«Chat-line», la linea della delusione
«Chat-line», la linea della delusione Casalinga e con figli, lavorava da un anno e si era già invaghita di tre suoi clienti «Chat-line», la linea della delusione Per amore una telefonista siciliana tenta il suicidio PALERMO. Prima una voce giovanile, poi quella di un uomo colto e raffinato, rivelatosi settantenne, infine quella di un uomo maturo. Per «Liliana», 35 anni, casalinga madre di tre figli, centralinista d'intrattenimento in una chat-line per incrementare il bilancio familiare, è stato troppo: in sei mesi si è innamorata tre volte e l'ultima ha tentato il suicidio. Si è iniettata una forte dose di insulina, i medici l'hanno salvata in extremis. Sottoposta a una consulenza psichiatrica è emerso uno stato confusionale ed è venuta a galla la storia di un nucleo familiare distrutto dal filo del telefono. Alla fine del terzo bruciante innamoramento, «Liliana», che fino a sei mesi fa conduceva una vita normale in un paese della provincia di Palermo, si è infatti separata dal marito, dipendente di un ente pubblico, e dai figli. A spingerla verso il mondo delle chat-line era stata la curiosità e la possibilità di contribuire alle finanze familiari. «Liliana» si è rivolta a una società che gestisce una linea 144. Dopo un colloquio coi gestori, che richiedevano una cultura media e dialoghi spigliati, è stata assunta. Il primo mese di lavoro è stato tranquillo, nessun coinvolgimento emotivo. Poi il primo in¬ cidente: una voce all'altro capo del filo la chiamava con frequenza crescente, anche più volte al giorno. Sommersa dai problemi personali della gente, ascoltati per ore e ore, la donna reagì piangendo: trascorreva il suo tempo in lacrime. «La parola d'ordine imposta dai gestori - rivela mìa collega - è illudere la gente, e più la illudiamo, più siamo pagati. Al telefono è solo una voce che regala emozioni, dietro c'è però una donna con le sue fragilità, a volle in bilico tra bisogno di lavoro e affetti». Per le centraliniste siciliane delle chat-line la vicenda di «Liliana» non è una sorpresa. In Sicilia sono sei le società che gestiscono linee chat, il cui costo massimo per chiamata è di 20.380 lire più Iva. «Non è un lavoro facile - aggiunge la collega di "Liliana" -, non mancano i momenti di crisi, la propria identità se non si è psicologicamente forti, dopo 8 ore di sospiri, può andare in pezzi come un cristallo. La linea resta aperta 24 ore, lavoriamo a turni dietro a una scrivania con un telefono, ciascuna ha un proprio codice, che consente a fine mese di fare i conti: più tieni impegnati i clienti, più guadagni. In media la retribuzione è di un milione e mezzo mensile. Alcuni gestori prevedono un fisso basso, 400 mila lire al mese, il resto è un cottimo, parametrato sulla capacità di intrattenere il cliente, 200 lire al minuto, fino a un massimo di otto. Bisogna fare affezionare il cliente - spiega la donna - ma è tassitavamente probito incontrarlo o rivelare la propria identità. Ma succede che le regole siano rotte: una mia collega si è innamorata di un interlocutore e ha lasciato il marito andando a vivere con lui. E' un caso limite, ma non mancano i flirt partiti da una telefonata», [g. m.] Per quel lavoro aveva già rotto con il marito «Era in crisi ad ogni chiamata si metteva a piangere» In Sicilia sono sei le linee chat, aperte 24 ore
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