Il dopo sisma, falsa partenza

Il dopo sisma, falsa partenza Undici mesi dopo il sisma, lungo i centri della Statale 77: migliaia i cantieri fermi Il dopo sisma, falsa partenza In Umbria avanza solo la paralisi INCHIESTA/1 IL MIRAGGIO RICOSTRUZIONE FOLIGNO DAL NOSTRO INVIATO Undici mesi dopo, la ricostruzione è una parola. Sbandierata ai quattro venti da politici e amministratori. Appena sussurrata, quasi volutamente dimenticata, dalle vittime del più lungo sisma che la copiosa storia dei terremoti italiani ricordi. A voce alta, le sue vittime, pronunciano parole diverse. PARALISI. Lo spettro di ogni abitante delle zone terremotate, l'incubo degli amministratori comunali. Foligno ne è la capitale. Un ruolo reso evidente dalle sue cifre: 1264 progetti ammessi ai finanziamenti per riparare le case meno danneggiate dell'intero Comune. Altri 300 circa in attesa di approvazione per gli ulteriori danni provocati dalle scosse del 3 aprile scorso. Una decina è riuscita a avviare i lavori. Gli altri 1550 circa - oltre un migliaio concentrati in città - sperano di poter fare altrettanto il prossimo autunno. Non è detto che ci riescano. L'intera Umbria conta 895 imprese abilitate a svolgere i lavori. Nemmeno se il prossimo autunno si concentrassero tutte a Foligno potrebbe essere dato il via all'intero blocco dei cantieri in programma. «E' evidente che l'entità del disastro supera le dimensioni degli studi locali commenta il vicesindaco Vincenzo Riommi - e che si deve intervenire per potenziarli. Questa debolezza avvantaggia le imprese di altre Regioni, ma aumenta anche il rischio di infiltrazioni. Non vorrei che fra due-tre anni i cittadini, con l'acqua alla gola, si trovino costretti a mettersi d'accordo con la prima ditta che si offre di effettuare i lavori, senza badare alla loro affidabilità». Questa, dunque, la situazione dei più fortunati. Gli altri, un migliaio circa, proprietari delle case più danneggiate, nemmeno hanno ancora iniziato le pratiche. Secondo Riommi, dovrebbero trovarsi il prossimo gennaio nelle stesse condizioni degli altri, andando a allungare le già chilometriche liste di cittadini in attesa davanti agli studi umbri. Nessuno è dunque in grado di dire per quanto tempo ancora Foligno dovrà convivere con le sue toppe: il centro storico da mesi ridotto a uno slalom tra impalcature, la periferia a un insieme di agglomerati di latta dove gli italiani vivono da minoranza minacciata e abbandonata. Tutti temono di subire la sorte del campo Primavera, periferia Nord della città, 170 persone, il 70% extracomunitari, il marchio di un triste record: sotto ogni aspetto è l'ultimo dei campi dell'intera area terremotata. E' stato l'ultimo consegnato, il 22 gennaio, oltre due mesi dopo il primo. E' stato l'ultimo anche ad essere completato. Dopo un inverno di fango e un'estate di polvere, i suoi occupanti per l'autunno non sperano tanto di veder avviare i lavori delle case, quanto di avere perlomeno l'asfalto sulle strade del campo. MOVIMENTO. E' il termine utilizzato dall'Istituto di Geofisica per definire gli spostamenti del terreno. Il movimento appare risalendo da Foligno la SS 77, la strada di Colfiorito, una striscia d'asfalto tormentata e triste, di giorno in giorno più vuota, a mano a mano che si procede nelle demolizioni degli edifici distrutti dal terremoto. Anche il movimento ha le sue capitali. La prima si chiama la Franca. E' una frazione di Foligno, accoccolata su uno sperone di roccia a una decina di chilometri dal capoluogo e circa 800 metri d'altezza. Il terremoto ha risparmiato due case e travolto le altre. «I pochi edifici rimasti in piedi si reggono con i fili del telefono e della corrente», precisa Marco Anzidei, l'esperto dell'istituto che ha condotto la ricerca. «E' una delle zone dove maggiore è il rischio di frane», avverte. Raccolto l'appello, la frazione è stata evacuata. Tutti i suoi abitanti sono stati trasferiti