IL VERTICE PIÙ' TRISTE di Boris Biancheri

IL VERTICE PIÙ' TRISTE IL VERTICE PIÙ' TRISTE elezioni a una qualche data incerta nel tempo. Il carattere di Elrsin lo porterebbe probabilmente a questo tipo di soluzioni estreme; ma che accadrebbe nel frattempo alla già debolissima economia russa? E, per quanto grande sia la tolleranza del popolo russo alle privazioni e all'incapacità dei propri governanti (una tolleranza che la storia ha messo varie volte a dura prova), è possibile farvi assegnamento anche nelle attuali circostanze? Circola nel Paese una vena di stanchezza, di delusione e di rigetto di cui la Duma si fa interprete e che rischia di sfociare in un mix di populismo, nazionalismo e protezionismo, con un inevitabile corollario inflazionistico, che chiamare, come si usa, latino-americano è francamente ingeneroso nei confronti dell'America Latina. Il peggio è che Clinton - anche a prescindere dalla sua personale, forse solo momentanea, debolezza - può far ben poco per aiutare Eltsin a uscire dall'impasse. Non può fare nulla, evidentemente, sul piano strettamente politico perché il problema di Eltsin è russo e soltanto russo. Ma anche sul piano economico non può far molto. Denaro fresco, che è quello che serve a chi gestirà domani l'economia, non ne può portare perche non glielo lascerebbe portare Alan Greenspan, che dirige con mano fermissima la Banca Federale, e non glielo farebbe fare il Congresso, della cui approvazione il Presidente ha comunque bisogno. Senza dire che dare denaro fresco alla Russia in questo momento, con una dirigenza economica latitante e larghissima incertezza su un qualsiasi programma di risanamento ne porterebbe forse una parte a chi aspetta di incassare il proprio stipendio o cerca di salvare qualche risparmio, ma ne porterebbe ancor più agli speculatori e agli affaristi dell'ultima ora. Clinton, dunque, non può portare altro che buoni consigli: t i suoi buoni consigli saranno di non deflettere dalla via delle riforme e della liberalizzazione, gli stessi che il direttore del Fondo Monetario e tutti i Paesi del G7 gli danno insistentemente. Consigli saggi, senza dubbio. Ma che, come sappiamo, si scontrano con un atteggiamento del Parlamento che contesta perfino un uomo di compromesso come Cernomyrdin e che contesterebbe ancor più un economista rigoroso e ortodosso come piacerebbe alle istituzioni finanziarie di Washington. Non sorprende dunque che in circostanze così difficili Clinton abbia pensato seriamente di cancellare la visita. Se non lo ha fatto è perché avrebbe dato così alle Borse e agli operatori economici un segnale ancor più negativo di quanto una situazione già critica non richieda. Sarebbe stato come dire che la Russia è un caso disperato e che l'Occidente aspetta per ora di vedere come va a finire. Ha scelto dunque di mantenere l'impegno: ma per un leader indolenzito dalla vicenda Lewinsky e dalle sue stesse ingenuità non è certo un passaggio destinato ad accrescere la sua popolarità. E' dunque un vertice sfortunato, un summit triste come lo ha chiamato il Financial Times. Il caso russo si è appena aperto ed è destinato a convivere a lungo con noi. Si e aggiunto alla crisi asiatica e a un lungo periodo di apparentemente inarrestabili guadagni nelle Borse di mezzo mondo per richiamare tutti a una più dura realtà. Va smitizzando anche facili postulati come quello che la globalizzazione dei mercati offra molte opportunità e pochi rischi (e anche qui le crisi asiatiche dello scorso autunno avevano dato un serio avvertimento). Ma sarebbe anche ingiusto trarne, come subito si è visto fare, la conclusione che la transizione da un'economia di Stato a un'economia di mercato comporti inevitabilmente delle gravi crisi di rigetto: Paesi come la Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca e l'Estonia dimostrano tuttora il contrario. Dalla visita di Clinton a Mosca non aspettiamoci miracoli. A un Paese come la Russia che conosce antichi sentimenti di diffidenza e di xenofobia e che rischia di lanciarsi domani in avventurismi pericolosi è quanto meno utile mostrare coerenza, una ragionevole solidarietà e la fiducia nella sua capacità di superare la crisi. E' poco ma è tutto quello che si può fare. Boris Biancheri

Persone citate: Alan Greenspan, Cernomyrdin, Clinton, Eltsin, Lewinsky

Luoghi citati: America Latina, Estonia, Mosca, Polonia, Russia, Ungheria, Washington