Politica estera, un nuovo decalogo

Politica estera, un nuovo decalogo Diritti umani, costruzione europea, riscoperta dell'atlantismo, Mediterraneo e cultura Politica estera, un nuovo decalogo Conclave di ambasciatori ROMA. Una politica estera «per il terzo millennio» ispirata ai valori, primo fra tutti i diritti umani, e l'imminente riforma della Farnesina sono stati i temi per nove ore al centro della prima giornata del conclave delle feluche nella Sala delle Conferenze Intemazionali fra 125 ambasciatori ed i vertici del ministero al gran completo. Il primo a porre l'attenzione sui «valori» è stato, nell'intervento di apertura della due giorni a porte chiuse, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ha collocato in cima ai doveri dei diplomatici «rappresentare il paese con dignità» cosa che darghissimamente ma non sempre è avvenuto». Fra gli altri doveri, Scalfaro enumera la «fedeltà alla linea del governo anche se non condivisa», la «sincerità spietata col proprio governo», l'affermazione del (eprimato della politica» di cui l'«economia deve essere l'ancella» e la fedeltà alla «visione strategica» europea ed atlantica di Alcide De Gasperi anche se «nessuno ha sposato gli Stati Uniti». Per Scalfaro il primato della politica è confermato dalle crisi presidenziali a Washington e Mosca, dove si recherà in visita il 13 settembre. «La crisi russa è certo moneta e mercato ma è politica e di fiducia - ha detto - ed anche le difficoltà del presidente degli Stati Uniti attengono ad un turbamento di fiducia». Il Capo dello Stato ha poi ammesso di aver pensato al testo di spiritualità 1' «Imitazione di Cristo» in riferimento ai fatti moscoviti: «Potenze che 15 anni fa facevano tremare il mondo ora possono farlo non per eccesso di efficienza ma per altre ragioni». Seguendo i ritmi serrati dell'agenda, al discorso di Scalfaro - definito «sobrio, dignitoso e puntuale» nella platea delle feluche è seguito l'intervento del ministero degli Esteri, Lamberto Dini, che ha invitato l'Europa a «non rischiare di perdere la Russia come fu persa la Germania dopo la Prima Guerra Mondiale» auspicando una forte solidarietà per la «difficile adolescenza della rinascita russa». In 14 cartelle Dini ha presentato ai capi missione giunti da ogni angolo del pianeta - a proprie spese - obiettivi e priorità di una politica estera che guarda al nuovo secolo: costruzione europea, riscoperta dell'atlantismo, cooperazione nel Me- diterraneo, stabilità nei Balcani, globalizzazione ma soprattutto cultura e valori perché «i diritti umani sono destinati ad assumere una visibilità straordinaria». A conferma di questo indirizzo di fondo la riforma porterà a denominare, su proposta del sottosegretario agli Esteri Patrizia Toia, una delle future direzioni generali alle «Organizzazioni Internazionali ed ai Diritti Umani». «Il ruolo dei diritti umani - spiega Umberto Vattani, segretario generale della Farnesina - è il motivo ispiratore della nostra politica estera e parte dell'immagine dell'Italia nel mondo» come hanno dimostrato negli ultimi 24 mesi la nascita a Roma della Corte Penale Internazionale, l'impegno profuso per ottenere la messa al bando delle mine anti-uomo ad Ottawa e della pena capitale a Ginevra. La Farnesina appare così in sintonia con la «diplomazia etica» del premier britannico Tony Blair. «Dobbiamo fare leva sulla cultura come strumento di dialogo fra civiltà differenti per arrivare ad un incontro sui diritti umani che non lasci fuori nessun Paese», aggiunge Patrizia Toia facendo riferimento alle recenti aperture all'Iran. Gli interventi di Dini e Vattani sono serviti per fare il punto sulla riforma, prevista per il 1999. Dini, dopo aver annunciato ristrutturazioni e decentramento, ha chiesto a chiare lettere un aumento dei fondi per la Farnesina sul bilancio dello Stato: «Le quote dei maggiori Paesi oscillano fra lo 0,40 e 1*1,1 per cento rispetto al nostro 0,28». Vattani è entrato nei dettagli, alzando il velo su una riforma che, nei fatti, è già iniziata: procedure più snelle, comunicazioni informatiche, sostegno alle imprese, pianificazione, promozione della cultura, assistenza per i connazionali all'estero. I nuovi impegni però, ha indicato Vattani, impongono «un incremendo degli organici del 15 per cento» rispetto alle attuali 904 feluche. Gli ambasciatori hanno ascoltato in rigoroso silenzio e poi - dopo un buffet nella Sala del Mappamondo - in una dozzina di interventi, da Sergio Vento a Ferdinando Salleo, da Amedeo De Franchis a Francesco Corrias, hanno sottolineato l'importanza del «forte raccordo fra centro e periferia» della politica estera. Dopo le relazioni del pomeriggio dei sottosegretari Piero Fassino su immigrazione ed italiani all'estero, Rino Serri sulla cooperazione e Patrizia Toia sul- j le politiche culturali, prevalevano i commenti positivi sul conclave che ha trasformato il primo piano del ministero in un laboratorio di idee e proposte. «Si è parlato di fatti concreti», «serve a coordinarci», «è valsa la pena pagare il biglietto aereo» si sentiva ripetere nei corridoi, anche fra chi aveva sollevato critiche ed obiezioni. Non a caso, su richiesta dei diplomatici, oggi i lavori inizieranno con un'ora di anticipo, alle 8, per nuovi «approfondimenti». Ma è già sicuro che questo conclave non sarà l'ultimo. Maurizio Molinari Il presidente Scalfaro che il 13 settembre sarà in visita a Mosc«Sincerità spietata col governo Prima la politica, poi l'economia Dini: la riforma della Farnesina richiede maggiori stanziamenti Necessario anche aumentare gli organici dei diplomatici li Ritratto di famiglia alla Farnesina: gli ambasciatori italiani con il ministro Dini e i sottosegretari