Su e giù per le Alpi in cerca del sublime

Su e giù per le Alpi in cerca del sublime A Lugano, i pionieri del Grand Tour, viaggi d'artista tra Lumi e Romanticismo Su e giù per le Alpi in cerca del sublime DLUGANO A quando, intomo al 1200, i Walser gettarono sulla gola della Schòlle—Inen sulla Reuss il «Teuffels Brugg», il «Pons Diaboli» nella più antica immagine, l'acquaforte di Johann Melchior Fussli da un disegno del 7 agosto 1705 di J. J. Scheuchzer, il più alto sulla mulattiera del Gottardo, per sei secoli passò sul suo «impossibile» arco, eternamente offuscato dal vapore degli spruzzi del fiume, la via più breve e più «sublime» e terrifica dalle brume dei grandi mercati e porti del Nord, Bruges, Anversa, Londra al sole di Milano, di Genova, di Venezia. Ogni anno passavano sulle sue lastre di granito 10.000 cavalli con 150 chili di soma o, d'inverno, le slitte trainate da buoi. Poi, fra il secolo dei lumi e il secolo romantico, vennero i pionieri inglesi e tedeschi del Grand Tour, gli assetati di sublime e gli assetati di scienza dell'uomo e della natura, gli illustratori della patria svizzera e dei «Voyages pittoresques» e i grandi acquerellisti inglesi, i poeti. Schiller gli dedicò nel 1804 la Canzone della montagna: «Si libra un ponte in alto sul ciglio / del pauroso abisso curvato / Non fu eretto da mano umana». Vent'anni prima, Goethe io aveva indicato alla sua Mignon: «Conosci il cammino e il suo ponte di nuvole? / il mulo cerca nel vapore la sua strada; / Negli antri abita dei draghi l'antica stirpe; / Svetta la rupe e su di essa il flutto». Sette litografie, disegni, acquerelli del Ponte del Diavolo, dall'acquaforte colorata anonima, arcaica e ingenua, di fine '700 alla bellissima litografia del 1826 di Jules-Louis-Frédéric Villeneuve, il grande litografo anche dell'Italia pittoresca, costituiscono fra gli altri 430 numeri del catalogoa Skira una tappa particolare del «sublime» viaggio dalle mulattiere, dai passi, dai ghiacci dell'alto Ticino ai laghi lombardi, un viaggio artistico, ma anche scientifico, an- tropologico, geologico, «turistico», dall'elite illuminata del '700, curiosa di «pittoresco» e di «sublime» prima di calare verso i monumenti italici, fino alla prima democratizzazione postnapoleonica, per cui nel 1824 William Brockedon, uno dei primi autori di itinerari pittoreschi illustrati, si stupiva di incontrare all'hotel del Gran San Bernardo una giovane coppia cockney dei sobborghi di Londra. Il viaggio è aperto da un plagio inglese della Carta stradale della Svizzera incisa dallo zurighese Heinrich Keller nel 1813, per decenni Vangelo per i «turisti» e dalle prime edizioni della Reise del 1743 di Johann Georg Sulzer, dei Voyages dans les Alpes del grande De Saussure e del trattato sui ghiacciai «de Suisse, d'Italie et de Savoye» dello scienziato dilettante, disegnatore e incisore, guida alpina per turisti «avventurosi» Marc-Théodore Bourrit. Esso procede in maniera affascinante dalle vedute di ogni tipo grafico dei passi alpini, delle vallate ticinesi, dei laghi lombardi alle guide e memorie di viag- gio, da capolavori topografici ai grandi libri illustrati soprattutto inglesi. Alle serie incise e colorate per il mercato turistico dei «piccoli maestri» svizzeri specializzati, duri, ingenui ma «ihuministicamente» minuziosi nel rappresentare la mineralogia della roccia, l'esatta morfologia del ghiacciaio, l'architettura rustica, il costume locale, si alternano le limpide serie di acquerelli e dise¬ gni dei grandi acquafortisti bernesi Lory padre e figlio. In questo spirito, sono altrettanto degne di ammirazione l'enorme mappa a matita e penna, Carta della nuova strada del Sempione, del napoleonico ingegnere di ponti e strade Nicolas Céard, che accompagna la relazione sui lavori del 1803, 20 frimaio anno XI, o l'acquerello di 350 cm, con il panorama del La- go di Lugano di Escher von der Lint quanto i due splendidi fogli a matita e gessetto del paesista ginevrino Linck con la strada del Sempione e la Valle di Condo. Apoteosi finale, gli inglesi, preceduti dai begli acquerelli e inchiostri di Lundbye e da quelli di Hans Christian Andersen in persona, che attraversando nel 1833 la galleria del Sempione ha l'impressione di passare attraverso «la colonna vertebrale della terra». La sequenza inglese è anche concettualmente straordinaria. Alexander Cozens, nel suo trattato del 1770 The Various Species of Composition of Landscape, aveva teorizzato che la rappresentazione della montagna suscitava «sorpresa, terrore, superstizione, silenzio, malinconia, potere forza». Il figlio John Robert, attraversando la Svizzera nel 1776 per scendere a Roma da Ginevra lungo il Vallese, Lucerna, lo Spluga, la via Mala e il Lago di Como, avvolse rocce e acque nel morbido grigiore azzurro o dorato dei suoi acquerelli. Il dottor Monro dell'ospedale di Bethlehem, che negli ultimi anni di vita curò le sue turbe nervose, diede da copiare i suoi acquerelli a giovani protetti, Girtin e Turner, nell'ultimo decennio del '700: un Lago di Lucerna e un Lago di Como sono qui esposti. Tanto più colpisce la loro grigia, gracile delicatezza a confronto con le 13 vedute di Turner degli anni 1840, da Lucerna al San Gottardo, da Bellinzona a Como, abbacinate e dissolte di vapori rosa e celesti, con le turbinose tempeste cosmiche sopra il Gottardo o sopra Magadino, che chiudono questo secolo di itinerari svizzeri. Marco Rosei Da Fussli a Turner, tedeschi e inglesi verso il sole del Mediterraneo Sempione, Gottardo Gran San Bernardo: la Svizzera come porta della luce In alto, un paesaggio di Joohan Jacob Wetzel, «L'Isola Bella»; qui a fianco un particolare del «Ponte del diavolo» di Achilles Benz: due delle opere alla mostra di Lugano «Itinerari sublimi»