IL RITORNO Guai a chi si volta indietro

IL RITORNO Guai a chi si volta indietro voci 'ESTAT IL RITORNO Guai a chi si volta indietro b E' tutta una serie J di film e libri sul* l'argomento del disagio di rivedersi dopo tanti anni. E' un tema di facile presa, si fa presto a parlare poi di film 0 libri generazionali: la nostalgia immaginaria per il passato (che ritorna cambiato) ha uh bell'ascendente sul pubblico, specie sui trentenni, da copione sospesi fra adolescenza protratta e maturità depressiva. I titoli di cui liberarsi subito, come di un fardello, sono infiniti e chi vi scrive ha il difetto originale di dimenticare volentieri i libri che ha letto e i film a cui ha assistito. In ogni caso, al di là delle commercialate tipo II grande freddo o dei cloni italici [Compagni di scuola), segnalerei subito un racconto dello stralunato narratore americano T. Coraghessan Boyle. Si chiama Due navi e sta in una raccolta di racconti uscita per Bompiani cinque 0 sei anni fa. La storia è quella di due tizi che, molto amici nel periodo della scuola superiore, si perdono di vista per tanti anni. Quando si rivedono sono molto cambiati e questa è la scusa per raccontare una storia. Nel film Sesso, bugie e videotapes di Steven Soderberg, uno dei due protagonisti maschili è diventato un maturo professionista, si è sposato, cerca una normalità; l'altro ha radicalizzato la tendenza ribelle dei tempi della scuola ed è diventato un outsider, uno di cui magari vergognarsi un po'. Due di due di Andrea De Carlo, un successo clamoroso ancora adesso a tanti anni dall'uscita, non è più 0 meno la stessa minestra? Questi rimandi non sono consigli di lettura o di visione: a parte il racconto di Boyle, che decisamente non è male, il film di Soderberg è patinato e sembra Nove settimane e 1/2, dunque: meglio perderlo. Su Due dì due si può dire soltanto che ne è auspicabile la lettura quando si ha meno di vent'anni: dopo, francamente, non lo consiglierei a nessuno perché l'aria fritta di cui è composto salta troppo impietosamente al naso del lettore smaliziato. Non sono consigli, sono frammenti di memoria scampati al buio. Stiamo parlando dell'eventualità che, un giórno, un pezzo del nostro passato possa ripresentarsi a casa nostra a reclamare un po' di attenzione, proprio mentre siamo impegnati a sgomitare verso una carriera, una vita diversa, una svolta e non abbiamo tempo da dedicare a nessuno se non a noi stessi o agli affetti del momento. Sul crinale franoso dei trent'anni, sono queste le inquietudini che affollano la mente degli ex ribelli (quando si è giovani si è tutti un po' ribelli, 0 almeno così vuole il cliché narrativo di prima) e i fantasmi de- gli anni lontani vengono minacciosi a bussare alla porta della casa appena comperata con mutuo trentennale. Questo tipo di ritorno temuto può essere fecondo di riflessioni anche perché si situa esattamente al capo opposto di un altro cliché (letterario e non), quello del ritorno rassicurante: prendete «Il ritorno di Paperinik» con tutte le varianti - basta cambiare il nome dell'eroe in questione - oppure i sequel dei film 0 dei libri di successo, le resurrezioni dei personaggi delle telenovelas, Superman che fa tornare indietro il tempo per cambiare gli eventi della storia... inevitabilmente, parlando di ritorno di pezzi del passato, si slitta poi nel ritorno del passato tout court, tema filosofico dibattuto fin da tempi non sospetti e ancora molto sentito oggi, vedete Cronosismi del radical-vecchiaccio Kurt Vonnegut Jr. (Jr. ? ma se ha duecentocinquant'anni...) oppure il paralizzante romanzo-virtuosismo La freccia del tempo del Maestro Martin Amis, dove una voce non ben identificata ci racconta la vita di Tod Friendly dal momento della sua morte a ritroso fino a quello della sua nascita. Tenendo da parte le considerazioni sulla morale rovesciata che sta alla base del libro, l'invito è a concentrarsi più che altro sul dolore impotente evocato da questa nuova esperienza