Quando gli speculatori hanno le armi spuntate di Alfredo Recanatesi

Quando gli speculatori hanno le armi spuntate OLTRE LA LIRA Quando gli speculatori hanno le armi spuntate ENSIONI sulla lira» battevano le agenzie venerdì e pubblicavano i giornali di sabato. Si andavano a vedere le quotazione e si vedeva che il marco tedesco quotava 987,65 lire con un rialzo di 35 centesimi rispetto al giorno precedente. Ma era intervenuta la Banca d'Italia, informavano però alcuni giornali. Infatti, nella mattinata la quotazione del marco era arrivata a sfiorare le 989 lire in seguito ad uno strappo rimasto isolato e, quindi, dovuto più a qualche addensamento occasionale di ordini che non alla espressione di un sia pur contingente orientamento del mercato. Che tanto basti, specie nell'instabilità di questi giorni, ad interpretare gli eventi come «tensioni sulla lira» dà la misura dei benefici ottenuti conquistando la partecipazione all'unione monetaria che solo gli economisti di Forza Italia, forse per coerenza con i plateali errori di previsione commessi negli anni passati, possono avere l'ardire di negare. Questi benefici sono di diversi ordini, non tutti ancora pienamente percepibili. Cominciando dal più ovvio ed immediato, il primo beneficio sta nella certezza che tra quattro mesi, con la nascita dell'Euro, rimarrà definitivamente congelata una equivalenza di 990 lire per marco. Questa prospettiva è diventata certa dal 2 maggio, data dalla quale il cambio tra le due monete è determinato esclusivamente dal differenziale dei tassi a breve termine che la Banca d'Italia ha chiaramente dimostrato di voler mantenere fino all'ultimo il più elevato possibile, con una prudenza che proprio in questi giorni si sta rivelando non certo gratuita. Da quella data, di conseguenza, il cambio della lira è sempre stato sopravvalutato rispetto al marco (gli impieghi a breve in lire rendono di più) con una differenza che si va riducendo, e non può non ridursi, in proporzione all'approssimarsi della nascita dell'Euro. Anche venerdì, in presenza delle presunte tensioni sulla lira, la nostra moneta è rimasta ben salda sotto la fatidica soglia di 990 per marco che dovrà essere raggiunta alla fine del prossimo dicembre. E' una situazione, dunque, che chiude spazi alle speculazioni ed alle conseguenti tensioni. La quantità di risorse necessaria per muovere un attacco speculativo contro una qualsiasi delle undici monete che confluiranno nell'Euro, infatti, è la stassa che sarebbe necessaria per muovere un attacco speculativo ad una moneta della dimensione, della forza e della credibilità dell'Euro. Se si ricordano le vicissitudini della lira negii anni passati, non occorre aggiungere una sola parola. Un secondo beneficio sta nel fatto che, anche per il tempo di vita residuo che rimane alle singole valute, una eventuale speculazione contro i cambi interI comunitari è scoraggiata dalla I elevata rischiosità introdotta cddcmrnnulsqfscmulnsitsmaditcdcpaheliuctp con la mai abbastanza lodata decisione che gli Undici presero di abrogare l'obbligo per le banche centrali di difenderli nei mesi intercorrenti tra la dichiarazione di ammissione alla moneta unica e la nascita della moneta unica stessa. I cambi delle undici monete, insomma, sono lasciati liberi di oscillare. Tensioni interne all'area dell'Euro, quindi, non ci sono perché, di fatto, non ce ne possono più essere; tant'è vero che, per quel che valgono le voci raccolte sui mercati, per far perdere alla lira un punto sul marco c'è voluta l'ipotesi nientemeno che l'unione monetaria andasse a monte. Un terzo beneficio sta nei tassi di interesse. Come era facile ipotizzare le crisi che stanno travagliando il mondo accrescono la capacità di una Europa monetariamente integrata di attrarre capitali. La prospettiva di un lungo periodo di tassi di interesse bassi ne esce rafforzata per tutti i Paesi la cui moneta confluirà nell'Euro, indipendentemente dalla situazione di ciascuno di essi e dalla sua capacità di attrarre capitali. Oltre alla possibilità che questi Paesi hanno di adottare politiche espansive - come ha fatto l'Italia con la decisione di anticipare il rimborso dell'eurotassa in una unica soluzione offrendo così un robusto sostegno alla domanda interna - e di concertarle tra loro in una sede come potrebbe essere quella dell'Eli, una prospettiva lunga di capitan abbondanti ed a tassi con- \ tenuti costituisce già di per sé un ambiente favorevole alla crescita degli investimenti ed allo sviluppo dell'economia. Temperando il concetto di globalizzazione che imperversa in queste settimane, questa differenza dovuta all'Euro non potrà non tradursi in qualche distinzione da fare sulle prospettive dell'economia europea (ed italiana) rispetto a quelle relative al resto del mondo, ed anche, conseguentemente, sull'andamento delle Borse europee (ed italiana) rispetto a quello delle Borse asiatiche, russa, o anche americana. Sì, anche americana, perché se l'economia degli Stati Uniti ha il problema di alimentare un ciclo di crescita che ha già battuto ogni primato di durata, quella europea è alle prese con l'innesco per farlo avviare: la realizzazione dell'Euro è costata a tutti un sacrificio del potenziale di crescita, ma ora è venuto il momento dei benefici; anche a considerare soltanto quelli tecnici, automatici, non si tratta certamente di una cosa da poco. Alfredo Recanatesi

Luoghi citati: Europa, Italia, Stati Uniti