La spietata giustizia di Arafat di Aldo Baquis

La spietata giustizia di Arafat Doppia esecuzione a Gaza, è la prima volta dopo trenta anni in Palestina La spietata giustizia di Arafat Idue erano poliziotti, giovedì avevano ucciso due colleghi membri di un clan di notabili TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Quattro anni dopo aver assunto il potere nella striscia di Gaza il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat si è trovato costretto ieri a ordinare una misura punitiva a cui nei 30 anni precedenti non erano mai ricorsi nemmeno gli occupanti israeliani: il plotone di esecuzione. Davanti a una piccola folla di dignitari politici e religiosi convenuti a Gaza nel comando generale della polizia, il capo della polizia, generale Ghazi Jebali, ha annunciato ad alta voce che la esecuzione dei fratelli Mohammed e Raed Abu Sultan era «legittimata sia dall'Islam sia dalla giustizia umana». Quindi ha ordinato al plotone di aprire il fuoco sui due condannati a morte che erano legati a un palo. In questa occasione la giustizia palestinese è stata più che fulminea: erano passate meno di 72 ore da quando, giovedì, quattro fratelli della famiglia Abu Sultan avevano ucciso, nel corso di una rissa, due fratelli della potente famiglia al-Khalidi, Majdi e Mohammed, molto vicini ai vertici di al-Fatah. Per sedare la loro lite con gli al-Khalidi, gli Abu Sultan si sono serviti di armi di ordinanza, ricevute in quanto membri di uno dei sette servizi di sicurez- za attivi a Gaza: è stato questo fattore - unito a manifestazióni popolari di protesta organizzate sabato a Gaza dai sostenitori di al-Fatah - a indurre la corte marziale palestinese a pronunciare una sentenza di morte per tre dei fratelli Abu Sultan. Ieri Arafat ha confermato due condanne a morte e ha tramutato la terza in un ergastolo. Negli anni passati a Gaza erano state emesse 20 condanne a morte, tutte commutate da Arafat in ergastolo. Testimoni oculari hanno riferito che i due fratelli sono entrati nel cortile del comando della polizia con la testa bendata. «Qual è il vostro ultimo desiderio?», ha chiesto loro il generale Jebali. «Un bicchiere d'ac-- qua», hanno risposto. Su una tribuna si erano riuniti vari ministri, deputati, dignitari religiosi e membri della famiglia al-Khalidi che volevano assistere al compimento della loro vendetta. Con un gesto della mano il generale Jebali ha pregato i religiosi di chiedere l'assistenza di Allah e quindi ha ordinato a dieci agenti scelti tutti con la testa coperta - di impugnare i loro Kalashnikov. Metà dei fucili erano stati caricati con proiettili a salve affinché, ha spiegato il generale, «gli esecutori non debbano soffrire di rimorsi». Oltre le mura del carcere si erano affollati i familiari dei fratelli Abu Sultan - nella speranza di un gesto di clemenza in extremis - e numerosi giornalisti. Sabato un giornalista di Al-Hyat al-Jadida (il quotidiano dell'Autorità palestinese), che aveva tentato di entrare in un cortile per seguire i dibattiti della corte marziale, era stato percosso da 12 miliziani. Al termine dell'esecuzione, il ministro della Giustizia Freih Abu Mdein ha espresso totale compiacimento: «Sono convinto al 100 per cento che giustizia sia stata fatta. E' questo l'unico mezzo - ha aggiunto - per impedire a delinquenti del genere di innescare una guerra civile». Un commento che ha destato perplessità perché la rissa non aveva motivazioni politiche e perché sia le vittime che gli aggi'essori militavano nei servizi di sicurezza palestinesi. L'atteggiamento repressivo di Arafat e la soddisfazione di Abu Mdein hanno provocato un brivido di orrore nelle organizzazioni umanitarie palestinesi che in passato hanno denunciato con coraggio le prevaricazioni dei servizi di sicurezza palestinesi. Secondo Bassem Id, uno dei più noti attivisti dei diritti umani, i plotoni di esecuzione rappresentano «un concetto inaccettabile di giustizia sommaria che è estraneo al popolo palestinese». Fonti di Gaza affermano invece che al-Fatah ha accolto con soddisfazione la fine dei fratelli Abu Sultan. Aldo Baquis «Solo così possiamo evitare che scoppi una guerra civile» Yasser Arafat e il presidio di polizia di Gaza dove è avvenuta la doppia esecuzione

Luoghi citati: Gaza, Palestina, Tel Aviv