pochi chilometri più a valle. Violano i divieti e tornano in paese per coltivare la terra, ma abitano nel villaggio containers di Leggiana. Il «movimento» della terra entra spesso nei loro discorsi e sempre più spesso vi entrerà nei prossimi mesi. Se tutto andrà bene, a gennaio avranno il diritto di mettersi in coda alle lunghe file davanti a uno qualsiasi degli studi umbri a pregarli da fare più in fretta dei movimenti della terra e delle piogge dell'inverno. La seconda capitale del movimento si trova una decina di chilometri più in alto, lungo un'altra deviazione della SS 77, quando si è ormai quasi giunti a Colfiorito. Si chiama Forcatura. I suoi anziani non hanno dubbi: dalle prime scosse la terra non è più la stessa, il paesaggio non è più lo stesso. Fino a un anno fa dalla loro collina si vedeva Cesi, piccola frazione delle Marche, situata sull'altipiano di Colfiorito. Oggi Cesi non si vede più. Il motivo lo hanno spiegato agli anziani di Forcatura i tecnici dell'Istituto di Geofisica: la montagna si era abbassata di 25 centimetri nella zona di Collecroce tra il 26 settembre e il 4 ottobre scorsi e di qualche altro centimetro ancora nel corso di quest'inverno. Anche se perplessi, gli anziani hanno annuito. Ora, a chiunque vada a trovarli, con tono fra il misterioso e il sapiente, spiegano gli effetti del «movimento» della terra: Forcatura sta lentamente sprofondando. OSTINAZIONE. E' una delle parole che hanno accompagnato i primi mesi di vita nelle tendopoli di montagna. Anche l'ostinazione ha una sua piccola capitale, Castrucciano, e una grande regina, Luigina Ferranti, la signora dell'epicentro. Per giungere da lei, si abbandona la SS 77 e ci si dirige verso Annifo. I containers fanno capolino a ogni curva della strada, come prima le terre coltivate. Si superano Collecroce, Sorifa e si giunge a Nocera Umbra. Anche nei primi giorni del dopo-terremoto, all'ingresso in città da questo versante l'attenzione veniva catturata dal campanaccio, la torre, crollata su tre lati, posta al centro del borgo antico. Da metà agosto il centro è di nuovo aperto al traffico, anche se in buona parte transennato, ma si rimane sconcertati dinanzi alla babele di strutture andate a occupare ogni spazio libero tutt'intorno all'antica cinta di mura. Sono i centri, la nuova moda di Nocera Umbra: commerciali, polivalenti, sociali, ve ne è di tutti i tipi. «Si sta costruendo in maniera selvaggia, si sta deturpando il paesaggio», avverte don Germano Mancini. La signora dell'epicentro abita lontano dalla babele di Nocera Umbra. Castrucciano non è nemmeno un villaggio, ma un nastro di case sparse su uno splendido fianco di montagna a una decina di chilometri dal capoluogo. Un anno fa dominava una distesa di verde. Ora il verde, a tratti, è costretto a sfumare nel beige metallico dei nuovi paesi di latta. Il terremoto ha lasciato anche altre tracce del suo passaggio. Fino a pochi mesi fa sul lato sinistro e destro della casa di Luigina Ferranti correvano due profonde fenditure, lì dove il terreno si era rotto. In quel punto aveva avuto il suo epicentro una delle scosse più forti dello scorso autunno. Nemmeno questo l'ha convinta a abbandonare la sua montagna: «Non saprei vivere altrove. Preferisco rimanere qui», ha risposte Luigina Ferranti, signora dell'epicentro, regina dell'ostinazione. Flavia Amabile Nessuno sa quanto ancora Foligno dovrà convivere con i danni Il centro è soffocato dalle impalcature e in periferia spuntano agglomerati di latta L'allarme montagna: dopo le scosse si è abbassata di 30 cm LA MAPPA DEL DISASTRO 4df» 00% NOCERA UMBRA M 100% CASTRUCCIANO : Monte PENNINO ) Valtopina Armeranno Annifo COLFIORITO HO 85% FORCATURA 30 05% ' "FRANCA 9 LEGGIANA N°77 023® 10% 1—H' rr~ SENZATETTO E' sempre emergenza nei paesi dell'Umbria colpiti dal terribile terremoto di I I mesi fa

Persone citate: Cesi, Flavia Amabile, Germano Mancini, Riommi, Vincenzo Riommi