Patto segreto per l'Europa sociale

Patto segreto per l'Europa sociale Patto segreto per l'Europa sociale Tra Bonn e Parigi, se vincerà Schroeder RETROSCENA UNA NUOVA MAASTRICHT IN caso di vittoria di Gerhard Schroeder alle elezioni federali tedesche del 27 settembre, i partiti socialisti francese e tedesco, e quindi i due governi di Bonn e Parigi, cercheranno di imprimere una svolta radicale al processo di integrazione politica e sociale europea, ponendo il governo italiano di fronte a un'insidiosa verifica sulla propria identità politica che coinciderà a ottobre, con il confronto interno alla maggioranza tra l'Ulivo e Rifondazione. Secondo fonti di Bonn che lavorano all'iniziativa, il partito socialdemocratico tedesco (Spd) sta preparando, in accordo col partito socialista francese (Psf), una piattaforma per la politica europea dell'occupazione destinata a diventare pubblica al vertice straordinario di ottobre del Consiglio dell'Unione europea (Ue) di Vienna. L'iniziativa dei due partiti socialisti intende capovolgere l'approccio all'integrazione europea seguito finora, spostando l'accento su forme di stretto coordinamento delle politiche economiche tra gli 11 Paesi sulla base di principi «keynesiani». In particolare l'obiettivo è di coordinare la difesa dell'occupazione attraverso il sostegno ai consumi, esercitare più influenza sull'attività della Banca centrale europea (Bce), attenuare la morsa dei criteri di stabilità finanziaria, nonché avviare l'armonizzazione fiscale e dei sistemi sociali dei Paesi dell'Ue. Le due proposte di maggiore carica simbolica su cui si discute sono l'istituzione di un «governo economico europeo» e l'introduzione di parametri, sul modello di Maastricht, per la riduzione della quota di disoccupazione in ogni economia. L'introduzione di un «criterio di Maastricht» sull'occupazione era stata una delle richieste avanzate in Italia da Rifondazione comunista nell'ambito della «rinegoziazione di Maastricht» che il partito di Fausto Bertinotti aveva chiesto nei mesi passati. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, avevano respinto le richieste. In vista della presa di posizione franco-tedesca, il governo italiano potrebbe però trovarsi ora a dover scegliere tra la «fedeltà» aU'orientamen- to socialista tradizionale di Spd-Psf, in grado di placare politicamente Rifondazione, e un percorso di politica economica sul filone «Clinton-Blair» che potrebbe favorire l'economia italiana nella competizione proprio con quelle francese e tedesca. La scelta, in grado di determinare una svolta nell'identità politica del governo, coinciderebbe con le verifiche già in programma in vista della legge Finanziaria. Secondo fonti dell'Spd, ai vertici del partito è stato elaborato un documento in dieci punti, confidenziale ma già concordato col partito francese di Lionel Jospin, che costituirebbe la base di una proposta comune di Bonn e Parigi al vertice Ue di Vienna a ottobre nel caso di vittoria elettorale di Schroeder. In base alle proposte, il gruppo informale «Euro 11» a cui finora i governi dei Paesi euro hanno attribuito vaghe responsabilità nel coordinamento delle politiche degli 11 Paesi, assumerebbe carattere «formale», verrebbe dotato di una presidenza e di un segretariato e svolgerebbe al fianco dell'Ecofin un ruolo chiave nella centralizzazione delle deci- sioni economiche dei Paesi europei con l'obiettivo di armonizzare i sistemi fiscali e di assistenza sociale, dando vita a un «governo europeo dell'economia». Interpretando estensivamente il Trattato di Amsterdam, verrebbero proposti obiettivi di riduzione della disoccupazione negli 11 Paesi. A questo fine sarà anche chiesto un maggiore scambio di informazioni alla Bce da cui si attendono politiche compatibili con la riduzione della disoccupazione e col sostegno alla crescita economica: «Dalla Bce - riporta un documento del gruppo di lavoro dei due partiti - ci si attende bassi tassi d'interesse in modo che gli investimenti privati possano aumentare. Una tale politica può portare a una crescita di almeno il 3% all'anno, indispensabile a ridurre la disoccupazione». Per la prima volta la politica della Bce viene vista dipendere da obiettivi di crescita e di occupazione. Infine Spd e Psf chiederebbero un rappresentante di Euro 11 o dell'Ecofin nei maggiori organismi internazionali, G-8 e Fondo monetario internazionale. Questa richiesta sta particolarmente a cuore a Bonn che assumerà la presidenza del G8 proprio nel '99. Nel primo semestre del '99 a Bonn farà capo anche la presidenza dell'Ue. Il candidato alla cancelleria, Gerhard Schroeder, in passato molto critico sull'euro (che definì «un parto prematuro e malato»), è restato finora ai margini dell'iniziativa, ma all'interno del partito si ritiene che stia pensando a recuperare un profilo «europeo». Secondo le fonti, Schroeder ha chiesto di incontrare il governatore americano, Alan Greenspan, durante la recente visita a Washington, per discutere le implicazioni politiche dell'unione monetaria. Schroeder voleva capire se l'attuale costruzione di Maastricht è compatibile col «quadrato magico» della politica tedesca: la combinazione di «bassa disoccupazione, stabilità dei prezzi, bassi tassi d'interesse, crescita costante», varato da Franz Josef Strauss, ministro delle Finanze della Grande Coalizione (tra il '66 e il '69). Da parte francese c'è la speranza che, con Schroeder al posto di Kohl, sia possibile reintrodurre elementi di controllo politico nella gestione del cambio euro-dollaro. Una fonte del ministero del Tesoro francese osserva che l'ambizione di dare natura formale al coordinamento economico dell'Euro-11 è ancora viva: «Proprio questi mesi dimostrano che il Patto di stabilità non è sufficiente a produrre cicli armonizzati nelle economie europee. Non basta il meccanismo pavloviano dei criteri per governare l'Europa». Bonn finora si è opposta a formalizzare istituzioni che, teme, potrebbero limitare l'indipendenza della Bce: «L'Euro-11 spiega una fonte del ministero delle Finanze - deve avere solo compiti di sorveglianza». Obiettivo di Schroeder è di giungere a un'armonizzazione dei sistemi sociali in Europa in modo da annullare gli svantaggi per l'occupazione tedesca. Negli ultimi tre anni l'industria tedesca ha già dimezzato (dal 20 al 10%) lo svantaggio in termini di più alto costo del lavoro rispetto ai maggiori Paesi europei. Di fronte all'iniziativa di Bonn e Parigi, al governo italiano si porrebbe un problema speculare: scegliere se schierarsi con Spd-Psf su una linea di politica economica che può garantire consenso politico sia all'interno sia in Europa, ma che può essere controproducente per la competitività del Paese, oppure se decidere di perseguire l'efficienza del sistema-Italia avvantaggiandosi nella competizione con le economie dei Paesi vicini, anche se guidati da governi politicamente affini. Cario Bastasin Si vuole istituire un «governo economico» e fissare parametri per ridurre la disoccupazione Il progetto dovrebbe essere formalizzato al vertice dell'Unione a Vienna in ottobre Per il governo italiano impegnato nella verifica con Rifondazione si porrebbe il delicato problema di allinearsi con una politica che può indebolire la competitività Da sinistra il premier francese Jospin il presidente della Banca europea Duisenberg e un'immagine simbolo del problema disoccupazione in Europa