La «fuga all'estero» del Cancelliere di Emanuele Novazio

La «fuga all'estero» del Cancelliere La nuova campagna elettorale del leader Cdu sfrutta le tempeste finanziarie, russa e jugoslava La «fuga all'estero» del Cancelliere Kohl: sono la vostra garanzia contro le crisi mondiali BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' la vita a imporre i temi, non l'opposizione», sorride Helmut Kohl nella Sala Grande della Konrad Adenauer Haus, la sede nazionale Cdu a poche centinaia di metri dalla Cancelleria e proprio in faccia alla centrale dell'Spd: davanti ai due grandi manifesti che tracciano le linee della campagna elettorale entrata in dirittura d'arrivo «Classe mondiale per la Germania», e «Sicurezza invece che rischio», entrambe associate alla sua immagine rassicurante di statista - il Cancelliere sfodera una carta alla quale il partito e lui personalmente, a meno dì quattro settimane dal voto, assegnano un ruolo decisivo: la carta della competenza e dell'autorità internazionale, la carta del prestigio riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, la carta del più longevo e coriaceo leader del mondo occidentale. E' duplice il messaggio che - alludendo al ruolo della «vita» e alle sorprese della storia, dunque - Helmut Kohl ha inviato ieri agli elettori, con una vistosa ma inevitabile correzione della sua strategia elettorale: confermandomi alla guida del governo, dice il primo messaggio, i tedeschi non correranno rischi anche se il panorama internazionale si rabbuia. Votando Cdu, conferma il secondo messaggio, la Germania manterrà intatto il suo prestigio e non si esporrà ad avventure. Ma la crisi russa, il pericolo di devastanti sommovimenti politici, economici, finanziari in un grande Paese «alle porte di casa», possono diventare un tema catalizzatore di consenso per un partito e un Cancelliere certamente in ripresa nei sondaggi ma sempre, e stabilmente, in ritardo rispetto all'Spd e a Gerhard Schroeder (da tre a cinque punti, a seconda degli istituti di rilevamento)? La risposta di Helmut Kohl è perentoriamente affermativa: «La gente guarda la tv e tutte le sere vede immagini terribili dalla ex Jugoslavia, dove andava in vacanza e dove vorrebbe tornare», spiega il Cancelliere a chi gli espone le critiche socialdemocratiche di «pirateria elettorale» a proposito di crisi russa, di Bosnia e di Kosovo. Non solo. «La Germania ha speso decine di miliardi di marchi, più di ogni altro Paese al mondo, per aiutare i profughi dalle terre devastate dalla guerra civile». Come dire che i contribuenti non possono disinteressarsi di quelle crisi, ma vogliono essere sicuri che qualcuno, a Bonn, sia in grado di dare un serio contributo per risolverle. Infine «ci sono milioni di tedeschi sparsi nell'ex Unione Sovietica»: un popolo di profughi che un'emergenza senza controllo spingerebbe a tornare nella patria degli antenati, con imprevedibili conseguenze sulla stabilità economica e sociale del Paese. L'interesse per le crisi internazionali non può dunque mancare fra elettori che per di più - sottolinea Kohl - in maggioranza non hanno ancora scelto per chi votare, e che dunque non possono non essere sensibili ai rischi ai quali è esposta la Germania: «Oggi le scelte si fanno diversamente che in passato. Oggi la struttura del corpo elettorale è cambiata. Oggi la gente non è più vincolata come una volta». Oggi «moltissimi decidono nelle ultime due settimane per chi votare». Ecco dunque - grazie alla crisi russa - una ripartizione delle batterie elettorali più congeniale a Kohl e meno conveniente a un avversario considerato da molti, a Bonn, «un leader regionale» e spesso a disagio con la politica internazionale (proverbiale la più recente gaffe di Schroeder, un pranzo a quattr'occhi con il presidente bielorusso Lukashenko, al bando in Occidente per i suoi metodi dittatoriali). Ecco dunque il richiamo al proprio ruolo di mediatore e consigliere dei Grandi: per dibattere la crisi russa «siamo in strettissimo contatto quotidiano», conferma Kohl riferendosi a Eltsin, a Clinton, ai principali partner europei dei quali esibisce volentieri l'amicizia e la stima. Anche ieri: in prospettiva di una posizione comune dell'Unione europea, e per scoraggiare una riunione del G7 - «in questo momento un incontro non potrebbe smuovere nulla, non sappiamo nemmeno chi è il primo ministro a Mosca» - il Cancelliere si è consultato con gli alleati e con la presidenza di turno dell'Unione europea. E lo stesso farà stamane. Se questa «fuga all'estero» porterà i frutti sperati è tuttavia incerto. Le turbolenze russe potrebbero indurre molti elettori a interrogarsi sull'atteggiamnento di Bonn di fronte alla Russia di Boris Eltsin: a chiedersi per esempio se Kohl non ha sostenuto con eccesso di fiducia, troppo a lungo e con troppi miliardi di marchi, un Paese e un presidente a rischio. Emanuele Novazio Sui manifesti gli slogan: «Classe mondiale per la Germania» e «Sicurezza invece che rischio» Su Mosca: «No a una riunione del G7, non sappiamo neppure chi sia il primo ministro ora»