Wall Street si risveglia e sfida la crisi
Wall Street si risveglia e sfida la crisi Giornata sull'altalena sulla piazza americana che apre bene, cade e poi recupera ancora Wall Street si risveglia e sfida la crisi Dopo il crollo di lunedì, il DowJones guadagna il 3,8% NEW YORK. «Il toro non è morto», dicevano i più ottimisti. «Non ancora», aggiungevano i più cauti. Al suono di chiusura della campanella, ieri, Wall Street aveva recuperato 288 punti, cioè la metà di quelli perduti nel «crollo» di lunedì. Non solo, per un momento era sembrato che quel recupero stesse assumento proporzioni clamorose. Quando mancavano una ventina di minuti alla chiusura l'indice Dow Jones segnalava ben 360 punti più di lunedì, tanto che già si sentivano commenti come «al secondo crollo della storia sta facendo seguito il secondo guadagno della storia». Se infatti i 513 punti persi lunedì erano secondi al crollo del 1987, i 360 che la giornata di ieri prometteva erano secondi solo al grande balzo dell'inizio dell'anno. A quel punto però sono intervenuti quelli che lunedì erano stati terrorizzati dalla perdita e, visto il recupero seppure parziale dei loro titoli, hanno pensato bene di sbarazzarsene. Ma anche i 288 punti rimasti sono stati un'iniezione d'ossigeno tutt'altro che indifferente per far dire che ancora una volta era New York a dare la carica, visto che ieri le «perfonnances» delle Borse europee non erano certo brillanti. Avranno funzionato le rassicurazioni della Casa Bianca sul fatto che i «fondamentali» dell'economia americana sono forti? E' quello che ieri dicevano tutti con soddisfazione. Ma certo non è stata estranea neanche l'uscita di due dati riguardanti il mese di agosto appena concluso. Uno, quello riguardante l'attività industriale, confermava la minore crescita per il terzo mese consecutivo, ma diceva anche che la produzione di agosto era stata comunque superiore a quella di luglio. L'altro, riferito all'economia in generale, diceva che la crescita era, sì, diminuita, ma - secondo la ben nota norma che un bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista - la metteva decisamente in «positivo», ricordando che comunque sempre di crescita si trattava e che si stava verificando per l'ottantottesimo mese di fila. Loro, i «Wall Street people», non aspettavano altro per lanciarsi, e infatti a cinque minuti dall'apertura l'indice Dow Jones era già schizzato a più 140.1 terrorizzati di lunedì ne avevano subito approfittato per salvare il salvabile e avevano messo in vendita i loro titoli. Ma quando, proprio a causa della loro precipitazione, l'indice era di nuovo sceso a meno 180 si erano fermati. Perché vendere, per perdere ancora di più? Così da quel momento è cominciata un'altalena quasi regolare, con un centinaio di punti in su seguiti da un centinaio di punti in giù, fino alla fase finale, dove il toro ha appunto mostrato di possedere ancora qualche attributo, anche perché a quel punto erano arrivati i due indici di cui si diceva. Soltanto negli ultimi minuti i terrorizzati si sono rifatti vivi. Con l'indice a più 360, avevano la possibilità di realizzare un guadagno, rispetto all'inizio dell'anno, di quasi il 4 per cento e con l'aria che tirava non era certo da buttar via. Così si è di nuovo scatenato l'orso e l'indice ha ripreso a scendere al ritmo di 3-4 punti al secondo. Ma non c'è stato il tempo per rimangiarsi tutto. A quota 288 la campanella ha suonato. In un certo senso Wall Street è stata salvata dal gong, «ma in fondo - diceva uno - quanti compioni hanno vinto incontri perché salvati dal gong? Fa parte del gioco». Una giornata «buona», in ogni caso, e questo nonostante le notizie dalla Russia non è che ieri siano state particolarmente gioiose. Anzi, il rappresentante del Fondo Monetario Internazionale a Mosca, Martin Gilman, ha fatto sapere che il famoso grande prestito alla Russia va «riesaminato». Non si sa se la consegna della seconda rata, prevista per la fine di settembre, vera rinviata, ma Gilman dice di essere in «costante contatto» con i governanti russi perché questa «è una storia che non finisce mai». L'Fmi ha anche convocato per domani una riunione dei rappresentanti dei governi latinoamericani per discutere insieme le azioni più efficaci da intraprendere per limitare i danni da loro subiti in quest'ultimo terremoto finanziario. Discuteranno un giorno intero con Michel Camdessus, il direttore del Fondo, ma l'iniziativa è vista dagli analisti come del tutto inutile. «Oltre che pregare, non potranno fare molto», dice per esempio Jorge Mariscal, responsabile per l'appunto dell'America latina della finanziaria Goldman Sachs. Secondo lui quella regione è «periferica» nella crisi attuale e il tempo di Camdessus dovrebbe essere dedicato alla Russia e al Giappone. Ma l'Fmi in America latina ha una lunga tradizione di intervento, la politica finanziaria di quei governi è forse quella che più di ogni altra ha rispettato le direttive del Fondo e il direttore vuole mostrare, quantomeno, di ricordarsi di loro. Franco Pantarelli Le raccomandazioni giunte sui buoni «fondamentali» hanno avuto effetto Il sistema più colpito è quello russo: riforme troppo rapide con effetti pesanti Cresciuti per 8 anni ora anche gli Usa rallentano il passo E gli effetti si vedono RUSSIA il t t- i (: ì. «, t, f "> > < ( HONG KONG In un anno i redditi medi delle famiglie si sono ridotti dell'8,2%. Riserve valutarie: a giugno 1997 20,4 miliardi di dollari: a giugno 199811,2 miliardi di dollari; ora praticamente nulla SUD AMERICA Borse in calo dappertutto. Dall'inizio dell anno Venezuela -61%; Messico -50%; Argentina -48%; Brasile -40% LE AREE A RISCHIO MA Ancora alta tensione per gli operatori americani, tra ribassi e rialzi a Wall Street
Persone citate: Camdessus, Franco Pantarelli, Gilman, Martin Gilman, Michel Camdessus
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