« Linea dura con il Fondo »

« Linea dura con il Fondo » « Linea dura con il Fondo » IlPc: cambiare le condizioni dei prestiti MOSCA NOSTRO SERVIZIO Mentre tutti i mercati del mondo attendono con ansia la giornata di oggi per osservare come evolve la crisi russa, il leader comunista Ghennadij Ziuganov ha ieri lanciato un altro segnale inquietante per gli investitori stranieri e russi. Secondo il capo del pc russo, la Russia deve operare una «revisione» delle proprie relazioni con le istituzioni finanziarie occidentali e in primo luogo con il Fondo monetario internazionale. , Una dichiarazione che non può non preoccupare il mondo, che in questi giorni sta lanciando appelli disperati per esortare la Russia a proseguire le riforme liberiste della propria economia disastrata. Il capo dell'Fmi, Michel Camdessus, aveva insistito nei giorni scorsi sulla necessità di salvaguardare i punti principali del programma che il precedente governo di Serghej Kirienko aveva tracciato con la benedizione del Fondo: stabilizzazione del rublo, irrigidimento della disciplina fiscale, smantellamento dei monopoli naturali e riduzione del deficit del bilancio. Ma Ziuganov chiede di andare esattamente nella direzione opposta. Secondo il leader comunista, i punti da rivedere sono proprio questi. I monopoli vanno salvati e potenziati, il fardello fiscale non deve essere trasferito dalle imprese sulla popolazione e le tasse non devono aumentare. Ma soprattutto, i comunisti chiedono apertamente di ricominciare a stampare moneta. Una misura che sembra ormai inevitabile anche a molti esperti liberali, ma che, proposta dai comunisti, significa innanzitutto finanziamenti per il complesso militare-industriale e l'agricoltura. Proposte che sono già all'ordine del giorno. Ziuganov ha confermato che le proposte economiche del suo partito sono entrate a far parte del testo dell'accordo sottoscritto ieri dalla commissione quadrilaterale formata dalle due Camere del Parlamento e dai rappresentanti del governo e della presidenza. Del resto, anche uomini vicini a Cernomyrdin avevano nei giorni scorsi avanzato proposte simili. E il numero due del neopremier, Aleksandr Shokhin, aveva addirittura parlato di un programma economico «da mobilitazione», per poi «ritornare ai meccanismi di mercato» una volta che l'emergenza della crisi fosse stata superata. Anticipazioni che hanno seminato il panico negli ambienti politici ed economici occidentali. L'Fmi ha addirittura ipotizzato una sospensione degli aiuti alla Russia, in primo luogo del versamento della seconda tranche del maxiprestito di 14,8 miliardi di dollari, che doveva arrivare ai primi di settembre. Un ammonimento che ha costretto Cernomyrdin a correre ai ripari e giurare che la Russia non avrebbe abbandonato la strada delle riforme. Ma il premier in queste ore è sotto un fuoco incrociato: deve accontentare l'Occidente che dubita di lui, i comunisti che minacciano di bocciare la sua candidatura, i banchieri rovinati che chiedono di essere salvati a qualsiasi costo e soprattutto il suo padrone, Boris Eltsin. Comunque, le dichiarazioni di Ziuganov non faranno che peggiorare la situazione sui mercati, già nella bufera dopo lo scoppio della crisi economica russa. La piazza affari di Mosca attende con terrore l'inizio della nuova settimana che non preannuncia nulla di buono. I mercati sono paralizzati dall'abolizione delle quotazioni del dollaro contro il rublo, decretata dalla Banca centrale per salvare la moneta nazionale da una caduta a sasso. In assenza di chiarezza su quanto vale il rublo, a Mosca e altrove cominciano a chiudere i negozi di alimentari: l'80 per cento dei prodotti consumati dai russi viene importato dall'estero, [a. z.] «Non aumentiamo le tasse, potenziamo i monopoli statali e stampiamo moneta» Il numero uno del Fondo Camdessus. Il diktat dei comunisti russi che esigono la nnegoziazione degli accordi potrebbe provocare una pericolosa spaccatura con Mosca

Luoghi citati: Mosca, Russia