Costa Rica, paradiso biologico

Costa Rica, paradiso biologico PROTETTO UN QUARTO DEI PAESE Costa Rica, paradiso biologico POCO più di tre milioni di anni fa (un po' prima della comparsa del genere umano) due enormi isole, il Nord e il Sudamerica, si unirono per formare un solo grande continente. Durante decine di milioni d'anni precedenti, l'evoluzione biologica nelle due Americhe aveva seguito strade differenti. Nel Nord si erano sviluppate una flora e una fauna non troppo diverse da quelle europee, nel Sud si erano evoluti animali peculiari, spesso giganteschi, molto diversi da quelli di ogni altra regione del mondo. Gran parte di quella fauna è ormai estinta (proprio in seguito all'incontro con la fauna nordamericana), ma ancor oggi il Sudamerica è popolato da animali stravaganti: armadilli, bradipi, formichieri, piccoli marsupiali, tucani, colibrì... Quanto alle forme vegetali, basti ricordare le geometriche auraucarie, native del Sud America. L'ultimo ponte di terra emerso a saldare il Nord col Sudamerica è quello che ancor oggi costituisce la parte più sottile del collegamento (cento chilometri di larghezza o meno): attualmente corrispondente agli Stati di Costa Rica e Panama. Qui, come in tutto il Centroamerica, si è avuto un via vai di specie che dal Nord si spostavano verso Sud e viceversa. Alcune rimanevano a metà strada e, col tempo, hanno dato origine a nuove specie. Nel lungo tragitto che va dal Messico a Panama non esiste, pertanto, un vero confine che divida le specie settentrionali da quelle meridionali. Si osserva, invece, un gradiente biologico che costituisce una zona di transizione. E' una zona ricchissima di specie. Purtroppo è stata spesso devastata da guerre, guerriglie e dittature, fenomeni che generano povertà, sottosviluppo e, per il discorso che qui interessa, sfruttamento irrazionale delle risorse e distruzione della natura. Infatti il Centroamerica, che un tempo si presentava con un manto vegetale intatto costituendo un importante corridoio faunistico, presenta oggi impressionanti sequenze di paesaggi squallidi e degradati. Non sono molte le zone sfuggite a questo destino, e tra queste spicca la piccola Costa Rica. E' un Paese che, salvo poche brevi eccezioni, non ha quasi mai conosciuto la guerra ed è, si può dire, democratico da sempre. Cinquant'anni fa ha abolito l'esercito e oggi è forse il Paese più avanzato, quanto a livello culturale e sanitario, di tutta l'America Latina. Anche l'ambiente naturale, di conseguenza, è stato meno intaccato che altrove. Tuttavia la pressione demografica ha fatto sentire i suoi effetti e molta parte delle foreste è stata sacrificata per far posto all'urbanizzazione e alle piantagioni di caffè. Ma negli ultimi decenni, per fortuna, la Costa Rica ha preso sempre più coscienza del fenomeno ed oggi è lo Stato con la più elevata percentuale di parchi naturali e aree protette al mondo (un quarto del territorio nazionale). La protezione della sua ricca biodiversità (cioè delle numerosissime specie viventi) oggi è il vanto principale di questo Paese. Ma non basta proteggere: occorre anche conoscere ciò che si protegge. Tra i numerosi centri di studio esistenti in Costa Rica spicca, per qualità e organizzazione, l'Istituto Nacional de Biodiversidad (INBio). La sua storia è recente, ma ormai è di¬ ventato un esempio in tutto il mondo. Sorto nel 1989, conta ora un organico di 180 persone. La sua ragione sociale consiste nello studio della diversità biologica in Costa Rica e nella promozione di un suo uso razionale. L'Istituto è impegnato a realizzare un inventario delle specie presenti, in pochi anni ha creato una collezione che attualmente conta 3 milioni di insetti (un quarto dei quali già identificato), oltre 50 mila campioni di piante (per la maggior parte già identificate) e 75 mila molluschi (metà dei quali identificati). Ogni esemplare è contrassegnato