Del Piero ripropone la sfida

Del Piero ripropone la sfida Del Piero ripropone la sfida «Non bo paura, la Nazionale mi ama» FIRENZE. Passano uno accanto all'altro, lungo i corridoi del centro tecnico di Coverciano, i protagonisti di questa estate. Del Piero, costretto a saltare ostacoli e polemiche, Baggio che spera ancora di recuperare un posto da titolare in azzurro, Vieri che ha abbandonato Sacchi e la Spagna, protagonista di un trasferimento ricchissimo, e poi Inzaghi espulso nella notte di Supercoppa ma che proprio il suo più terribile avversario (appunto il neolaziale Vieri) pronostica re del gol. Passano e raccontano schegge delle loro verità, attutendo i pensieri nello stile-azzurro che non permette di accendere i fuochi delle polemiche. Passa Del Piero che interrompe un'intervista di chi gli chiede: «Ha un messaggio da inviare a Zeman?». Replica solo con un infastidito: «Senti che domanda». Non è la prima volta, in questa estate, che gli tocca irritarsi per una domanda: a Roma, dopo la testimonianza alla procura antidoping, abbandonò la conferenza stampa. Questa volta però il dieci juventino non evita il confronto: «Mai scappare, bisogna affrontare anche le situazioni negative, partendo dal fatto che si crede in se stessi e nel lavoro che si è fatto». Anzi, Del Piero rilancia la sfida: «Non ho niente da farmi perdonare, tanto meno al Mondiale. Non ho neppure voglia di rivincita, bensì desiderio di far bene. Nella vita bisogna sempre trovare stimoli nuovi anzi nel mio caso gli stessi stimoli che hanno caratterizzato il mio passato. E state sicuri che sarà così. Io ho digerito i momenti belli, le gioie e le soddisfazioni. Ne ho goduto e poi ho archiviato tutto. Lo stesso farò delle esperienze negative. Né ho paura di chi, se esiste, si cimenta nello sport di abbattere gli idoli che ha contribuito a creare. So solo che la gente mi vuole sempre bene, i tifosi bianconeri, ma anche quelli della Nazionale, specialmente all'estero. Certo non posso pretendere che mi amino i tifosi degli altri club». E poi sulla Juve: «C'è chi dice che quest'anno resterà al palo, ma faremo di tutto perché resti solo un desiderio e non una previsione azzeccata. Abbiamo perso la Su- percoppa ma anche questo è normale: si può perdere». Se Del Piero non abdica, Roberto Baggio insinua la sua candidatura a protagonista del nuovo ciclo-Zoff: «Quando sono partito da Parigi ero convinto che certe gerarchie fossero giuste. Ed era così. Oggi? Io sono felice di essere ancora nel gruppo, sogno di poter fare gli Europei e mi metto a disposizione, come tutti». Dunque le gerarchie di Francia '98 non ci sono più. Tutti ai blocchi, si corre verso la maglia da titolare. Alla corsa partecipa anche Pippo Inzaghi che giura di essere sereno e motivato e non accecato dalla rabbia per quella espulsione in Supercoppa: «Certo ci ha condizionato, non credo proprio di aver combinato niente di male. Però l'arbitro ha deciso così, peccato perché nella mia camera poche volte sono finito fuori. Una fu a Bergamo e il direttore di gara era anche quella volta Bettin». Inzaghi espone l'orgoglio bianconero: «Però adesso bisogna andare avanti e i traguardi di sicuro non ci mancano. Io ho anche la Nazionale, Zoff è un uomo di calcio, tutti aspettiamo solo di poter debuttare in questo Europeo. Io sono prontissimo». Vieri, poco distante, conferma il suo pronostico: sarà proprio Inzaghi a vincere la classifica dei cannonieri, il bianconero risponde: «Christian voleva tornare in Italia, ce l'ha fatta approdando in una Lazio forte e ambiziosa, però noi della Juventus non abbiamo paura di nessuno, anche se c'è in giro chi va dicendo che abbiamo passato una brutta estate». Tossine di un precampionato calcistico ed extra che sta accendendo l'intera stagione. Ci sono già vendette e rivalse da consumare. E tutto questo attraversa la Nazionale, la rende scoppiettante oltre lo stesso desiderio di rivalsa che ha l'intero ambiente azzurro dopo un Mondiale altrettanto intossicato. Vieri è l'ultimo arrivato, ovviamente dal punto di vista temporale, lui che con i gol aveva cercato di tenere in piedi il viaggio a Parigi: «Non sono sinonimo di scudetto - dice alludendo alle aspettative dei suoi nuovi tifosi biancoazzurri - ma è giusto che la Lazio si aspetti tanto da me visto quanto mi hanno pagato. Non sento il peso di essere un uomo-mercato, io sono sempre lo stesso, sia che valga cinquanta milioni o cinquanta miliardi. Né tanto meno voglio essere chiamato l'antiRonaldo, i paragoni non mi sono mai piaciuti e soprattutto non mi interessano». «Io piuttosto - continua con molta foga - penso al prossimo impegno della Nazionale, ricomincio una nuova avventura, dei Mondiali ho un ricordo bello ma ora voglio far bene anche con Zoff». Alessandro Rialti II bianconero ha più chances di Baggio La profezia di Vieri: non io ma Inzaghi il nuovo re del gol