AL CREMLINO IL VERTICE PIÙ' TRISTE di Boris Biancheri

AL CREMLINO IL VERTICE PIÙ' TRISTE AL CREMLINO IL VERTICE PIÙ' TRISTE E, difficile immaginare un incontro più sfortunato di quello che Clinton e Eltsin hanno oggi e domani a Mosca. Il primo dei due è tuttora in sella, ma appannato e logorato forse non tanto dai risvolti giudiziari del sexgate quanto dalla vena di ridicolo che ha attraversato tutta la vicenda. Il secondo, seriamente indebolito sul terreno politico dal suo conflitto con la Duma e su quello economico dallo stato miserevole delle finanze russe, certo capace ancora di trovare un'improvvisa via d'uscita ma comunque leso nella sua credibilità di leader. E' un bene, da questo punto di vista, che i vertici russo-americani non decidano più i destini del mondo. Perché in un dialogo tra due interlocutori ciascuno a suo modo vacillante per dei dubbi che travalicano la loro gestione degli affari di Stato e investono la loro stessa personalità, c'è pericolo che si commettano errori gravi. Ma russi e americani non si spartiscono più il pianeta, non negoziano più sugli armamenti nucleari, non decidono della guerra e della pace né trattano temi da cui dipendono la nostra esistenza e quella di generazioni a venire. Per importante che sia il loro ruolo l'assetto del mondo dipende da un complesso di fattori che nessuno dei due controlla e che non controllerebbero neanche insieme. Sul piano interno russo, la prima bocciatura di Cernomyrdin da parte del Parlamento, largamente preannunciata, apre la via ad almeno due opzioni: la ricerca di un compromesso sul programma economico con i comunisti di Zhdanov o la ricerca da parte di Eltsin di altre bocciature finché, alla terza, la Costituzione non gli consentisse di sciogliere il Parlamento e avviare il Paese a nuove Boris Biancheri CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA

Persone citate: Cernomyrdin, Clinton, Eltsin

Luoghi citati: Mosca