«Quanti errori americani in Russia!» di Andrea Di Robilant
«Quanti errori americani in Russia!» Kìssinger: «Basta dare lezioni, lasciamo che siano loro a trovare la giusta soluzione» «Quanti errori americani in Russia!» Clinton parte, dure polemiche contro la sua politica WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Chi ha perso la Russia?». Bill Clinton parte oggi per un vertice moscovita che non potrebbe avere contorni più vaghi ed incerti. E si trascina dietro le polemiche scoppiate in questi giorni tra esperti americani di cose russe sulle colpe di questa amministrazione nella gestione del rapporto con Mosca negli ultimi sei anni. L'accordo che sembrava concluso ieri tra la Duma e Boris Eltsin aveva creato un clima di moderato ottimismo: c'era un minimo di stabilità politica alla vigilia del vertice. Ma la reazione di Washington è ultra-cauta. Parlando a nome dell'Amministrazione, Larry Summers, il vice ministro del Tesoro, dice che «le parole non contano, bisognerà vedere quali decisioni concrete i russi saranno in grado di prendere». E infatti il no di Ziuganov riportava subito la situazione nel caos. Clinton, a detta dei suoi collaboratori, si reca a Mosca soprattutto per esprimere il sostegno degli Stati Uniti in un momento di grande difficoltà. Non porta con sé proposte o promesse di aiuti - «nessuna bacchetta magica». E in assenza di una politica concreta, l'Amministrazione si deve difendere da un'ondata di critiche. Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato, dice con tono acido che è tanto meglio se l'Amministrazione non ha nulla da proporre. «E' ora di smetterla con le solite lezioni ai russi sulle riforme economiche. L'approccio americano va cambiato. Bisogna lasciare che emergano soluzioni russe anziché dare la sensazione che gli Stati Uniti vogliano imporre le loro. Proposte che vengono viste come imposizioni fanno solo il gioco dei nazionalisti». L'accusa più ricorrente nei confronti dell'Ammmistrazione è proprio quella di aver cercato sin dall'inizio di far emergere una Russia «americana». Dice Stephen Cohen della New York University, uno dei massimi esperti di storia russa: «Abbiamo visto una crociata per trasformare la Russia in una riedizione del capitalismo democratico americano. Ma la "McDonaldizzazione" della Russia - per usare un'espressione del poeta Yevgheny Evtushenko - non ha funzionato. L'ideologia americana si è scontrata con la realtà russa». Negli anni scorsi la presenza di esperti americani a Mosca era così cospicua che la gestione dell'economia russa sembrava essere passata in mano agli Stati Uniti. E questa impressione, dicono ora molti critici dell' Amministrazione, ha finito per esasperare il nazionalismo russo alimentando un nuovo anti-americanismo. Il Presidente Clinton ha sempre messo in risalto l'importanza del suo buon rapporto personale con Eltsin. E anche in questa occasione ha spiegato che la sua visita a Mosca rappresenta innanzitutto il desiderio di venire incontro ad un amico che si trova in difficoltà. Ma diversi esperti ora criticano Clinton proprio per aver dato un'importanza eccessiva alla sua amicizia personale con il leader russo. Brent Scowcroft, consigliere per la sicurezza nazionale dell'ex presidente Bush: «Eltsin attraversa periodi di vera e propria follia. Non so quanto questi periodi siano frequenti e quanto siano lunghi. Non è nemmeno chiaro quanto Eltsin sia in controllo di Eltsin». All'inizio degli Anni Cinquanta l'elite americana si dilaniò attorno all'interrogativo «Chi ha perso la Cina?». Quasi mezzo secolo più tardi lo stesso interrogativo, applicato questa volta alla Russia, serpeggia nella capitale. Molti, inclusi i consiglieri del Presidente, insistono che si tratta di chiacchiere premature alimentate da vecchi statisti in pensione e da professori avvizziti. «Chi ha detto che la Russia è persa?», chiedono. Ma la debolezza del Presidente Clinton in questo momento costringe la Casa Bianca a giocare sulla difensiva. Andrea di Robilant Brent Scowcroft ex consigliere per la sicurezza di Bush: troppo rilievo alla amicizia con Eltsin un mezzo folle &t$Snà La famiglia Clinton lascia l'isola delle vacanze, oggi il Presidente e la moglie saranno a Mosca
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