Eltsin-Zìuganov: è braccio di ferro
Eltsin-Zìuganov: è braccio di ferro Il presidente ricandida Cernomyrdin, il capo dei comunisti ribatte: lo ribocceremo Eltsin-Zìuganov: è braccio di ferro II capo dell'exKgb: se qualcuno ha l'intenzione di usare la forza avrà la risposta che merita MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Incurante del summit ClintonEltsin la crisi russa si sviluppa convulsamente a base di colpi sempre più bassi, da una parte e dall'altra. Mi avete respinto Cernomyrdin? Ebbene io ve lo confermo candidato. Boris Eltsin, nel suo classico stile bulldozer, ha ieri annunciato che non tornerà indietro e, anzi, che attorno al suo «facente funzione» di premier costruirà il governo «entro la prossima settimana». Gli replica il capo della Duma, il comunista moderato Selezniov: «Per Cernomyrdin nessuna chance neanche al secondo turno». E Ziuganov, che pare il più duro in questa fase, accusa Eltsin di «spingere il Paese verso la guerra civile». «Una sfida esclama nei corridoi del parlamento -, un presidente che ha deciso definitivamente di violentare il Paese e la Duma». Poi si rivolge agli alleati di sinistra con l'invito pubblico a non accettare nessun incarico nel governo di Cernomyrdin, a non farsi catturare, comprare, corrompere. E annuncia la formazione di una «coalizione nazional-patriottica» che sembra essere fatta apposta per fronteggiare il dopo scioglimento della Duma. Intanto la seconda votazione sul premier dovrebbe avvenire non venerdì, com'era stato ven- tilato nelle prime ore, bensì lunedì prossimo. I capi della Duma hanno deciso di ascoltare il parere dei senatori del Consiglio della Federazione, che si terrà appunto venerdì, posponendo la seconda resa dei conti. Mossa che potrebbe significare però anche l'intento di dare qualche spazio eventuale a tentativi di mediazione. Nei quali sembra ancora spe¬ rare lo stesso Cernomyrdin, che ieri si è rammaricato a più riprese del mancato accordo. «Eravamo vicini», ha detto, augurandosi che, da qualche parte, con qualcuno, il negoziato possa ri¬ prendere. Ma nessuno ha raccolto il fazzoletto, neanche Grigorij Javlinskij, leader dei liberali democratici all'opposizione, che ha sarcasticamente invitato i giornalisti presenti: «Fatevi avanti, forse c'è posto anche per voi nel governo». Zhirinovskij, divenuto improvvisamente più radicale dei radicali, si dice ormai certo che il giorno della dissoluzione della Duma sarà esattamente il 14 settembre, un minuto dopo la terza votazione. Quanto a lui, con una smorfia di dispiacere, ha confermato che i suoi deputati non voteranno mai Cernomyrdin. Il premier designato ha trovato il tempo, ieri, di riunirsi con il ministro delle Finanze Zadornov e con Boris Fiodorov, vice premier uscente, per concordare le misure finanziarie più urgenti: impedire il collasso delle banche, misure per rafforzare la liquidità e il controllo sulle operazioni valutarie. Il che significa che le rotative stanno già stampando i rubli della inesorabile inflazione. Mentre Fiodorov incontrava in rapida successione Lawrence Summer, primo vice ministro delle Finanze Usa, Domingo Cavallo, ex ministro delle Finanze argentino, esperto in lotta all'iper-inflazione, Robert Barro, professore di Harvard: in cerca di consigli, di pareri in extremis. Concretamente, però, nessuno sta ancora facendo niente. L'impressione generale è che l'impasse politica permanga in parallelo all'assenza di misure operative concrete. E l'incertezza alimenta le voci peggiori. Al punto che è dovuto intervenire, facendosi intervistare dalle tv, il capo del Servizio federale di Sicurezza, l'ex Kgb, Vladimir Putin, per smentire che ci sia, da parte di chicchessia, qualche progetto di uso della forza. «Non vi sono segni, né da parte presidenziale, né del governo, né della Duma, né del Consiglio della Federazione, di volontà anticostituzionali. Tutto è tranquillo, e se qualcuno ci provasse, troverebbe la risposta che merita». Una tranquillizzazione per modo di dire, che non convince nessuno, anche perché le inquietudini sono confuse ma quasi palpabili, come un'onda oscura che si attende non dai centri del potere ma dalla cosiddetta Russia profonda, dove nessuno sa in realtà cosa sta succedendo. Primo esplicito segno di paura tra gl'imprenditori stranieri, ieri sera la rivista «Vogue», che stava per lanciarsi sul mercato editoriale russo, ha annunciato a tutti gl'invitati che il gala-party, previsto con clamore - tutta Mosca è tappezzata di manifesti - il 10 settembre, veniva annullato «a causa della situazione politica ed economica». Giuiietto Chiesa Frenetiche consultazioni con gli esperti occidentali per escogitare nuove misure per affrontare la crisi Il Pc annuncia la formazione di una coalizione nazional-patriottica perfrontare lo scioglimento della Duma Una donna fa incetta di sigarette a buon mercato Nella foto piccola, il leader pc Ziuganov
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