Tangentopoli Familistici è più vicina di Maria Grazia Bruzzone

Tangentopoli Familistici è più vicina Berlusconi prepara la campagna d'autunno, D'Ambrosio approva la proposta del vicepremier Tangentopoli Familistici è più vicina Veltroni: prima le norme, poi penseremo al passato ROMA. Sarà un'amnistia a chiudere la dolente pagina di Tangentopoli, dopo una «sessione speciale» del Parlamento che vari, dopo la Finanziaria, i necessari provvedimenti anticorruzione? Il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni, che ieri aveva lanciato velatamente la proposta in un'intervista all'Unità, incassato anche il consenso del procuratore aggiunto di Milano Gerardo D'Ambrosio, fa capire che proprio questo potrebbe essere l'esito finale del percorso da lui delineato. Veltroni non lo dice chiaramente: «Non entro nel merito e non voglio dare indicazioni - risponde ai cronisti in margine alla festa dell'Udr a Telese -, Dico solo: prima si devono varare queste norme, poi la classe politica sarà abilitata ad affrontare i temi del passato». Ma la strategia del governo a questo punto, dopo il discorso del ministro Flick e dopo il colloquio fra Massimo D'Alema e Luciano Violante, parrebbe proprio essere questa. Una linea che, affossata la Bicamerale e messa da parte la discussa commissione d'inchiesta su Tangentopoli, dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo a Silvio Berlusconi. E contribuire a riaprire quel dialogo col Polo che pareva ormai compromesso proprio dalle feroci polemiche sulla giustizia. Di «base per riaprire il dialogo» parlava del resto esplicitamente lo stesso Veltroni nell'intervista: «Cosa deve fare una classe dirigente che ha conosciuto la tragedia di Tangentopoli? - si chiedeva -. Dire agli italiani: abbiamo appreso delle lezioni che adesso trasformiamo in un corpo di norme contro la corruzione. E quindi, dopo la Finanziaria, si dedicano due settimane all'approvazione di queste norme, peraltro già all'esame. Fatto questo, si affronti con maggior libertà e coraggio il modo di uscire da Tangentopoli». Una proposta che è piaciuta a D'Ambrosio e, verosimilmente, all'intero pool di Milano. «Certo che sono soddisfatto, se si inizia a discutere in Parlamento di norme contro la corruzione vuol dire che si è fatto un passo avanti gigantesco. Fino a ora, tranne la legge Merloni sugli appalti, non era stato fatto quasi nulla», commenta il magistrato. Parole che Veltroni considera «un importante fatto politico, perché provengono proprio da chi è stato impegnato in prima persona in questa battaglia». Una soluzione che «può sbloccare», un segnale dal palazzo di Giustizia di Milano che «fa sperare», aggiunge il vicepresidente del Consiglio. Quanto al ministro Flick, proprio l'altra sera ha rilanciato l'azione del governo sulla giustizia, parlando dei molti provvedimenti già approvati (anche se ancora non se ne vede l'effetto) e annunciando che «nel prossimo documento sulla programmazione economica, l'obiettivo giustizia verrà posto allo stesso livello dell'obiettivo occupa- zione, come questione necessaria per affrontare la crisi nel Mezzogiorno». Sulla sessione speciale del Parlamento dedicata alle molte questioni ancora aperte, non solo alle norme anticorruzione - poi Flick non si era affatto detto contrario, anche se non lo ritiene essenziale: «Il vero problema non è se affrontarli con una sessione speciale o col lavoro delle commisioni», ha spiegato, augurandosi che anche sulla separazione delle funzioni, sulle «pagelle» ai magistrati e su altri nodi si possa al più presto raggiungere un consenso. Nella maggioranza e magari anche con l'opposizione. Una sessione speciale, magari preparata prima dalle commissioni, darebbe certo più enfasi al dialogo. E pare che anche di questo abbiano parlato D'Alema e Violante, che si sono incontrati lunedì a Botteghe Oscure. Dalla Sardegna, intanto, Berlusconi sulla giustizia lancia la blanda idea di una «giornata di riflessione», una sorta di convegno-seminario autunnale che metta a fuoco tutte le questioni più urgenti. Mentre su fisco e occupazione annuncia una grande manifestazione a Roma, probabilmente sabato 3 ottobre. Il leader del Polo ha riunito ieri nella sua villa sarda i fedelissimi, da Gianni Letta a Paolo Bonaiuti, da Pisanu e La Loggia a Scaloja, Azzolini, Tajani. Tutti, tranne il vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi, nonché membro dell'ufficio di presidenza di Fi, che infatti se la prende a male. «Trovo strano che non abbia invitato anche me, che fra l'altro mi trovo in Sardegna», dice risentito. Maria Grazia Bruzzone

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