Piccole star

Piccole star Piccole star Le italiane emergenti VENEZIA. Sono giovanissime, hanno meno di 30 anni ma già una carriera tutta orientata sul cinema d'autore e di qualità: sono le attrici italiane emergenti che cercheranno di farsi largo alla Mostra del cinema di Venezia, mai così ricca di star italiane e straniere. E' la più giovane, 22 anni, ma è lei, Asia Argento, a guidare idealmente il gruppo: per i ragazzi italiani è già un personaggio di culto, votata com'è per nascita e atteggiamenti al ruolo di donna inquieta, oscura e vagamente maledetta. Non è certo un caso che un regista chiamato Abel Ferrara l'abbia scelta per «New Rose Hotel» (in concorso) in cui interpreta una spia del futuro pronta ad ammaliare un genio giapponese rapito da due balordi. Hanno un'immagine certamente più dolce altre due delle ragazze del festival: Stefania Montorsi e Giovanna Mezzogiorno. La prima è Simonetta, studentessa d'ingegneria nell'autunno caldo del '43, piena di slanci ideali che la portano a scegliere la Resistenza con un piccolo gruppo di partigiani, che la guerra spazzerà via insieme ai loro giovani anni nel film «I piccoli maestri» di Daniele Luchetti, anche questo in concorso. Torna a Venezia, dopo l'esperienza un anno fa del «Viaggio della sposa», Giovanna Mezzogiorno. Figlia d'arte come Asia Argento, non fa fatica a dichiarare che è stato più facile cominciare avendo un padre di talento come Vittorio Mezzogiorno. Riflessiva e determinata, Giovanna Mezzogiorno, 24 anni e il teatro di Peter Brook alle spalle, è una «santa rossa» nell'Italia meridionale degli Anni 50 su cui Michele Placido ha imperniato con slancio la sua quarta regia, «Del perduto amore» (fuori concorso). Lanciata da «Nirvana» di Gabriele Salvatores, ex allieva dell'Actor's Studio, Stefania Rocca, 26 anni, è «Viol@», ragazza del cyber-sex impegnata in dialoghi d'immaginario por. nografico via Internet. Attrice di ricerca e d'istinto, bellezza moderna e anticonvenzionale, Stefania Rocca è un po' il simbolo delle giovani interpreti che non si rifanno a modelli illustri ma scelgono storie originali accettando spesso piccoli progetti curiosi, come l'opera prima di Donatella Maiorca tratta da una sceneggiatura (di Fabrizio Bettelli) segnalata dal premio Solinas nel '95.

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