di Burlando era quello di individuare con i due Commissari italiani Emma Bonino e Mario Monti gli spazi di manovra possibili per evitare uno scontro frontale tra la Commissione e il governo italiano. Ma è evidente che a meno di due mesi dalla progettata partenza di Malpensa 2000 - ancora ieri il ministro ha ripetuto che è «assolutamente intenzionato ad aprire il 25 ottobre» - e a una settimana dalla già annunciata decisione negativa della Commissione, i margini di mediazione appaiono strettissimi. Così ieri i due Commissari italiani si sono trovati in assoluta sintonia nello spiegare a Burlando che il decreto che porta il suo nome e che lascia a Linate solo i voli sulla tratta Milano-Roma è chiaramente contrario al diritto comunitario traducendosi in una discriminazione delle compagnie straniere che oggi operano su Linate a favore dell'Alitalia. In secondo luogo - sostengono Bonino e Monti - anche il mancato completamento delle in- frastrutture stradali e ferroviarie che collegano Malpensa si tradurrà in un danno per i consumatori. Non si tratta di novità, è la posizione ufficiale della Commissione fin dall'inizio della querelle su Malpensa, ribadita anche in agosto dal Comitato consultivo della Commissione. Di fronte a loro, Burlando ha ripetuto che l'Italia non è disposta ad accettare una bocciatura di Malpensa in base alle ragioni identificate dalla Commissione, cioè la discriminazione delle compagnie straniere e la mandanza di irìfrastrutture. L'unico spunto di mediazione possibile appare quello basato non tanto su una soluzione inno- vativa, ma su una metodologia proposta da Monti: si tratterebbe dì far partire Malpensa 2000 a giri ridotti il 25 ottobre e di legare tutti gli ul- teriori sviluppi del traffico - e la contemporanea riduzione di quello di Linate - ai miglioramenti nelle infrastrutture, in particolare l'en¬ trata in funzione del treno diretto con Milano e la realizzazione della terza corsia della Milano-Laghi. Monti ha così ripetuto ieri che ci possono essere i margini «affinché di comune accordo tra Commissione europea e governo italiano si individuino le modalità per una realizzazione graduale ma integrale di Malpensa 2000». Ma anche in questo caso le questioni fondamentali, prima fra tutte la ripartizione iniziale del traffico aereo tra Linate e Malpensa, sono ancora da vedere e le posizioni di Bruxelles e Roma non sono senz'altro concordi. Inoltre nell'esecutivo comunitario sta creando più di un malumore la po- sizione estremamente rigida assunta dal governo Prodi, dal fatto che Palazzo Chigi abbia avocato a sé la questione, ai pressanti interventi del primo ministro italiano su altri premier europei, fino alla minaccia della settimana scorsa di chiudere completamente Linate. Se compromesso alla fine ci dovesse essere, comunque, sarà un compromesso in corner. Qualche spazio in più di trattativa potrebbe arrivare eventualmente da uno slittamento della pronuncia su Malpensa. E' quello che pensa ad esempio la Bonino: «Se si colgono i margini di manovra esistenti, la Commissione potrebbe rinviare di una settimana la sua decisione». E se alla fine il temuto showdown tra Bruxelles e Roma dovesse verificarsi? Allora sarà guerra politica e giudiziaria. Burlando ha già annunciato che «in caso di una decisione negativa della Commissione ricorreremo davanti alla Corte di giustizia di Lussemburgo e investiremo della questione il Consiglio dei ministri dei Trasporti». Anche per questo ieri il ministro italiano ha incontrato il suo omologo austriaco, presidente di turno del Consiglio, Caspar Einem. Il caso Malpensa potrebbe essere sollevato dall'Italia già al Consiglio dei ministri dei Trasporti che si terrà il prossimo primo ottobre. Ma appare difficile che in quella sede, con ben nove compagnie europee che hanno presentato ricorso contro il decreto Burlando, il Consiglio possa trovare la maggioranza sufficiente per rivedere la decisione della Commissione. E anche un eventuale ricorso alla Corte di Lussemburgo non sembra destinato al successo. Francesco Manacorda La Commissione insiste «Il progetto discrimina le compagnie straniere e senza i collegamenti penalizza i passeggeri» Ma Roma non accetta ed è pronta a ricorrere alla Corte di giustizia ed al Consiglio dei Trasporti europei Giornata di incontri il braccio di ferro non è finito Ma si intravede il compromesso che può evitare la bocciatura Un'immagine di Malpensa Duemila Continua il braccio di ferro con l'Ue