Forsythe, un «puro» per far danzare la Ferri

Forsythe, un «puro» per far danzare la Ferri Incontro con il grande coreografo che alla Scala, F8 settembre, debutta con «Quartetto» Forsythe, un «puro» per far danzare la Ferri «Per lei il mio balletto costituisce una novità eccitante» MILANO DAL NOSTRO INVIATO «Nei migliori dei casi la danza non esprime nient'altro che se stessa» sostiene William Forsythe. Abolite le storie, le atmosfere, il racconto, per Forsythe la danza è puro movimento, come per Balanchine o Merce Cunningham. E se esprime qualche cosa, al massimo è il divenire del movimento nel tempo e nello spazio, la sua relazione con la luce e il buio. E' manipolazione, distorsione del linguaggio accademico. E' gioco con le strutture del balletto. E' velocità, accelerazione, competizione, rischio fisico sul ritmo delle percussioni. Forsythe, per la prima volta sarà alla Scala l'8 settembre. Che ci fa un coreografo come lei che esprime quanto di più moderno ci possa essere oggi, in un luogo tradizionale? «Creo un nuovo balletto per Alessandra Ferri e tre danzatori, Maximiliano Guerra, Massimo Murru e Desmond Richardson, intitolato "Quartetto" e ricreo due brani del mio repertorio "Aproximate Sonata", che è una serie di passi a due e "In the middle somewhat elevated" per nove ballerini». La Ferri è una ballerina soprattutto di interpretazione, lei un coreografo di movimento puro, come vi trovate insieme? «Benissimo. E' la prima volta che Alex affronta un balletto del genere. Per lei è una novità eccitante. Il pezzo è costruito su una musica di Thom Willems, ma il ritmo della danza è diverso, è movimento del corpo, ritmo anatomico». Questa è la prima volta con la Scala. Perché ha detto sì? «E' stata Alessandra Ferri a chiedermelo». E il corpo di ballo com'è? «Ottimo. Ci tornerò, se mi chiedono di fare altre coreografie. Ma c'è un problema: dovrebbero fare molti spettacoli in più». «In the middle somewhat elevated» è una sorta di sigla del suo stile. E' il pezzo che lei concede di più ad altre compagnie. «Perché si adatta alla perfezione alle compagnie classiche. E' diventato una specie di test. C'è chi si diverte a vedere come lo danzano i vari corpi di ballo per fare la graduatoria». «In the middle» è nato nell'88 all'Opera con Sylvie Guillem nel ruolo principale femminile. «Qui sarà danzato da Raffaella Benaglia e Marta Romagna. Quella deU'88 era la mia seconda volta all'opera. Mi aveva chiamato Rudolf che allora era il direttore». Nureyev era una testa fina nell'ìndividuare nuovi talenti. «Mi ha affidato il primo balletto nel 1983, "France Dance". Nureyev ha fatto dell'Opera la migliore compagnia di danza. Può affontare qualsiasi stile». Il suo ultimo lavoro «Opus 31» è diventato una leggenda. Fochi però l'hanno visto. «L'ho tolto dal repertorio». Lo rivedremo? «Bisogna che ci ripensi. Ma è complicato. Avrei bisogno di un lungo periodo di prove e forse non è neppure adatto alla mia compagnia. Forse è meglio per una compagnia classica». Come ha lavorato? «Conoscevo quel brano di Schoenberg, ma uno dei miei maitre répétiteur è un conoscitore della musica seriale, mi ha fatto ascoltare il pez- zo in un nuovo modo. A questo punto lo potevo capire da due diversi punti di vista, il mio e il suo». Il «VaUi» di Reggio Emilia le ha dedicato un festival nell'89, ospita la sua compagnia quasi ogni anno, l'Aterballetto ha in repertorio suoi pezzi. La collaborazione continuerà? «Certamente. Bigonzetti, il direttore dell'Aterballetto, mi ha chiesto di lavorare per loro. Sono danzatori di prima qualità. Il mio lavoro deve soddisfare ballerini e pubblico». Come per Béjart o per Pina Bausch, sul mercato ci sono già molti coreografi epigoni di Forsythe, sono persone che escono dalla sua compagnia? «E' normale. Insegno coreografia e ho scoperto due talenti naturali: Caspersen e l'italiano Godani». In autunno andrà per la prima yolta alla Brooklyn Academy of Music di New York. E' vero che il suo stile non piace in Usa? «Non è vero. Il mio stile non piace a una sola persona, Arlene Croce, il critico del "New Yorker", ma la comunità gli americani mi amano». Cosa presenterà a New York? «"Eidos-telos", un brano a serata intera». Un lavoro allusivo. Gli americani capiranno? «Credo proprio di no. Ma la mia carriera non dipende da New York». Sergio Trombetta CHI E' William Forsythe nasce a New York nel 1949 Danza con il Joffrey Ballet e con il Balletto di Stoccarda sino al 1980 Firma la sua prima coreografia, Urlicht, nel 1976 Lavora in Germania come free lance sino al 1984 quando diventa direttore artistico del Balletto di Francoforte Diventa sovrintendente del balletto di Francoforte nel 1989. Nello stesso anno gli viene dedicato un festival a Reggio Emilia Forsythe per la prima volta alla Scala «invitato da Alessandra Ferri» Il coreografo, che in autunno presenterà alla Brooklyn Academy «Eidos-telos», è polemico con gli americani