«Ho ucciso per sbaglio per vendicare un'offesa» di Paolo Colonnello
«Ho ucciso per sbaglio per vendicare un'offesa» Domenica mattina ha scambiato la vittima per un uomo dei Navigli che l'aveva ferito durante una zuffa «Ho ucciso per sbaglio per vendicare un'offesa» Preso il killer di Milano, prima di sparare aveva sniffato cocaina MELANO. Ha ucciso per soddisfare il suo orgoglio di balordo, di lupo solitario e sbandato di periferia in cerca di sangue per vendicare un'offesa. Ha ucciso dopo una sniffata di cocaina e un bicchiere di troppo, senza curarsi se il sangue versato sarebbe stato quello di un innocente. Fabrizio Butà, 27 anni, precedenti per rapina, uscito dal carcere lo scorso aprile dopo 5 anni di detenzione, considerato un personaggio «socialmente pericoloso» e per questo sottoposto a misure di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, è stato arrestato l'altra notte al termine di un lungo interrogatorio in questura dove ha confessato di aver ucciso domenica all'alba, con un colpo di fucile a panettoni, Domenico Baratta, 34 anni, impiegato alle poste, sposato e padre di una figlia di 8 anni. Ci sono volute meno di 48 ore alla squadra mobile per risolvere un omicidio che stava per trasformarsi in giallo: feroce e senza spiegazioni. Una vita come tante quella di Baratta, stroncata alle 5 del mattino da una fucilata che gli ha squarciato il petto mentre tentava affannosamente di nascondersi nell'auto di un amico con cui aveva appena bevuto una birra. Un omicidio senza movente si era scritto il giorno dopo. E senza spiegazioni apparenti, visto che Baratta aveva alle spalle una vita irreprensibile. For- se il suo unico torto, avevano sospettato fin da subito gli investigatori, era stato quello di trovarsi all'ora sbagliata nel posto sbagliato. Ad un passo cioè dai locali notturni dei Navigli, una zona tranquilla normalmente, ma non questo sabato notte dove in un bar, il Marilyn di via Ascanio Sforza, intorno alle due di notte, si era scatenata una rissa tra gli avventori, una ventina in tutto, per un complimento pesante rivolto alla fidanzata di uno di loro. Fabrizio Butà, trovandosi coinvolto le aveva prese e date, avendo la peggio: due dita spezzate e un taglio al collo, forse con un coltello o magari con un coccio di bottiglia. Qualcuno lo ha visto uscire dal bar dolorante dicendo a un giovane: «Questa te la faccio pagare». Poi rivolto a un amico: «Adesso lo sistemo io». E tanto è bastato alla polizia per cominciare l'indagine sul suo conto, interrogando quasi tutti gli avventori di quella sera per tentare di individuare «Fabrizio» e arrestarlo infine lunedì sera sotto casa. Così si è scoperto che il giovane si era fatto accompagnare a casa da un paio di amici, in un palazzo di Coreico dove vive con la madre e un fratello. Qui è sceso in cantina e ha prelevato un borsone dove nascondeva un fucile da caccia cui aveva segato le canne. Aveva sniffato e bevuto, ha spiegato. Voleva vendetta per sé, ha raccontato, e anche per un altro fratello, ucciso due anni fa davanti a casa a bastonate durante una rissa cruenta. Butà si è fatto riportare dagli stessi amici, due giovani di cui non ha voluto rivelare l'identità, davanti al bar dove era scoppiata la rissa. Non trovando più nessuno, i tre hanno fatto un giro nella zona e dopo pochi minuti hanno incontrato due uomini. Erano Baratta e il suo amico, Saverio B., 31 anni, cameriere in un locale dei Navigli da poco smontato dal servizio. I due si erano appena salutati e Baratta stava avvicinandosi alla sua auto, quando, in via Conchetta, ha visto farsi incontro Fabrizio Butà e un altro uomo. Ha intuito il pericolo, è tornato verso l'auto dell'amico ma ha fatto solo in tempo ad aprire una portiera. Butà gli era già alle spalle e ha aperto il fuoco, uccidendolo all'istante e ferendo Saverio B. Non ha avuto esitazioni il killer: ha deciso che quell'uomo spaventato, appena intravisto nel buio, avrebbe soddLJato la sua vendetta. Lo aveva giurato davanti agli amici. Baratta scappava e questa è stata la sua colpa. Così ha detto Butà alla polizia e al pm Kercamillo Davigo che lo hanno interrogato fino alle 4 del mattino. Orgoglio di balordo, gli costerà l'ergastolo. Paolo Colonnello
Persone citate: Baratta, Davigo, Domenico Baratta
Luoghi citati: Milano
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