da un codice a barre mediante il quale si può risa- lire ad ogni tipo di informazione: nome della specie, famiglia a cui appartiene, località di raccolta, habitat, caratteristiche biologiche, distribuzione geografica, riferimenti bibliografici. Il tutto è inserito in una banca dati collegata a un sistema informatico di prospezione geografica (GIS) capace di disegnare mappe territoriali multitematiche. Per ottenere tali risultati, INBio ha dislocato cinquanta raccoglitori specializzati, detti paratassonomi, in 23 stazioni di raccolta disseminate in tutto il Paese. Ogni paratassonomo batte ilierritono di sua competenza raccogliendo, con tecniche appropriate, le specie delle famiglie che interessano. Ognuno di essi, spiega Carlos Mario Rodriguez coordinatore dell'Inventario per la Biodiversità, opera nella zona dove è nato e in cui vive in modo da fungere anche da raccordo tra l'Istituto (con la sua filosofia con • servazionista) e la popolazione locale. Una volta al mese ogni paratassonomo porta tutto il materiale raccolto alla sede centrale dove altri operatòri lo smistano, lo riordinano, lo etichettano, lo catalogano e lo conservano in attesa della successiva identificazióne che verrà fatta da specialisti di ogni parte del mondo. Questa impresa è collegata con centri di ricerca di industrie farmaceutiche e veterinarie interessate allo studio di composti potenzialmente utili presenti nelle piante e negli animali (soprattutto insetti e molluschi). Si ricordi infatti che ogni specie vivente contiene sostanze chimiche peculiari, diverse da quelle presenti in qualsiasi altra specie. Ogni habitat naturale, ma soprattutto la foresta dei Tropici, è uno scrigno che nasconde centinaia di migliaia di sostanze ancora sconosciute. Alcune di esse vengono «copiate» in laboratorio perché possiedono proprietà medicinali oppure perché sono veleni utili per combattere insetti o nematodi nocivi all'agricoltura. Altre sostanze hanno rivelato proprietà antimicrobiche, altre ancora inibiscono gli enzimi di alcuni pericolosi parassiti dell'uomo. Non mancano molecole studiate per il loro possibile uso in cosmetica e in profumeria. Il ritorno economico di queste ricerche applicate rappresenta già il 17 per cento del bilancio di INBio. Un decimo di tale cifra viene destinato ai Parchi nazionali del Paese: in questo modo INBio, in questi primi nove anni di attività, ha già devoluto alla conservazione della natura due milioni di dollari. Cifre e percentuali sono destinate ad aumentare perché in tutto il mondo vi sono almeno mille industrie (soprattutto nordamericane, europee e giapponesi) interessate alla ricerca "sui composti naturali. Il resto dei finanziamenti viene da istituzioni governative internazionali (soprattutto scandinave e olandesi), fondazioni private statunitensi, enti impegnati nella conservazione della natura. INBio è anche collegato con le scuole del Paese e si adopera per consolidare una cultura ecologica attraverso la produzione di materiale didattico, documenti informatici, pubblicazioni scientifiche, e pressioni a livello governativo per la promozione di ufi turismo ecologico non distruttivo. Nel suo sito Internet (http://www.inbio.ac.cr) vi sono diecimila pagine di informazione, gran parte delle quali dedicate a un manuale elettronico della flora della Costa Rica. Questo territorio geografico, che tre milioni di anni fa è stato il punto di incontro di due continenti, merita questo e altro. Altri luoghi, sulla Terra, sono altrettanto interessanti per i passati eventi geologici ed evolutivi, e sono altrettanto ricchi dal punto di vista biologico. Perciò dobbiamo augurarci che anche in altre parti del mondo sorgano iniziative che, come INBio, siano capaci di fare una scommessa sulla natura. Aldo Zullini Università di Milano L'istituto Inbio, con un organico di 180 persone, ha già censito tre milioni di insetti, 75 mila