GRANDI FIRME di Lietta Tornabuoni
GRANDI FIRME GRANDI FIRME Le dolci chimere della Tornabuoni Le Italie stravolte di Bocca e Romano PER favore, lasciateci tifare per i giornalisti. In un mondo nel quale non si capisce più quasi nulla di ciò Iche succede, sono loro, i «soliti noti», che sono poi i più bravi, a tentare (con i debiti riscontri personali, è ovvio) di stendere la mappa di un oggi politico-socialeeconomico terribilmente difficile sforzandosi di scavare in uno ieri che risulta sempre più lacerante guardando a un fine millennio forse tragico. Quest'anno lo schieramento sembra forte. Leggeremo, cifre di primissima mano, Alberto Ronchey in Accadde a Roma nell'anno 2000 (Garzanti), polemico pamphlet ovviamente sul Giubileo mentre Giorgio Bocca grida addirittura Voglio scendere! (Mondadori): dal carrozzone del turbocapitahsmo e dell'economia globale, deU'imperialismo finanziario che uccide città (la «sua» Torino), prospettive e lavoro intanto che Nino Sunseri ci offre in Piazza Affari (Longanesi) la prima storia della Borsa italiana con tutte le dietrologie del caso e Gian Antonio Stella, altro meticoloso appuntatore di misfatti, con Lo spreco (Baldini) ci spiega come «l'Italia ha buttato via 2 milioni di miliardi». E mica in un secolo, in un pugno di anni. Oltre alla nuova sintesi dell'Italia del Novecento, come si sa non del tutto pacifica, Rizzoli ci porta con Biagi un po' più indietro, negli anni dell'ultima guerra visti attraverso la redazione del Carlino la cui collocazione accanto a una celebre casa di tolleranza bolognese spiega l'Odore di cipria del titolo. E la realtà vista attraverso la vita d'un giornale è quella che Emiliani racconta nella Storia del Giorno (Baldini) e Feltri nel suo Senza parrocchia (Sperling) e, tornando a domani, Bruno Vespa con La corsa (Mondadori) ci imbastisce il thriller del futuro Quirinale. Ma il corteo non si chiude nemmeno con la Storia della prima repubblica di Zavoli per Mondadori né con una Storia d'Italia dal Risorgimento ai giorni nostri (Longanesi) con la quale Sergio Romano potrebbe, grazie a un quadro che qualcuno ha già definito «sconcertante», tor- nare alla ribalta delle polemiche: perché da Aldo Cazzullo arriverà la prima inchiesta su Lotta continua (Mondadori) e sulla vicenda di speranza e di delusione di quei «ragazzi che volevano fare la rivoluzione». Alla fine degli Anni Sessanta. Il decennio italiano dell'epocale cambiamento che Lietta Tornabuoni ripercorre, da par suo, nel saggio imminente per Baldini, con un rigore appena venato di malinconica ironia tale da giustificare il bellissimo titolo felliniano Dolci chimere. Un decennio oscurato, funesto presagio, da Piazza Fontana sul cui mistero tornano per Feltrinelli Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese con II buio italiano, la loro «pista» da Mestre a Milano del più efferato delitto politico della nostra storia. Tragedie con radici lontane che anche per questo scorcio di '98 produrranno testi importanti, questa volta di studiosi di fama internazionale, vedi II tempo della penitenza di Silvio Lanaro per Marsilio sull'Italia degli ultimi 20 anni, ma anche con forte focalizzazione sul fascismo, vedi II corpo del duce di Sergio Luzzatto per Einaudi, nonché sul primo conflitto mondiale, valgano i due esempi di Martin Gilbert per Mondadori e di Jay Winter per il Mulino. E in questo panorama è sempre più presente la memorialistica sulla Shoah verso la quale abbiamo ormai soprattutto l'obbligo della riflessione. Lietta Tornabuoni rivisitagli Anni 60
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