Il ritorno degli scafali vuoti
Il ritorno degli scafali vuoti Il ritorno degli scafali vuoti Import bloccato, mancano gli alimentari MOSCA NOSTRO SERVIZIO «Siamo chiusi fino a tempi migliori». I cartelli sulle porte sbarrate dei padiglioni del mercato Saviolovskij, a Nord di Mosca, sono ancora pieni di ottimismo. Sembra che l'abbondanza, sognata per 70 anni di comunismo e finalmente ottenuta, non possa scomparire da un giorno all'altro. Le code, i razionamenti, la gioia per aver fatto la scorta di zucchero o di carne in scatola sono ormai solo incubi del passato, storie che i moscoviti raccontano ai loro figli adolescenti. I quali però non ci credono: come è possibile che non si potessero comprare formaggi francesi, cioccolatini svizzeri, vini italiani e chewing-gum americani? Eppure tutti questi prodotti hanno cominciato a scomparire lentamente dagli scaffali dei supermercati. Ieri a Mosca era difficile comprare formaggio, uova, farina, yoghurt. Qualche macelleria esibiva soltanto banchi vuoti, mentre altre offrivano solo una scelta ristretta di carni e salumi. Tutte cose di cui si può fare a meno per qualche giorno, non di più. Ma le commesse dei negozi dicono di non ricevere rifonùrnenti ormai da sette giorni e di non sapere quando finalmente arriveranno i prodotti. E armeno un terzo dei negozi alimentari di Mosca ieri ha preferito chiudere in attesa degli eventi. Il caos finanziario minaccia di distruggere quell'abbondanza che era la carta vincente di Eltsin, quello che la propaganda martellante aveva inculcato nei russi alle Presidenziali del '96: con i comunisti avevate le code e i negozi vuoti, ora potete comprare ananas e fois gras. Un benessere che ora si scopre fragilissimo: il 60% di quello che mangiano i russi viene importato dall'estero e pagato in dollari. Oggi che il rublo ha dimezzato il suo valore e continua a scendere, nessuno sa più quanto costa il dollaro. E quanto costa, di conseguenza, una scatola di biscotti o una bottiglia di olio. Nell'incertezza i grossi importatori hanno sospeso l'acquisto di merci all'estero. La reazione a catena si è già estesa ai distributori, ai piccoli grossisti e infine è arrivata ai negozi. «Stiamo subendo perdite enormi - dice il manager di una grande società specializzata in importazione di prodotti occidentali -. Senza avere chiaro il valore del rublo contro il dollaro è impossibile pianificare la nostra attività». Secondo voci che la dogana russa non è in grado di smentire, le importazioni di alimentari in Russia sono completamente ferme. Ai confini del Paese marciscono camion di formaggi, pesce, yoghurt, surgelati. La procedura di sdoganamento è diventata impossibile: il sistema bancario è collassato e perfino per quei pochi che osano portare la loro merce sul mercato russo risulta im¬ possibile pagare le imposte necessarie per superare la frontiera. Una situazione che minaccia di diventare drammatica per una Russia che da decenni ormai non riesce a coprire nemmeno lontanamente il suo fabbisogno di prodotti aumentali. Secondo Andrej Sizov, direttore di un centro di studio del mercato, gli unici generi alimentari che la Russia produce in abbondanza sono patate, carote, cipolle e uova. La Chiudono negozi e mercati Il 60 per cento dei prodotti arrivava dall'estero e veniva pagato in dollari In alto, Cernomyrdin. A lato una donna esasperata e nell'altra pagina code in un negozio di salumi
Persone citate: Andrej Sizov, Cernomyrdin, Eltsin
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