Forse Diana poteva essere salvata di Ezio Giacobini
Forse Diana poteva essere salvata UN ANNO DALL'INCIDENTE Forse Diana poteva essere salvata La tesi di uno studio sui primi soccorsi TRA le cause di morte il primo posto è sempre occupato dalle malattie cardiovascolari (riducibili con dieta ed esercizio fisico), il secondo dai tumori (siamo qui nelle mani della ricerca su nuove terapie) e il terzo da incidenti d'auto (qui invece si fanno i conti con la velocità e le cinture di sicurezza, ma anche, come vedremo, con le ambulanze e il personale del Pronto soccorso). La morte della principessa Diana - avvenuta poco meno di un anno fa - ha portato in prima pagina i problemi dell'assistenza in caso di infortunio automobilistico. In particolare, si è sviluppata una polemica nelle pagine di riviste mediche sul tipo «franco-europeo» di assistenza d'urgenza con cure protratte sul luogo dell'incidente (nel caso di Diana per un'ora) in alternativa a quello di tipo «americano» caratterizzato da rapidissimo trasporto a unità ospedaliere di pronto soccorso specializzate in traumatologia stradale. La scelta in sostanza è fra «trattare sul posto» e prendere già sul luogo dell'incidente tutte le misure necessarie a «stabilizzare il paziente» per poi dirigersi all'ospedale oppure usare la filosofia del «non perder tempo, fare il minimo necessario e partire rapidamente per l'ospedale». Nel caso di Diana parrebbero aver ragione i difensori americani del metodo rapido, che avrebbe forse fatto guadagnare tempo prezioso (quasi due ore) e permesso di diagnosticare tempestivamente in ospedale la rottura del grosso vaso che fu fatale e procedere alla sua ripara¬ zione in sala operatoria senza indugi e ritardi. Ovviamente non sapremo mai chi avesse ragione in quanto non possiamo rifare l'esperimento. Ma il fatto solo di sollevare il problema potrà forse salvare delle vite in futuro. Un secondo aspetto del famoso incidente, purtroppo non abbastanza sottolineato dai media, è il fatto che secondo la maggioranza degli esperti l'allacciamento della cintura di sicurezza avrebbe potuto diminuire l'entità dei traumi e forse (come in oltre il 50 per cento dei casi in incidenti di questo tipo) evitare la morte di Diana. Molte nazioni europee hanno da tempo stabilito l'obbligo di allacciare la cintura di sicurezza anche per il passeggero posteriore (in Italia la cintura non è A destra, la principessa Diana, morta poco meno di un anno fa . in un incidente stradale Qui accanto, la Mercedes distrutta nell'urto Ora si discute sui soccorsi: fu un errore cercare di intervenire sul luogo dell'incidente? Meglio intervenire sul posto o correre subito all'ospedale? usata in oltre il 30% dei casi neppure da quello anteriore). Nella valutazione dell'assistenza medica la morte da trauma è direttamente correlata alla qualità del soccorso prestato e le morti imputabili a una difettosa assistenza vengono definite come «decessi evitabili». In uno studio limitato ma encomiabile per il suo interesse (che speriamo sia seguito da altri più estesi) un gruppo di medici appartenenti a due ospedali di Bologna e uno di Ravenna ha analizzato sulla base dei rapporti della polizia stradale, dei pronto soccorso, dei tribunali, dei vigili del fuoco e da vari registri locali le possibili cause delle «morti evitabili» in conseguenza a traumi da incidenti stradali. I dati sono stati ritenuti di interesse tale da meritare la pubblicazione nella rivista medica inglese Lancet. L'articolo si riferisce a tutti gli incidenti mortali avvenuti nel 1994 nella provincia di Modena (250.000 abitanti). L'indagine è concentrata sul periodo di tempo antecedente l'arrivo deirinfortunato in ospedale. Lo studio si è valso di un esperto diverso e indipendente per valutare ogni particolare fase dell'assistenza. Su 102 decessi, quattro furono considerati «evitabili» e diciotto «probabilmente evitabili». In totale nel 22% dei casi l'esito mortale degli incidenti era certamente o probabilmente evitabile se l'infortunato non fosse stato assistito da personale di ambulanza non adeguatamente preparato a prestare il primo intervento (questo non è certamente il caso di Diana, assistita da due medici specialisti) e trasportato a piccoli ospedali privi di personale addestrato e di adeguata attrezzatura. Nel caso specifico il 30 per cento delle morti era avvenuto sul luogo dell'incidente, il 10 per cento durante il trasporto e ben il 60 per cento in ospedale. Ezio Giacobini
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