L'lnps studia il taglio dei contributi di Gian Carlo Fossi
L'lnps studia il taglio dei contributi PENSIONI Brambilla: riduciamo i versamenti previdenziali (- 7,7%), avremo 100 mila nuovi posti L'lnps studia il taglio dei contributi Il sindacato ironizza: ha scoperto la pietra filosofale ROMA. Una proposta «magica» maturata all'interno dell'Inps, ma subito al centro di robuste contestazioni - suggerisce una soluzione per anticipare sensibilmente, senza particolari traumi, l'equilibrio finanziario del sistema previdenziale rispetto alla scadenza del 2020 prevista dalla riforma Dini. L'ipotesi, predisposta da Alberto Brambilla, consigliere di amministrazione dell'istituto ed esperto del settore, affronta la difficile questione di come coniugare la riduzione del costo del lavoro con il risanamento dei conti della previdenza e la creazione di nuova occupazione. «E' possibile - sottolinea Brambilla - e non è nemmeno necessario rimettere subito le mani nella riforma delle pensioni, si può benissimo partire dal 2000». Ma, dalla Uil-pensionati arriva una immediata bocciatura. «Con una battuta - osserva il segretario generale Silvano Miniati - si potrebbe dire che la proposta Brambilla assomiglia alla pietra filoso¬ fale. In realtà, per quanto suggestiva, presenta incognite rilevanti ed aspetti oscuri e problematici, ai quali non è stato dato alcun convincente chiarimento». Vediamo, comunque, come si articola la nuova ipotesi. Il primo «nodo» da sciogliere è individuato nella riduzione del costo del lavoro. Come? Brambilla suggerisce di attuare, a cominciare dal 2000, un taglio di 7,7 punti dei contributi previdenziali, che scenderebbero così dal 32,7 per cento al 25 per cento delio stipendio, avvicinandosi così alla media europea oscillante tra il 22 per cento e il 24 per cento. Un esempio: su una retribuzione media annua di 31 milioni di lire, la riduzione dei contributi sarebbe pari a circa 2,4 milioni di hre. Però, non si tratterebbe di un semplice taglio netto: alla riduzione reale del costo del lavoro è destinata la metà dalla riduzione, pari al 3,85%, che viene recuperata dal datore di lavoro e dal lavoratore in proporzione al pre¬ lievo attuale, rispettivamente il 2,80% e 1' 1,05%. L'altro 3,85% può essere versato, volontariamente ai fondi pensioni con le stesse proporzioni, cioè il 2,80% a carico del datore di lavoro e l'I,05% a carico del lavoratore». Si obietta che così si aprirebbero buchi enormi nei conti dell'Inps e che i lavoratori interessati, tutti rientranti nel metodo contributivo, fra 40 anni avranno pensioni molto ridotte. «E' vero replica Brambilla - ma c'è un rimedio. In effetti la pensione pubblica per questi soggetti avrà un grado di copertura inferiore del 14% a quello attuale. Tuttavia la riduzione è ampiamente riassorbita dalla copertura aggiuntiva offerta dal fondo pensione a capitalizzazione. Inoltre, una parte del minore gettito sarà recuperato dall'aumento delle entrate fiscali derivante dalla maggiore disponibità sia per le imprese che per i lavoratori. Comunque, di qui al 2040 (quando si cominceranno a pagare le pensioni con il nuovo meccanismo) è prevedibile un saldo negativo di 54 mila 873 miliardi che potrebbe essere colmato da un contributo di solidarietà a carico dei pensionati con diverse modulazioni. Ed ancora si dovrebbero congelare le pensioni privilegiate e dare un ulteriore giro di vite a quelle di reversibilità». E l'incremento dell'occupazione? Il taglio del costo del lavoro, prevede il consigliere dell'Inps, produrrebbe la creazione di 100 mila nuovi posti di lavoro, che consentirebbero il recupero di circa 2 mila miliardi l'anno tra contributi e imposte. Gian Carlo Fossi Il presidente dell'Inps Gianni Billia
Persone citate: Alberto Brambilla, Brambilla, Dini, Gianni Billia, Silvano Miniati
Luoghi citati: Roma
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