del passato. Dico dolore impotente perché in quel libro (e molte volte nella nostra vita) il ritorno del passato non consola e non è gioioso. Troppi sono i momenti di cui ci vergogniamo e che vorremmo cancellare; non siamo mica eroi, siamo uomini, e come tali faremmo meglio a non voltarci mai indietro a contemplare i nostri disastri. Così come sarebbe sempre meglio che nessuna persona del nostro passato rompesse le leggi dello spazio e del tempo e si ripresentasse a noi: la strega non invitata alla festa cova vendetta, nella fiaba, ricordate? Quella strega proviene da un passato in cui era stata parte della comunità in festa, ma ora non c'è più posto per lei. Si dovrebbe avere il coraggio di dire no al ritorno delle cose già trascorse. Un discorso di questo tipo, radi¬ calizzato e trasportato sul piano sociale, porterebbe a conseguenze interessanti: non coltivare il desiderio di ritornare significherebbe forse dire addio alle brame di grandezza di nazioni un tempo potenti e magari a tutte le discutibili e strambe idee che la tradizione e la cultura portano con sé. Tornando al piano personale, che fa meno fine ma ha sempre qualcosa da insegnare, basta pensare ai ritorni di fiamma; a quelle passioni che, appassite o magari addirittura mai assecondate anni e anni prima, ritornano prepotenti portando con sé quell'alone di artificiosità che ben conosciamo (Richard BurtonLiz Taylor), quello snaturamento del corso delle cose, quella gioia fasulla, momentanea, presto cambiata in delusione, rimpianto, nausea, (di nuovo) rimozione. Il ritorno del rimosso, ecco. Tutta la retorica sul ritorno tiene poco in considerazione una verità poco immediata ma forse (forse) universale: quando si verifica una circostanza a cui possiamo dare il nome astratto di ritorno, allora questa circostanza va a toccare angoli di noi intoccabili, quegli angoli dove immagazziniamo senza far troppo baccano le cose che abbiamo rimosso. Quando si verifica il ritomo, ecco che automaticamente viene smantellato il fortino protettivo che la nostra mente ha creato intorno alle cose del passato. Anche a quelle belle, anche alle migliori. Volendo davvero essere estremi: noi non vorremmo mai rivivere niente di quello che abbiamo già vissuto e sorpassato. Spero che così la pensino i tedeschi ex Ddr di una certa età quando guardano negli occhi uno dei loro neonazisti legalizzati (stando ben attento a non guardarlo troppo che poi s'incazza). Guardando quel ragazzo ignorante, il vecchio tedesco ex Ddr potrà immaginare che il passato è arrivato di nuovo, per la terza volta, e non credo che sia una cosa che gli faccia piacere pensare. Tentando di trovare anche una serie di ritomi lieti per finire in pace, vengono alla mente circostanze a cui non si riesce a dare un nome: un vecchio pittore a cui ritorna, dopo anni di sterilità, la vena creativa di quando era giovane, oppure i piaceri della routine (la rassicurante ripetitività di certa nostra vita contemporanea), il ritomo alla libertà dei carcerati (che stanno chiusi dentro una stanza per un tot di anni mentre noi facciamo tutto quello che voghamo), il ritorno in patria dell'esule (quando non è una condanna peggiore dell'esilio, a volte capita...). Marco Drago LE LETTURE QUATTRO ROMANZI T. Coraghessan Boyle Se ilfiume fosse whisky Andrea De Carlo Due di due Martin Amis La freccia del tempo Kurt Vonnegut Jr. Cronosismi UNA RIVISTA U numero 1 della nuova serie di Frigidaire (primavera 1998), con lettere eh carcerati UN FILM Steven Soderberg Sesso bugie e videotapes I VERSI E lo scandaglio calava dalle prore Poi ritornava su Chiedendosi [ìerché il ritorno Pasquale Paiit'Ua LE LETTURE QUATTRO ROMANZI T. Coraghessan Boyle Se ilfiume fosse whisky Andrea De Carlo Due di due Martin Amis La freccia del tempo Kurt Vonnegut Jr. Cronosismi UNA RIVISTA U numero 1 della nuova serie di Frigidaire (primavera 1998), con lettere eh carcerati UN FILM

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