Il racconto musicale di una diversità di Sandro Cappelletto

Il racconto musicale di una diversità Il racconto musicale di una diversità PER «abitare adeguatamente la contemporaneità», come scrivono, molto «correct», i responsabili di Settembre Musica, è necessario anzitutto fare un passo indietro. Indietro dall'Europa e dalla sua (perduta) centralità culturale, dalla nostra presunzione antica di essere l'ombelico del mondo, il vecchio e perfino il nuovo. Nel Settecento i gesuiti andavano in Cina per tentare di convertire anche la musica, ora i musicisti cinesi vengono a raccontarci la loro diversità, lo spessore simbolico e politico dell'antico teatro musicale, le inquietudini dei compositori di questi anni, il loro sguardo che si posa sul proprio passato, non lo rinnega, lo reinventa. Questa intensa presenza, divisa tra rituali liturgici (buddhisti, confuciani, taoisti) e laicità del comporre, è il filo rossoche attraversa la prossima edizione di una rassegna che, assieme al Rossini Opera Festival di Pesaro, rimane tra le invenzioni meno effimere degli ultimi vent'anni dell'organizzazione musicale italiana. Se i più recenti Settembre Musica autorizzavano in proposito qualche dubbio, le scelte del 1998 ne rilanciano la specificità progettuale e culturale. Scopriremo autori come Tan Dun e Guo Wenjing, presenti ormai in modo regolare nelle stagioni musicali delle capitali europee e statunitensi, sentiremo l'intensità del loro rapporto con la tradizione, vivo nel recupero di strumenti antichi e caratterizzanti come la pipa, un liuto dal manico corto, forma a pera e quattro corde di seta, un pipistrello scolpito sul cavigliere, un suono notturno, velato, incantatorio. Il dialogo tra classicità e novità, la personale appropriazione delle vicende delle avanguardie del Novecento, in particolare la scuola statunitense deila sottrazione, della negazione del senso vettoriale del tempo, da John Cage a Philip Glass, non ha forse ancora creato una «scuola cinese», se mai possono, oggi, esistere delle scuole nazionali del comporre e del fare arte. Ma ha certamente consentito l'affermazione di una serie di individualità, dai percorsi biografici e professionali diversi, uniti dalle mutate condizioni politiche e culturali della Cina contemporanea. In epoca antimonopolista, la presenza cinese non poteva essere esclusiva e il repertorio classico ha, nelle tre settimane del Settembre, un ampio rilievo. Alla moda mahleriana si rende omaggio con Roger Norrington, che inaugura il «Settembre» alla guida della Philarmonia Orchestra, sostituendo John Eliot Gardiner. Poi, Schònberg e Bruckner interpretati da una delle migliori orchestre del mondo, la Filarmonica di Los Angeles. Attenzione anche al direttore, Esa-Pekka Salonen: i Berliner Philharmoniker devono avere le loro buone ragioni per considerarlo uno dei candidati più autorevoli alla successione di Claudio Abbado. Sandro Cappelletto

Persone citate: Bruckner, Claudio Abbado, John Cage, John Eliot Gardiner, Pekka Salonen, Philip Glass, Roger Norrington, Rossini

Luoghi citati: Cina, Europa, Los Angeles, Pesaro