IL PROZIO DI QUINTINO SELLA MEDICO (GALANTE) DI CAMPAGNA di Angelo D'orsi

IL PROZIO DI QUINTINO SELLA MEDICO (GALANTE) DI CAMPAGNA IL PROZIO DI QUINTINO SELLA MEDICO (GALANTE) DI CAMPAGNA MEDICI E SOCIETÀ Silvano Montaldo Carocci pp. 360 L 52.000 L protagonista, e si vorrebbe dire l'eroe, dell'interessante libro Medici e società (uscito nella prestigiosa collana dell'Istituto per la Storia del Risorgimento di Torino) è un medico piemontese della prima metà dell'Ottocento, Bartolomeo Sella, prozio del grande Quintino, ed egli stesso uomo pubblico. D'altronde, come il meticoloso lavoro di Montaldo ci mostra, essere seguaci dell'arte di Esculapio, nell'Europa postrivoluzionaria, significò comunque svolgere un ruolo civile di grande spessore; e il nostro Bartolomeo, come moltissimi suoi colleglli, o farmacisti e speziali, aderì a idee riformatrici, non senza influssi giansenisti sul piano religioso o massonico. Nato in una famiglia di imprenditori-mercanti e allevatori di greggi, Bartolomeo Sella abbracciò la medicina come un'autentica missione con valenza scientifica e insieme politica. Se per fare il medico all'epoca era praticamente inevitabile avere un retroterra sociale alto, Bartolomeo fu animato dalla «brama di essere utile alla società» (sono parole sue), dedicandosi con entusiasmo, non senza rischi di natura giuridica oltre che igienico-sanitaria, alla sperimentazione di metodi e preparati per combattere i tanti mah che affliggono la comunità. Egli non fu un genio, e sovente le sue pozioni e le sue intuizioni si risolsero in un nulla di fatto; ma è proprio dal lavoro di tanti come lui - lavoro perlopiù oscuro e impossibile oggi da ricostruire sul piano storico - che giunse una spinta decisiva al progresso della scienza medica, sia contro la tenace persistenza delle credenze popolari, sia contro la sorda battaglia del clericalismo. In effetti, come nota l'autore, «medico e prete stavano combattendo una guerra di posizione intorno al problema della malattia», e Bartolomeo, con la sua tenacissima fede neoilluminista e la sua vivace tempra di sperimentatore, diede un contributo degno di nota. Certo ci si potrà chiedere come mai se non ci si trova dinanzi al talento del genio si possa dedicare a questo personaggio una intera, e corposa, monografia. La risposta risiede sostanzialmente nelle fonti: Bartolomeo, diversa¬ mente dalla gran massa dei suoi colleghi, tenne per un buon numero di anni (1812-1829), un analitico registro dei pazienti, ove annotava tutta una serie di elementi che oggi risultano di straordinaria importanza per conoscere, al di là dell'attività di questo medico di campagna, le condizioni di vita, dal piano igienico a quello sessuale, dall'alimentazione alle abitudini, delle popolazioni dell'epoca, perlopiù, ma non soltanto, esponenti delle classi umili rurali. Ne risulta una gran massa di dati, anche a ragione della enorme quantità di ammalati che si sottoposero alle cure di Sella: in diciassette anni circa ottomila pazienti (contro i seimila che nello stesso periodo, circa, si affidarono alle cure dell'Ospedale Mauriziano di Torino). In tale congerie di notizie Montaldo si muove con sagacia, anche se cade spesso nella trappola, tipica degli studiosi più giovani, di voler raccontare tutto, producendo quindi nel lettore una sensazione di schiacciamento o di smarrimento, anche in ragione di uno stile espositivo non sempre limpidissimo. In molti casi però gli elementi conoscitivi che Montaldo ricava selezionando e cucendo i materiali del suo medico sono di notevole interes¬ se, e talora di grande godibilità. Tutta l'ultima parte del libro, dedicata specificamente all'attività del medico, si legge quasi come un romanzo, compresa una sezione a luci rosse, ove il dottor Bartolomeo annota puntigliosamente nome, età, stato civile e vicissitudini delle numerose pazienti con cui intrattenne rapporti non propriamente professionali. Eppure - e Bartolomeo ne era consapevole, non senza una punta di cinismo - anche la relazione erotica e affettiva tra medico e «ammalata» poteva sortire risultati terapeutici. Con spiccato senso dell'autocritica il dottor Sella nel pieno della sua attività ebbe a sentenziare: «Ho voluto il piacere, lo proseguii furiosamente, inculcai ed ammassai le idee; fui al tempo stesso medico, ragionatore, poeta; volli essere tutto, il che mi impedì di essere qualche cosa». Si tratta di un giudizio severo che, in definitiva, possiamo smentire, non foss'altro perché, come la gran parte dei suoi colleghi dell'epoca, il dottor Sella, a differenza degli odierni luminari (o sedicenti tali), non si attenne mai alle leggi di mercato e intese la sua arte come un dovere di carità verso il prossimo. Angelo d'Orsi MEDICI E SOCIETÀ Silvano Montaldo Carocci pp. 360 L 52.000

Persone citate: Bartolomeo Sella, Carocci, Montaldo, Silvano Montaldo

Luoghi citati: Europa, Torino