La monarchia ringrazia

La monarchia ringrazia Un paradossale aiuto dalla principessa degli scandali La monarchia ringrazia ILONDRA L futuro della monarchia? Domanda difficile. Tutto è cambiato nei 12 mesi passati dalla morte di Diana. Sono cambiati gli inglesi, sono cambiati sentimenti e atteggiamenti, è cambiata la Royal Family, è cambiata la monarchia. Fra tante incertezze, una diagnosi è però possibile. Si può affermare che la scomparsa della principessa ha giovato alla salute della monarchia. E' una crudele realtà, che non pochi considerano tuttora inaccettabile, tutti coloro per i quali Diana non fu soltanto una principessa bella e infelice ma arrivò ad essere, come aspirava,- la «Regina di cuori». Ma le cose sono andate diversamente e oggi, mentre l'Inghilterra comincia a riesaminare la figura di Diana, la monarchia mostra di non essere più destinata al macero e di possedere invece impensate capacità di rinnovamento. Futuro e passato sono strettamente legati, e nessuno lo sa meglio della regina Elisabetta che, dopo essere stata vittima di Diana, beneficia adesso della sua morte. Lady Di inflisse colpi durissimi alla monarchia, prima con i suoi vari «scandali», trasformando la Royal Family in una specie di soap opera permanente, gioia e delizia dei tabloid, poi, in una seconda fase, con la sua esasperata offensiva contro l'intero establishment. L'at¬ tacco più famoso, più sensazionale fu quello vibrato con l'intervista televisiva alla Bbc, quando Diana espresse dubbi sull'idoneità di Carlo a sedere sul trono e lo esortò ad abdicare a favore di William. Dinanzi a una nazione stordita, Diana irruppe, goffa e nevrotica, sul sacro terreno della Costituzione. Infine la morte un anno fa a Parigi. In una Inghilterra sconvolta dalle emozioni, la principessa parve un fantasma scespiriano, di una di quelle creature più potenti da morte che da vive. Un commentatore ricorda: «A un certo punto, in quelle giornate, sembrò concepibile che il popolo fischiasse la sua regina e prendesse d'assalto Buckingham Palace». Se ciò non avvenne fu perché la Royal Family, consigliata, spronata anzi, da Tony Blair, inghiottì l'amaro boccone e accettò di comportarsi come avrebbe voluto Diana e come esigevano le folle e i media, con passione, senza inibizioni. La crisi passò, ma Elisabetta non dimenticò la lezione. Ammise pubblicamente il «significato» di Diana ed esortò l'intera Royal Family a fare altrettanto. Ecco perché oggi si può veramente parlare della profonda influenza della principessa sull'evoluzione della monarchia. Il futuro di questa istituzione si prospetta dunque più sereno di quanto pareva pochi mesi or sono. Un sondaggio del Daily Tele¬ graph indica che oltre il 50 per cento degli intervistati vuole che la regma resti sul trono e mostra, tra coloro che votano per una sua abdicazione, una chiara preferenza per Carlo piuttosto che per il figlio William. La monarchia non traballa più, scossa da crescente sfiducia, sembra invece aver allacciato un nuovo schietto e cordiale dialogo con il popolo. Lord Rees-Mogg, ex direttore del «Times», scrive: «Dopotutto la regina ha sempre avuto il bernoccolo del populismo». Ed è Diana la guida fidata, la consigliera di Elisabetta nelle sue nuove esplorazioni degli umori popolari. Non è una teoria, mia voce, è una rivelazione giunta, chiara e precisa, da Buckingham Palace. Un suo funzionario ha dichiarato ieri: «Innovazioni erano già nell'aria, ma non c'è dubbio, la sciagura di Parigi ha funzionato da catalizzatore. La principessa era bravissima a scoprire questioni importanti e noi dobbiamo imparare da lei. Sapeva inoltre tenersi aggiornata sui problemi di pubblico interesse». Non basta. «La regina non tenta di emulare la principessa, sarebbe un errore. Ma cerchiamo di far sì che Sua Maestà possa compiere visite più fantasiose e abbia più tempo per incontrare la gente». Primo esempio della nuova strategia: durante una visita nello Cheshire, Elisabetta è entrata in une shopping centre, in un pub e in un McDonald's. A prima vista sembrano sciocchezze, ma non lo sono. Elisabetta vuole distruggere l'impressione creata da Diana che tutta la Royal Family vive in un «bunker». Profondo è ancora lo choc lasciato in lei dal grido lanciato lo scorso anno dal foglio popolare The Sun: «Show us you care», «Mostraci che ti stiamo a cuore». Elisabetta ha comunque piani più ampi. Alcune riforme sono già state attuate, la regina ad esempio paga adesso le tasse, altre sono allo studio di una speciale commissione da lei creata. La sovrana vuole altresì un vasto e profondo dibattito nazionale sul futuro della monarchia. Insomma la monarchia non va più alla deriva, è un vascello pilotato con sagacia e destrezza e sul cui ponte di comando siede Tony Blair, divenuto mentore prezioso di Elisabetta e Carlo. Non tutti i rischi sono scomparsi, un passo falso ed Elisabetta vedrebbe raffreddarsi immediatamente e la simpatia e la fiducia faticosamente riconquistate. Per concludere, si può dire che è stata Diana a salvare la corona? Sì; lo ammettono oggi anche i suoi ex avversari i quali scrivono che fu lei ad «accelerare il ritmo delle riforme». Mario Cìriello

Luoghi citati: Inghilterra, Parigi