molluschi e 50 mila piante PROTETTO UN QUARTO DEI PAESE POCO più di tre milioni di anni fa (un po' prima della comparsa del genere umao) due enormi isole, il Nord e il udamerica, si unirono per formare un solo grande continene. Durante decine di milioni 'anni precedenti, l'evoluzione iologica nelle due Americhe veva seguito strade differenti. Nel Nord si erano sviluppate na flora e una fauna non tropo diverse da quelle europee, el Sud si erano evoluti animali eculiari, spesso giganteschi, molto diversi da quelli di ogni ltra regione del mondo. Gran parte di quella fauna è ormai stinta (proprio in seguito alincontro con la fauna nordamericana), ma ancor oggi il Sudamerica è popolato da animali travaganti: armadilli, bradipi, ormichieri, piccoli marsupiali, ucani, colibrì... Quanto alle orme vegetali, basti ricordare e geometriche auraucarie, native del Sud America. L'ultimo ponte di terra emero a saldare il Nord col Sudameica è quello che ancor oggi cotituisce la parte più sottile del ollegamento (cento chilometri di larghezza o meno): attualmente corrispondente agli Stati di Costa Rica e Panama. Qui, come in tutto il Centroamerica, si avuto un via vai di specie che dal Nord si spostavano verso Sud e viceversa. Alcune rimanevano a metà strada e, col tempo, hanno dato origine a nuove speie. Nel lungo tragitto che va dal Messico a Panama non esite, pertanto, un vero confine he divida le specie settentrionali da quelle meridionali. Si oserva, invece, un gradiente bioogico che costituisce una zona di transizione. E' una zona richissima di specie. Purtroppo è tata spesso devastata da guere, guerriglie e dittature, fenomeni che generano povertà, sotosviluppo e, per il discorso che qui interessa, sfruttamento irazionale delle risorse e distruzione della natura. Infatti il Centroamerica, che un tempo si presentava con un manto vegetale intatto costituendo un imrtt idi faunisticocon centri di ricerca di industrie farmaceutiche e veterinarie interessate allo studio di composti potenzialmente utili presenti nelle piante e negli animali (soprattutto insetti e molluschi). Si ricordi infatti che ogni specie vivente contiene sostanze chimiche peculiari, diverse da quelle presenti in qualsiasi altra specie. Ogni habitat naturale, ma soprattutto la foresta dei Tropici, è uno scrigno che nasconde centinaia di migliaia di sostanze ancora sconosciute. Alcune di esse vengono «copiate» in laboratorio perché possiedono proprietà medicinali oppure perché sono veleni utili per combattere insetti o nematodi nocivi all'agricoltura. Altre sostanze hanno rivelato proprietà antimicrobiche, altre ancora inibiscono gli enzimi di alcuni pericolosi parassiti dell'uomo. Non mancano molecole studiate per il loro possibile uso in cosmetica e in profumeria. Il ritorno economico di queste ricerche applicate rappresenta già il 17 per cento del bilancio di INBio. Un decimo di tale cifra viene destinato ai Parchi nazionali del Paese: in questo modo INBio, in questi primi nove anni di attività, ha già devoluto alla conservazione della natura due milioni di dollari. Cifre e percentuali sono destinate ad aumentare perché in tutto il mondo vi sono almeno mille industrie (soprattutto nordamericane, europee e giapponesi) interessate alla ricerca "sui composti naturali. Il resto dei finanziamenti viene da istituzioni governative internazionali (soprattutto scandinave e olandesi), fondazioni private statunitensi, enti impegnati nella conservazione della natura. INBio è anche collegato con le scuole del Paese e si adopera per consolidare una cultura ecologica attraverso la produzione di materiale didattico, documenti informatici, pubblicazioni scientifiche, e pressioni a livello governativo per la promozione di ufi turismo ecologico non distruttivo. Nel suo sito Internet Costa Rica, paradiso biologico

Persone citate: Aldo Zullini Università, Carlos Mario Rodriguez