«Ma non è la prima volta che si comportano così» di Emanuela Minucci

«Ma non è la prima volta che si comportano così» «Ma non è la prima volta che si comportano così» TRA DIFESA E INDIGNAZIONE I NA sera del novembre B M '97. A Porta Nuova, una studentessa senegalese s'infila in uno dei tanti taxi incolonnati sotto i portici della stazione. Vorrebbe andare al collegio universitario di via Galliari, ma non fa neppure in tempo a pronunciarla, quella destinazione. L'autista la fa scendere in malo modo: "Quest'auto è riservata ai bianchi, carina". La scena, per fortuna, non passa inosservata. Perché a denunciare il fatto ci pensano alcuni colleghi del taxista. Che si becca tre giorni di sospensione dal servizio». A raccontare l'episodio, uno dei tanti emersi alla luce di quest'ultimo grave fatto di cronaca con protagonista un conducente di auto pubbliche, è Silvana Grossi, responsabile Ufficio taxi della polizia amministrativa. A suo parere fatti come questo sono sì gravi, ma meno rari di quanto si pensi: «Certo, finora non si era mai preso in esame, a livello di provvedimenti disciplinari, un caso di omissione di soccorso. Ma non di rado i conducenti di auto pubbliche hanno subito un richiamo da parte dell'amministrazione perché si erano rifiutati di trasportare qualcuno». Aggiunge: «In testa alla classifica delle persone che i taxisti meno amano avere come clienti ci sono - è triste dirlo - gli handicappati. Seguono i passeggeri che dichiarano un percorso breve. Molto spesso accade che per non perdere la postazione in una coda rispondano al cliente: "Per andare al di là della strada può pure risparmiarsi i soldi della corsa"». Poi ci sono i passaggi rifiutati per paura, a persone con l'aria non troppo raccomandabile, fra cui i tossicodipendenti. Ma quella è una minoranza. Il caso del taxista che rifiuta di portare all'ospedale la partoriente non scatena soltanto reazioni scandalizzate e di condanna. Qualcuno che lo difende, infatti, c'è. Si tratta di Guido Quaglia, vice delegato nazionale dell'Unsiau, il Sindacato autonomo taxista. Dice: «Il col¬ lega ha fatto bene a non trasportare quella donna. Anch'io avrei fatto la stessa cosa. E' vero che l'articolo 25 del nostro regolamento ci obbliga a soccorrere qualunque persona stia male in strada, ma precisa anche "purché trasportabile", e a mio avviso quella donna non era trasportabile». Quaglia è un volontario del soccorso alla Croce bianca di Fossano, e sostiene pure «esistono batteri resistenti al lavaggio e i sedili sporchi di sangue avrebbe rappresentato un rischio per altri passeggeri». Incalza: «Umanamente capisco il dramma di quella signora, ma il nostro regolamento parla chiaro». Ma secondo lei è possibile dimenticarsi di essere uomini durante l'esercizio professionale? «Se il collega ha atteso che arrivasse qualcuno in aiuto della donna, e non l'ha lasciata lì sola, ha fatto bene a partire con un altro cliente. Il suo compito era finito. Non avendo la radio in auto non poteva chiamare il «118». Per me non c'è l'omissione di soccorso». Emanuela Minucci L'assessore Fiorenzo Alfieri guida la commissione taxi del Comune. Nell'altra foto il luogo dove l'autista si è rifiutato di far salire la donna

Persone citate: Fiorenzo Alfieri, Guido Quaglia, Quaglia, Silvana Grossi

Luoghi citati: Fossano